Giorgio Napolitano, in un recente articolo, scrive << si può dire che l’astuzia della storia ha fatto sì che il grave colpo ricevuto con la Brexit si stia risolvendo in nuove chance di rafforzamento e rinnovamento dell’integrazione e unità europea >>. Se diversi segnali di quest’ultimo anno, rientranti tra quelli di tipo più istituzionali/elettorali paiono confermare pienamente questa sua riflessione condivisa, del resto, anche da molti altri autorevoli osservatori, meno analizzata ancora, ad oggi , appare la ripercussione che questo passaggio storico pare aver avuto anche sul fronte dei movimenti civici pro-europei.
La Brexit, insieme alla crescente visibilità dei movimenti anti-UE, l’elezione negli USA di Trump e molto probabilmente anche la triste serie di attentati terroristici in Europa, hanno, infatti, contribuito a reinserire nel dibattito politico europeo un elemento “emozionale”, intorno al processo di integrazione, che sembrava per lo meno essere notevolmente affievolito durante gli ultimi anni di discussione politica (spesso anche molto tecnica) ruotanti essenzialmente intorno alla crisi economico-finanziaria e che hanno visto (e continuano a mostrare), inoltre, grandi e divisive differenze di approccio tra il “meridione” e il “settentrione” europeo.
Tale elemento, se riportato nel quadro specifico della cittadinanza attiva europea, ha avuto, a mio avviso, almeno due conseguenze piuttosto evidenti: la prima di far nascere, con un ritmo probabilmente senza precedenti, nuove iniziative civiche organizzate in chiave essenzialmente pro-europea, in diversi paesi dell’Unione. La seconda di riaprire una riflessione nei movimenti europeisti/federalisti più tradizionali incentrata ad affiancare alle più consolidate modalità di pressione e richieste di riforma delle istituzioni europee, in questo momento storico, anche strategie di comunicazione e azione politica più appropriate nel mettere in evidenza, malgrado tutto, la persistenza maggioritaria nei cittadini di un sentimento di fiducia verso il progetto di integrazione europea.
Tra le “nuove” iniziative a favore dell’Unione europea ha avuto un riscontro di popolarità particolarmente rilevante il movimento “Pulse of Europe” (PoE) nato a Francoforte su iniziativa di una coppia di avvocati, timorosi del fatto che tutta la costruzione europea fino ad ora raggiunta potesse in breve tempo dissolversi,anche a causa di una mancanza di segnali evidenti di “interesse” dei cittadini al processo politico in atto.
PoE nasce alla fine del 2016 per rendere visibile quella parte della cittadinanza che continua a ritenere l’Unione europea la soluzione e non la causa degli attuali problemi. Sulla base di 10 semplici principi, attraverso mailing list e social network e l’intuizione che i cittadini debbano regolarmente (ogni domenica), nelle proprie città, rendere visibile il loro attaccamento all’Europa scendendo in strada con i colori simbolo della bandiera dell’Unione, il movimento ha una rapida e straordinaria crescita in Germania e presto iniziano a formarsi dei nuclei anche in altri paesi dell’UE. Ad oggi si stima che sono quasi duecentomila i cittadini coinvolti
Malgrado paia evidente che la percezione dell’urgenza dell’azione, specie dopo il risultato delle elezioni francesi, stia gradualmente diminuendo, il movimento continua la sua azione, diluendo generalmente le proprie manifestazioni, ormai programmate per la sola prima domenica del mese, ma affiancando ad esse riflessioni di tipo più tematico sull’attualità politica europea. ed iniziando timidamente un percorso che potrebbe portare anche a fare delle proposte per future riforme dell’UE.
Un percorso certo non ancora ben definito, ma che inizia a riconoscere che il “momentum” più emotivo, prima o poi, se non vuole semplicemente estinguersi, ha bisogno di evolversi in un progetto di azione maggiormente articolato, in grado di dare anche delle nuove e più precise indicazioni ai rappresentanti politici.
In Italia alla metà di marzo nasce un primo nucleo di PoE. A Roma e a Genova vi saranno le prime iniziative pubbliche alle quali poi si aggiunge anche Forlì. Molti di questi attivisti partecipano poi anche alla grande “March for Europe” del 24 marzo a Roma. Si rafforzano contemporaneamente i rapporti ufficiali con la sede principale di Francoforte, a sua volta cresciuta rapidamente nelle sue capacità organizzative, anche per merito delle numerose donazioni raccolte intorno all’attività pubblica del movimento stesso.
Si inizia anche a ragionare su possibili sinergie tra le diverse iniziative in campo. Un primo incontro di questo tipo si è svolto recentemente sul lago di Como presso la ”Villa Vigoni”, sede del centro italo-tedesco per l’eccellenza europea, che ha visto riuniti rappresentanti di PoE e di altre iniziative europee volte in particolare a mobilitare giovani in sostegno al progetto europeo. Un altro incontro è in fase di preparazione su proposta del Movimenti Europeo, in particolare di quelli italiano e francese.
L’attenzione all’Italia, inoltre, sta gradualmente aumentando anche a causa del clima elettorale nel quale si inizia sempre più a percepire una volontà da parte dei vari schieramenti di caratterizzarsi, prendendo posizioni definite e spesso opposte proprio rispetto all’indebolimento o il rafforzamento futuro dell’Unione europea. Non a caso in Italia nasce anche un'altra iniziativa “Forza Europa” che, malgrado più legata alla politica tradizionale, pare prendere anche largamente ispirazione dalle modalità di azione di PoE.
Difficile oggi prevedere quale sarà il futuro di queste o simili iniziative, comunque appare sempre più urgente sollecitare pubblicamente, da parte di ampi strati della popolazione europea, i decisori politici europei a manifestare con ben maggiore chiarezza e determinazione una volontà politica che vada nel senso di un rilancio deciso del processo di integrazione e che preveda riforme del sistema largamente ispirate al modello federale.
Per maggiori informazioni su “Pulse of Europe”: www.pulseofeurope.eu ,
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