L'azione federalista nelle periferie europee per un'Europa 2.0

di Nicola Vallinoto
Il consenso dei cittadini europei verso le politiche europee e il processo di integrazione europea sta calando in tutto il continente europeo.
La soluzione della crisi greca trovata nel mese di luglio dopo una lunga ed estenuante trattativa e la minaccia tedesca di far uscire la Grecia dalla zona euro hanno lasciato perplessi i cittadini europei: la democrazia europea ne è uscita mortificata.
La Croazia guarda a destra?

di Piergiorgio Grossi*
Si sono svolte l’8 novembre le elezioni parlamentari in Croazia. Questi i risultati:
Seggi totali: 151 (maggioranza: 76) | ||
Patriotic Coalition (HDZ) cattolici conservatori (PPE) | 63 | 39.1% |
Croatia is Growing socialdemocratici (S&D) | 52 | 37.1% |
Most indipendenti contro la classe politica | 19 | 12.6% |
Istrian Democrats & allies partito istriano (ALDE) | 3 | 2.0% |
Bandić 365 sinistra libertaria | 2 | 1.3% |
HDSSB partito regionale slavone | 2 | 1.3% |
Human Blockade | 1 | 0.7% |
Successful Croatia (ALDE) | 1 | 0.7% |
Minorities minoranze linguistiche | 8 | 5.3% |
Come già avvenuto nelle presidenziali del gennaio 2015, la coalizione di centro destra guidata dal partito HDZ, fondato dal primo presidente croato Franjo Tudjiman, e guidata oggi da Tomislav Karamarko, ha prevalso di stretta misura sulla coalizione guidata dai socialdemocratici del primo ministro uscente Zoran Milanovic.
Un bocconiano anticonformista o una politica europea incapace di leggere i problemi dell’economia?

di Salvatore Sinagra*
Di recente Guido Tabellini, ex rettore della Bocconi, ha scritto per il Sole24ore un articolo dal titolo il nemico dell’inflazione zero (1). L’economista esprime preoccupazioni e perplessità per l’inflazione troppo bassa, ritiene che per portare fuori l’Europa dal pantano della deflazione servano politiche monetarie assolutamente non convenzionali e coloro i quali, come Draghi, vorrebbero una svolta, potrebbero trovarsi le mani legate sia perché gli organi di vertice della BCE potrebbero spaccarsi su questioni politicamente controverse, sia perché importanti decisioni potrebbero trovare ostacoli politici fuori dalla BCE.
Europa, ce la facciamo?

di Marco Bascetta e Sandro Mezzadra*
È quantomeno dal 2010, quando la crisi globale ha colpito violentemente l’Europa nelle forme di una “crisi dei debiti sovrani”, che il processo di integrazione nel vecchio continente ha assunto una diversa temporalità e una diversa direzione. L’imposizione alla Grecia (ma anche ad altri Paesi, tra cui la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda e per molti versi anche l’Italia) di dure politiche di austerità è sembrata segnare l’avvio di un’accelerazione sul terreno dell’ortodossia “ordoliberale”. Una nuova “Europa tedesca” cominciava a delinearsi, con un riallineamento delle stesse istituzioni comunitarie attorno alla centralità della Banca Centrale e un ulteriore svuotamento delle istanze “rappresentative”, a tutto vantaggio di quelle esecutive.
La GFE a Ventimiglia su Europa e immigrazione: "Restiamo umani"

di Giulio Saputo *
Quando si affronta una tematica complessa come quella dell'immigrazione occorre farlo con cognizione di causa. Ogni giorno, attraverso proclami sui giornali ed in TV, gli sciacalli della politica marciano in modo spaventoso sulla xenofobia e sulla paura del «diverso». Ci troviamo a cercare di analizzare una realtà molto spesso distorta e strumentalizzata per meri fini elettorali da una propaganda priva di un fondamento concreto. Quel che è certo è che abbiamo davanti ai nostri occhi una catastrofe umanitaria rappresentata non solo dalle migliaia di morti in mare nel tentativo di attraversare il Mediterraneo (quasi 3500 nel solo 2015 secondo i dati Oim) o su altri percorsi in condizioni ugualmente estreme, ma anche dal tracollo della solidarietà e del rispetto dei diritti umani dentro e fuori i confini dell'Europa.