Dopo l’accordo su caratteristiche e termini della “ristrutturazione” dell’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità (MES) avvenuto nella riunione dell'Eurogruppo dell'8 maggio scorso, il 15 maggio, il consiglio dei governatori del MES (i 19 ministri delle finanze della zona euro) ha approvato l'avvio ufficiale del sostegno alla crisi pandemica con una linea di credito precauzionale già esistente (denominata Enhanced Conditions Credit Line, ECCL) per tutti i 19 Stati aderenti al MES.
“Nei prossimi due anni e mezzo, il MES avrà a disposizione 240 miliardi di euro per aiutare i suoi membri a combattere la crisi pandemica”, ha affermato Mário Centeno, presidente dell’Eurogruppo. 240 miliardi è l’ammontare complessivo disponibile calcolato sul 2% del suo Prodotto interno lordo (PIL) alla fine del 2019 qualora tutti i Paesi attingessero dalla linea di credito.
L’innovatività dello strumento, rispetto al ben noto impatto avuto e a titolo d’esempio valga quanto avvenuto con la Grecia, sta nelle condizioni di prestito favorevoli e nella mancanza di vincoli macroeconomici; mezzo che si è reso subito operativo a seguito della pandemia di Covid-19 e della crisi economica conseguente che non ha precedenti. “I governi nazionali hanno aumentato le spese per far fronte alle loro urgenti esigenze di assistenza sanitaria. Di conseguenza, quest'anno tutti i membri del MES presenteranno disavanzi fiscali molto elevati” ha dichiarato il direttore generale dell'ESM Klaus Regling.
Sembra quindi un invito a non emettere ulteriore debito pubblico ma ad usufruire del sostegno finanziario del MES per sopperire ai costi del settore sanitario diretto e indiretto, collegati alla pandemia.
Con il supporto della linea di credito del MES i Paesi richiedenti potranno finanziare una parte di tali esigenze in modo sicuro, con tassi di interesse molto bassi.
Infatti, il MES potrà erogare denaro per un periodo di dodici mesi, prorogabile due volte per massimo sei mesi.
Se uno Stato chiederà di accedere alla linea di credito non ci sarà poi il vincolo al prelievo. “Le linee di credito sono progettate per essere una protezione o un'assicurazione” come ha confermato il comunicato stampa del MES del 15 maggio. In caso di erogazione del prestito, questo avrà una durata media massima di 10 anni, con un tasso di interesse pari a 10 punti base (0,1%) ogni anno, una commissione di servizio iniziale di 25 punti base (0,25%) e una commissione di servizio annuale di 0,5 punti base (0,005%).
Prendiamo il caso dell’Italia.
Nel 2019 il PIL è stato di 1788 miliardi di euro. Il 2% del PIL (importo massimo richiedibile al MES) è pari a circa 36 miliardi. A parte quindi una commissione di servizio di 90 milioni, il costo è pari a 36 milioni l’anno.
Con base un’emissione a 10 anni con stacco cedola con rendimento a tassi correnti pari a 2% lo Stato italiano si troverebbe a dover corrispondere agli investitori una differenza di circa 640 milioni di euro l’anno in più rispetto alla linea di finanziamento tramite MES.
Questo calcolo ovviamente non tiene conto di uno scenario ben più cupo.
Il rating del MES è da tripla A, quindi solidità massima e fortissima credibilità mentre i titoli italiani oscillano ormai sull’orlo del precipizio “junk” ovvero non idoneo all’investimento ma pronto liquidità, in definitiva per 2 agenzie di rating ufficiali su 4 (quelle di riferimento per la Banca Centrale Europea). Questa mancanza di credibilità, che verrebbe avallata dai mercati se l’Italia chiedesse, in una sola asta, di assorbire 36 miliardi di debito pubblico, costringerebbe, per rendere appetibile i titoli a un rendimento prossimo al 2,5/3%, equivalente a un interesse pari a 1.000 milioni di euro. Ma ovviamente questa prospettiva ad oggi non si verifica (e non potrà verificarsi) grazie agli acquisti che la BCE sta attuando dei titoli italiani nell’ambito dei programmi varati da 120 e da 750 miliardi di euro recentemente.
A conti fatti si tratterebbe quindi di un risparmio complessivo di 6,5/7 miliardi di euro.
Le valutazioni preliminari della Commissione europea, relative ai rischi di stabilità finanziaria, solvibilità bancaria, sostenibilità del debito e sui criteri di ammissibilità per accedere al sostegno alla crisi pandemica, hanno confermato che tutti i membri del MES sono ammissibili al sostegno. Gli Stati che decideranno di beneficiarne saranno soggetti a una sorveglianza rafforzata da parte della Commissione europea ma la stessa Commissione ha chiarito che il monitoraggio e la comunicazione per Paese si concentreranno solo sull'uso effettivo dei fondi per coprire i costi sanitari diretti e indiretti né ci saranno missioni ad hoc (quindi scongiurato l’intervento della famigerata Troika) oltre a quelle standard che si svolgono nell'ambito del semestre europeo. Il MES attuerà il suo sistema di allarme rapido per analizzare la capacità di rimborso del paese beneficiario in coordinamento con la sorveglianza della Commissione. Un Paese potrà accedere al sostegno alla crisi pandemica del MES inviando una richiesta al presidente del consiglio dei governatori fino al 31 dicembre 2022. Le richieste individuali di sostegno alla crisi pandemica saranno sottoposte al voto unanime del consiglio dei governatori.