Gorbaciov, convinto federalista
- Scritto da Tonino Impagliazzo

Qualche cenno storico per inquadrare la figura politica di un grande uomo di Stato
Nel 1985, quando Gorbaciov arrivò al Cremlino, il mito dell’Urss era ormai a pezzi in tutto il mondo. Dopo settant’anni di regime comunista l’Unione Sovietica era una società economicamente e antropologicamente malata. L’economia pianificata non funzionava più; la gestione centralizzata del sistema produttivo causava per lo Stato costi elevatissimi e una penuria di beni di consumo. Dopo l’umiliante sconfitta “afgana”(1980), l’Armata Rossa faceva meno paura e la questione delle nazionalità richiedeva soluzioni coraggiose e radicali.
Nel febbraio 1986 Gorbaciov, in un discorso al XXVII congresso del PCUS, fece un’analisi impietosa del degrado politico, economico, tecnologico e morale dell’Unione Sovietica. Gorbaciov comprese sin da subito l’urgenza di riformare radicalmente il sistema sovietico e cercò di democratizzare la vita economica e politica del Paese.
Con la perestrojka (ristrutturazione) Gorbaciov formulò l’estremo tentativo di salvare lo “Stato multinazionale sovietico” che segnava il passo nei confronti dei concorrenti occidentali e stava crollando sotto il peso dell’inefficienza. Il rinnovamento prevedeva la privatizzazione di molti settori economici statali, la libertà d’informazione, la riduzione del controllo militare e politico sui Paesi satelliti e trattati con gli Stati Uniti per il disarmo dei missili.
Il federalismo è un'altra cosa: la risposta alla lettera di Giorgia Meloni
- Scritto da Paolo Ponzano

Nella sua lettera al Foglio del mercoledì 13 Aprile, in risposta ad un manifesto di Enrico Letta, la Presidente di Fratelli d'Italia consacra un passaggio delle sue argomentazioni ai federalisti europei per i quali la risposta ai problemi comuni sarebbe sempre la stessa, vale a dire “più Europa” e prosegue affermando che “il rischio della loro impostazione dogmatica é che, invece di rafforzare il sogno di un'Europa dei popoli unita, forte e libera, finiscano per indebolirlo fino a distruggerlo”.
Ucraina: appunti per una fase difficile
- Scritto da Claudia Petrucci

E’molto difficile intervenire in una situazione in cui sembrano saltati i parametri di relativa razionalità che negli ultimi settant’anni hanno progressivamente negato la legittimità dell’uso della guerra, e hanno provato a sostituirla con sistemi più complessi e meno distruttivi di relazioni internazionali. Ed e’ molto difficile parlarne a scuola senza cadere in luoghi comuni e in semplificazioni fuorvianti. Ma credo utile usare i nostri strumenti di educatori e ricercatori per cercare comunque di comprendere, e aiutare a comprendere, quello che accade. Può essere utile, per esempio, lavorare su alcune parole chiave di grande impatto ma di facile fraintendimento.
Nazionalismo identitario e globalizzazione in Europa e nel mondo. La logica omicida e suicida del “loro” e del “noi”
- Scritto da Giampiero Bordino

Il 1989, come è noto, è l’anno della caduta del muro di Berlino, della fine guerra fredda, dell’inizio, almeno nelle speranze, di una nuova fase della storia europea e mondiale. Ma i muri, intesi in senso lato come barriere più o meno “armate” al libero movimento delle persone, sono da allora, secondo uno studio dell’Università del Québec realizzato nel 2016, almeno triplicati, da 15 a 63 in tutti i continenti, Europa compresa, coinvolgendo nell’insieme 67 Stati.
Panchine europee in ogni città
- Scritto da Piergiorgio Grossi

In una trentina di città italiane sono comparse le “panchine europee”, panchine dipinte con le 12 stelle gialle su fondo blu della bandiera europea. Le ultime sono state a Genova, Salerno e Bergamo. Sono opera dei giovani federalisti europei.
E’ una iniziativa cui abbiamo aderito con entusiasmo.