Il 16 settembre si è tenuta al Parlamento europeo di Bruxelles un importante passo avanti – almeno nelle intenzioni “politiche” dell’unica camera rappresentativa dei cittadini – rispetto alle conclusioni dell’ultimo vertice del Consiglio europeo (dalla durata record, a fine luglio scorso) che ha “partorito” il Next generation EU da associare al Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 che rappresentano, insieme, l’ossatura, composita, di più fondi e risorse nuove per sostenere la resilienza e la ripresa dell’Unione europea e degli Stati membri a seguito della Pandemia COVID-19.
La Commissione europea sosterrà con emissioni di titoli le spese previste (più propriamente finanziamenti e sovvenzioni) per complessivi 750 miliardi da distribuire diversamente agli Stati membri, e come sappiamo, ben 209 miliardi del programma Next Generation EU sono destinati all’Italia. Quindi la Commissione raccoglierà liquidità che sarà impegnata per il 70% (di 750 miliardi) entro il 2021 a sostegno delle economie europee.
Il Consiglio europeo però aveva dovuto prendere, grazie proprio all’azione del Parlamento europeo su impulso della Commissione di Ursula von der Leyen, ad esaminare anche un altro aspetto, per aumentare la forza di bilancio e gli impegni, nonché acquisire – in nuce – una autonoma capacità fiscale, quello relativo all'introduzione di nuove risorse proprie, come la tassa sui rifiuti di plastica non riciclati, la revisione del sistema di scambio di emissioni, la tassa sulle transazioni finanziarie e la tassa sul digitale.
Le fonti di entrata del bilancio dell’UE, dette appunto risorse proprie, includono dazi doganali e contributi basati sul gettito IVA e sul PIL. Per decenni le risorse proprie sono rimaste invariate, sebbene il Parlamento abbia ripetutamente chiesto una riforma del sistema.
Questo voto favorevole del Parlamento alle risorse proprie accelera il processo di reperimento delle risorse che andranno a ripagare il debito che la Commissione contrarrà sui mercati per il Piano di recupero (Recovery plan europeo).
Ora spetterà al Consiglio, nella composizione dei ministri di competenza, fissare il vademecum del nuovo regime impositivo e darà il via al processo di ratifica dei Parlamenti nazionali.
Il relatore al Parlamento José Manuel Fernandes (Ppe) ha richiesto al Consiglio, già questa settimana, di approvare all’unanimità il processo che porterà alla ratifica, “non possiamo perdere tempo" e ha spiegato che “le nuove risorse dovranno almeno ripagare gli interessi (sul debito del Recovery, ndr) del 2021-27”, ma possibilmente dovranno anche ripagare il capitale, perché “non possiamo avere i programmi futuri in ostaggio del debito” e pesare sui cittadini.
Siamo di fronte a una svolta epocale. I cittadini hanno bisogno di sostegno con risorse che saranno concentrate, come nelle prospettive della Commissione, sulla digitalizzazione e il green deal, quindi il rinnovamento anche delle fonti energetiche, per tutelare e riammodernare le nostre economie europee.