I. Le istituzioni delle democrazie nate o rinate in Europa alla fine della seconda guerra mondiale rappresentano - insieme all’impegno costante della società civile - la più potente difesa immunitaria contro i rischi di tentazioni totalitarie. Il progetto di un’Europa unita – immaginato da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann e Ada Montanari a Ventotene nel 1941 - ha attratto a sé le nuove democrazie nazionali nel dopo-guerra ed ha accelerato la fine dei totalitarismi fascisti in Grecia, Portogallo e Spagna e dei totalitarismi comunisti nell’Europa centrale e Orientale.
Enumeriamo i principi fondamentali della nostra Carta repubblicana: diritti inviolabili dell’uomo e doveri inderogabili di solidarietà; uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzioni di sesso, di razza, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana; diritto al lavoro; unità e indivisibilità della Repubblica; ripudio della guerra e impegno a promuovere e favorire le organizzazioni internazionali che mirano ad assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni. Molti di questi principi fanno parte delle costituzioni dei paesi membri dell’Unione europea e del patrimonio giuridico di tutta l’Unione e la violazione - grave e persistente di diritti fondamentali - deve essere sanzionata dalle istituzioni europee in base ad un principio previsto nel progetto Spinelli del 1984, che rappresenta nello stesso tempo un antidoto ed un deterrente contro eventuali tentazioni anti-democratiche in uno Stato membro.
II. L’esistenza dell’Unione europea ci rende immuni da degenerazioni fasciste e dal rischio che tornino dittatori come Adolf Hitler, Benito Mussolini. Francisco Franco, Antonio Salazar e Georgios Papadopoulos non dimenticando il nazista austriaco Arthur Seyss-Inquart. L’Europa tuttavia non è ancora immune dalle metastasi del fascismo che assumono la forma evidente del razzismo e della xenofobia o della negazione di diritti collettivi di minoranze etniche, culturali e religiose o anche la forma di esasperazioni nazionaliste o protezioniste.
Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, la Carta dei diritti fondamentali è diventata giuridicamente vincolante, l’opting out rivendicato dai governi britannico, polacco e irlandese non ha resistito alla giurisprudenza della Corte di Giustizia che vale su tutto il territorio dell’Unione mentre la Carta prevale ad esempio sul diritto austriaco, slovacco e ungherese.
Affinché l’Europa ci renda immuni dalle metastasi del fascismo, dovremo riflettere sul rafforzamento del patrimonio costituzionale europeo per renderlo pienamente conforme a quel che è garantito oggi a livello nazionale: pensiamo ad esempio ai doveri della solidarietà ma soprattutto a quell’insieme dei diritti collettivi che non si concretizzano solo nell’esercizio collettivo di diritti individuali ma che riguardano le comunità che a vario titolo compongono le nostre società. Pensiamo a forme più compiute e avanzate di democrazia partecipativa, paritaria e di prossimità che rafforzino e accompagnino lo sviluppo della democrazia rappresentativa.
III. Per combattere le metastasi del fascismo dobbiamo in primo luogo e subito combattere le pulsioni razziste che stanno emergendo in molti paesi europei. La parola “razzismo” viene dal francese racisme e si è diffusa in Italia durante il fascismo per indicare le teorie di coloro che ritenevano che l’umanità fosse divisa in razze superiori e razze inferiori, le prime destinate al comando e le seconde destinate alla sottomissione. Il fascismo e il nazismo hanno introdotto leggi a difesa della razza ispirandosi a chi aveva già teorizzato nel diciannovesimo secolo l’ineguaglianza delle razze umane (Gobineau) o la superiorità della razza ariana (Chamberlain), una drammatica e folle idiozia che è costata la vita a milioni di persone nel ventesimo secolo.
Purtroppo, la concezione di un’umanità divisa in razze (superiori e inferiori) e l’intolleranza razzista non sono state spazzate via con la fine della seconda guerra mondiale ma restano fenomeni diffusi in molte delle nostre società. Chi si ricorda, del resto, che nell’antica Grecia i razzisti venivano chiamati "xenofobi", che vuol dire letteralmente "terrorizzati dallo straniero", il che dimostra che sono proprio gli xenofobi che sono o si sentono inferiori rispetto allo straniero?
Quando lo scienziato ebreo Albert Einstein giunse negli Stati Uniti per sfuggire alla barbarie nazista, uno stupido doganiere gli chiese a quale razza egli appartenesse ed Einstein rispose "umana" volendo significare che tutta l’umanità appartiene a un’unica razza, senza distinzioni di sesso, di colore della pelle, di origine etnica o sociale, di caratteristiche genetiche, di lingua, di religione o di convinzione personale, di opinioni politiche, di appartenenza ad una minoranza nazionale, di nascita, di disabilità, di età o di orientamento sessuale.
Così recita l’articolo 21 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea, che costituisce uno dei valori fondamentali della "casa comune" che si è andata creando fra gli Europei dalla fine della seconda guerra mondiale in poi. Dobbiamo essere orgogliosi di questi valori comuni e difenderli – nel nostro interesse e in quello dei nostri vicini.
Nel difendere questi valori, dobbiamo sapere che quel che avviene in una parte dell’Unione riguarda tutta l’Unione. Così il secondo turno delle elezioni presidenziali in Austria, il 22 maggio, riguarderà tutta l’Unione e non solo i cittadini austriaci. Il Movimento Europeo in Italia ha deciso di avviare un’azione popolare per combattere - insieme alla disgregazione nell’Unione e dell’Unione - i fenomeni razzisti che stanno emergendo in molti paesi europei, per contribuire a creare un’opinione pubblica europea e per gettare le basi di un’alleanza di innovatori in tutta l’Unione.
Il primo atto di quest’azione popolare sarà compiuto a Ventotene, il 21 e 22 maggio 2016, mentre l’Austria si recherà alle urne per eleggere il presidente federale in una competizione che vede contrapposti il leader di estrema destra Norbert Hofer e l’ex presidente del Partito dei Verdi Alexander Van der Bellen dopo la sconfitta di socialdemocratici e popolari che hanno cavalcato sciaguratamente le pulsioni populiste e nazionaliste di una parte dell’elettorato austriaco. Da Ventotene vogliamo lanciare un forte messaggio di difesa dei valori su cui deve essere fondata l’unità dell’Europa.
Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento Europeo