Appello europeo per il 18 dicembre: no ai muri, apriamo le porte

COP21: in marcia per il clima in 150 paesi. I federalisti promuovono un piano mondiale per l'ambiente e la carbon tax

Nel weekend che ha preceduto l'inizio della XXI conferenza delle parti dell'UNFCC (la convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici) di Parigi sabato 28 e domenica 29 novembre si sono tenute centinaia di manifestazioni in oltre 150 paesi (globalclimatemarch.org) per chiedere ai governi un accordo equo, ambizioso e vincolante per un mondo alimentato al 100% da energia rinnovabile entro il 2050.
Dopo i tragici attentati, il governo francese ha cancellato la manifestazione nella propria capitale, ma si è marciato a San Paolo, Nuova Delhi, Kampala, Città del Capo, Melbourne, Ottawa, Tokyo, Sydney, Madrid e Roma per citare solo alcuni degli appuntamenti globali.
In Italia i federalisti hanno partecipato con le proprie proposte in diverse città italiane.
No ai muri, apriamo le porte dell'Europa

di Raffaella Bolini *
Dopo Parigi, l’Europa blinda le frontiere. I volontari della rotta balcanica dei migranti invece propongono una giornata europea di azione il 18 dicembre per «aprire le porte». Una mobilitazione unitaria per dimostrare che c’è un modo diverso per sconfiggere la paura: togliere muri e barriere.
EDITORIALE - A chi da fastidio parlare di Stati Uniti d'Europa? Chiuso il profilo Twitter di "Europa in movimento"

"Europa in Movimento" è un blog animato da un gruppo di federalisti europei.
Ha iniziato la sua attività il 27 agosto del 2015 e, oltre al sito www.europainmovimento.eu, ha contemporaneamente aperto profili Facebook e Twitter.
Da allora ha operato pubblicando articoli e interventi su temi inerenti il processo di unificazione europea.
Il 20 agosto 2018 ha lanciato una campagna di controinformazione sull'Europa, in collaborazione con il Movimento europeo, per confutare le fake news e le contraddizioni degli euroscettici, spesso anche membri dell'attuale governo.
EDITORIALE - L'anima dell'Europa in frantumi lungo la rotta balcanica

Il vertice europeo con la Turchia di lunedì 7 marzo ha dispiegato i suoi effetti a meno di 24 ore dalla sua conclusione. Alla mezzanotte di martedì 8 marzo Slovenia, Croazia e Serbia hanno chiuso le frontiere interrompendo la rotta balcanica e sancendo la fine del canale umanitario che si era aperto nel cuore dell'Europa e che aveva visto passare migliaia di persone in fuga dalle guerre.
Nell'accordo tra UE e Turchia hanno vinto il cinismo e l'egoismo dei governi nazionali. Sebbene i dettagli dell'accordo verranno definiti nel Consiglio europeo di metà marzo le linee generali sono state già delineate. Appare chiaro che l'UE pagherà la Turchia per fare il lavoro 'sporco' con l'installazione di enormi “campi di concentramento” fuori dai confini europei. Sei sono i miliardi di euro chiesti dalla Turchia per questa operazione e il bello è che i leader europei non hanno ancora chiesto in cambio alcuna garanzia per i diritti umani e la libertà di stampa.