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Europa in Movimento

| Verso un'Europa federale e solidale

di Salvatore Sinagra*

Di recente Guido Tabellini, ex rettore della Bocconi, ha scritto per il Sole24ore un articolo dal titolo il nemico dell’inflazione zero (1). L’economista esprime preoccupazioni e perplessità per l’inflazione troppo bassa, ritiene che per portare fuori l’Europa dal pantano della deflazione servano politiche monetarie assolutamente non convenzionali e coloro i quali, come Draghi, vorrebbero una svolta, potrebbero trovarsi le mani legate sia perché gli organi di vertice della BCE potrebbero spaccarsi su questioni politicamente controverse, sia perché importanti decisioni potrebbero trovare ostacoli politici fuori dalla BCE.

Tabellini propone quattro possibili svolte per la nostra banca centrale, posto che questa non può per quanto stabilito dai trattati finanziare i deficit degli stati membri: (i) stampare moneta per versarla direttamente sui conti correnti bancari e postali dei cittadini (ii) finanziare investimenti di lungo periodo come l’edilizia scolastica, acquistando titoli perpetui della BEI – Banca Europea degli investimenti (iii) modificare i suoi obiettivi o cambiando le modalità di computo dell’inflazione o puntando invece che ad un aumento dei prezzi a quello del reddito (iv) innalzare l’obiettivo di inflazione oggi pari al 2%.

Potremmo pensare di essere davanti ad un bocconiano grillino, ad uno sfegatato contestatore di Monti, ad un anticonformista. In realtà Tabellini è un economista classico, ovvero ritiene che l’approccio keynesiano abbia grossi limiti almeno nel medio lungo periodo e che il pil si massimizzi e la disoccupazione si minimizzi trovando il giusto equilibrio grazie alla flessibilità del mercato del lavoro. Quindi se da un lato sarebbe un errore trarre avventate conclusioni su Tabellini o su Draghi, dall’altro bisogna fare un’ampia riflessione sul fatto che ormai anche economisti liberisti e conservatori chiedono alla BCE interventi keynesiani.

La proposta più bizzarra tra le quattro è senza dubbio la prima. Qualche economista mio amico ha ironizzato dicendo che Draghi per rilanciare la crescita potrebbe andare per le strade a distribuire banconote. Al di là delle battute un simile intervento che chiaramente mira a rilanciare i consumi dovrebbe essere ben studiato nei dettagli, perché cento euro in più sul conto di un milionario non sono come cento euro sul conto di un disoccupato. A mio parere uno schema di assicurazione europea contro la disoccupazione, che ho già supportato su questo blog, sarebbe un intervento più efficace sotto il profilo economico, più equo sotto quello sociale e più sostenibile sotto quello politico di scelte monetarie assolutamente anticonvenzionali.

Le altre tre proposte sono non ordinarie solo nel senso che non sono praticate in tempi ordinari.
La seconda sostiene la necessità che la banca centrale in tempo di crisi finanzi investimenti con funzione anticiclica. In sostanza Tabellini propone di capitalizzare adeguatamente il piano Juncker e modificarlo per fare quelle cose che non fa il mercato. L’economista coglie quindi due grossi limiti del piano del presidente della commissione: le poche risorse ed il rischio che queste finiscano su progetti che sarebbero stati comunque realizzati.

La terza proposta è per certi versi banale: Tabellini suggerisce di modificare lo statuto della BCE, affiancando altri parametri economici all’inflazione tra le priorità dell’istituto dei Francoforte, in sostanza dice che la BCE dovrebbe essere più simile alle altre grandi banche centrali.
La quarta è forse insieme alla seconda quella più efficace. In economia spesso le aspettative fanno la realtà. In modo machiavellico se la BCE vuole salvare l’economia europea, riportandola ad una salutare inflazione del 2% deve dichiarare di voler arrivare ad un’inflazione del 4%. Tra l’altro non si tratta certo di un’idea rivoluzionaria, perché ci ricorda Zingales che già nel 2010 il capo economista del Fondo Monetario Internazionale Olivier Blanchard sosteneva tale necessità (2).

Non si può certo pensare che la BCE sia in mano ad un mucchietto di dilettanti a cui mancano le più basilari nozioni di economia e che non studiano le politiche economiche e monetarie delle altre principali aree valutarie, quindi ha ragione Tabellini quando pensa che gli ostacoli politici sulla strada di Draghi sono assai pericolosi. La seconda, la terza e la quarta proposta dovevano essere già state realizzate dalla BCE da molti mesi, probabilmente però l’Istituzione di Francoforte non difetta di competenze ma di capitale politico.

La banca centrale europea si trova quindi di fronte a tre paradossi. Primo: la bassa intensità politica dell’Unione sta dando a pochi politici (ed in particolare a quelli di Berlino) un significativo potere di veto. Secondo: la BCE che molti contestano perché istituzione tecnica indipendente dai parlamenti pare oggi non pienamente capace di applicare le sue regole tecniche a causa di condizionamenti politici. Terzo: come sottolinea Tabellini se per motivi politici la BCE non potrà far altro che rilanciare numericamente il Quantitative Easing acquistando una mole di titoli senza precedenti renderà più facile l’esplosione di nuove bolle, ovvero tradirà il suo mandato di custode della stabilità.

Non possiamo quindi che sperare che alla prossima riunione la BCE assuma una posizione coraggiosa e subito dopo la politica decida di arrivare in tempi brevi ad un governo dell’area euro che faccia quelle manovre fiscali anti-cicliche necessarie per salvare la moneta comune e gli europei.

 

Approfondimenti:

1) G. TABELLINI, Il nemico dell’inflazione zero, Il Sole24Ore, 1 novembre 2015 http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-11-01/il-nemico-dell-inflazione-zero-112742.shtml

2) L. ZINGALES, Europa si o no, sogno da realizzare o incubo da cui uscire, Rizzoli, 2014, p. 142; O. BLANCHARD; G. DELL’ARICCIA, P. MAURO, Rethinking Macroeconomics Policy, Imf Staff Position Papers Note, 12 febbraio 2010

Autore
Salvatore Sinagra
Author: Salvatore Sinagra
Bio
Nato a Palermo nel 1984. Laureato in Economia e legislazione per l’impresa all’Università Bocconi. Vive a Milano. Si occupa di valutazione di partecipazioni industriali e finanziarie. È un convinto sostenitore del federalismo europeo e della necessità di piani di investimento europei che rilancino il tessuto industriale europeo puntando sulle nuove tecnologie. E' membro del comitato centrale del Movimento Federalista Europeo dal 2015.
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