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Riunione del Consiglio Europeo (licenza CC, flickr)

Proficuo quest’ultimo Consiglio sull’ambiente, tenutosi il 13 ottobre 2017,  in sede  Ue. I ministri dei Paesi membri dell’Unione europea  hanno preso importanti  decisioni con implicazioni per i settori  che non rientrano nell’ambito di applicazione del Sistema di scambio di quote di emissione (ETS) di gas climalteranti; sull’Accordo di Parigi e la prossima COP 23; e sulle priorità Ue all’Assemblea ONU per  l’ambiente. Mi ci soffermo qui di seguito punto per punto, dopo una breve rievocazione dell'Accordo di Parigi.

L'ACCORDO DI PARIGI

La lotta al cambiamento climatico ha assunto importanza a partire dagli anni ’70, parallelamente al crescente consenso  (all’interno della comunità scientifica) sulla correlazione tra l’aumento delle emissioni di gas serra e il surriscaldamento del pianeta. 

Una sua prima tappa fondamentale resta l’adozione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nation Framework Convention on Climate Change-UNFCCC) che per la prima volta prevede misure di riduzione delle emissioni, in particolare per i paesi industrializzati (principali responsabili delle emissioni), firmata a New York il 9 maggio 1992.  Queste misure sono poi diventate obbligatorie grazie al Protocolo di Kyoto - mai ratificato dagli USA (l’alibi cui il Presidente  Bush si è aggrappato è stata l’assenza di target  vincolanti per i Paesi in via di sviluppo, ed emergenti) -   con obblighi da cui Cina, India, Brasile e altre potenze emergenti, e in via di sviluppo,  sono stati esclusi sulla base del principio dell’impegno differenziato secondo le diverse condizioni socio-economiche e di sviluppo.

L’Organo istituito per definire le regole di implementazione del Protocollo di Kyoto e per monitorarne l’applicazione è la cosiddetta Conferenza delle parti (Cop) che si riunisce  una volta l’anno. 

Il Protocollo di Kyoto scadeva nel 2012.

Da qui il difficile negoziato che si è poi concluso – il  12 dicembre 2015 –  con l’adozione del cosiddetto Accordo di Parigi della Cop 21. Con questo Accordo,  195 Stati si sono accordati per mantenere l’aumento della temperatura terrestre  “ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali” con l’impegno di “portare avanti sforzi per limitare l’aumento di temperatura a 1,5 gradi”.  I Paesi firmatari hanno anche deciso di mettere fine il prima possibile all’aumento delle emissioni di gas serra e arrivare nella seconda parte del secolo a una situazione in cui la produzione di nuovi gas climalteranti sarà abbastanza bassa da essere assorbita naturalmente dall’ambiente.

Nel testo dell’accordo si prevede anche che i Paesi più ricchi dovranno versare 100 miliardi di dollari ogni anno a quelli più poveri per sostenerli nello sviluppo di fonti energetiche a basso impatto ambientale. Ogni cinque anni si farà il punto della situazione sui progressi fatti. Per entrare in vigore, l’Accordo di Parigi (COP21) deve essere approvato almeno da 55 Paesi (dei 195 che hanno partecipato alla sua contrattazione) rappresentanti  almeno il 55% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra. Si tratta – inoltre –  di un accordo  ‘misto’, nel senso che alcuni elementi sono di responsabilità dei governi nazionali altri della Unione europea (UE).   Per questo deve essere ratificato sia dalla UE che dai suoi Stati membri.

Dopo la ratifica da parte di Cina e Stati Uniti, avvenuta il 3 settembre 2016, e dopo quella dell’India, che ha preceduto i deputati europei di pochi giorni –  il Parlamento europeo ha ratificato, quasi all’unanimità, l’Accordo di Parigi sul clima (COP 21), con 610 voti a favore, 31 contrari e 38 astenuti. 

TRUMP E CLIMA: RITORNO AL PASSATO

Negli Usa, D. Trump segna un ritorno a vecchie (oltre che pericolose )  posizioni negazioniste della crisi climatica, e le sue cause? Questo timore non mi sembra infondato.

Basti pensare a quanto dimostrato dal bel libro, L’assalto della ragione di  Al Gore (premio Nobel della pace) in merito all’amministrazione Bush che – “ignorando le opinioni della comunità scientifica, e facendo affidamento sulle valutazioni delle grandi imprese inquinanti (tra i suoi principali sostenitori)” – ha rimosso la crisi climatica.   Bush – scrive Al Gore – “è arrivato addirittura a censurare alcuni stralci di una relazione ufficiale dell’Epa sul riscaldamento globale, sostituendovi passaggi tratti dal documento della Exxon Mobil”.  Nel 2007 – in un Iraq devastato dalla guerra civile in cui l’unico edificio pubblico protetto dalle truppe Usa era il Ministero del petrolio civile  “Bush  (pur essendo gli Stati Uniti ancora la potenza occupante) ha fatto redigere e approvare dal parlamento iracheno una legge che garantisce alla Exxon Mobil, alla Chevron, alla Bp e alla Shell, un accesso privilegiato agli enormi profitti attesi dallo sfruttamento dei vasti giacimenti petroliferi iracheni”.  C’è poco da sorprendersi – quindi – se una volta insediatosi, il Presidente americano Bush ha rifiutato di ratificare il Protocollo di Kyoto, benché gli scienziati fossero giunti alla conclusione pressoché unanime sul fatto che la crisi climatica avrebbe amplificato la potenza distruttiva degli uragani (cosa poi successa ad esempio con la potenza devastante del Katrina a New Orleans) e avrebbe provocato la messa in moto di un effetto serra incontrollato, incendi, uno scioglimento della tundra glaciale della Siberia e di ghiacciai in Groenlandia, ecc. ecc.

Successivamente, a differenza di Bush, il Presidente Obama  si è  molto impegnato sulle questioni climatiche. E – insieme agli Europei e anche grazie a un suo accordo con la Cina  –  ha reso possibile anche il varo dell’Accordo di Parigi alla  Cop 21: quello stesso accordo che Donald Trump (nella sua esaltazione di posizioni nazionaliste, e  unilaterali) sembra ora voler rimettere in questione. Fin da subito il  neo presidente Usa ha dimostrato  di considerare la tutela dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico in coda alle sue priorità. Ha nominato al vertice dell’Agenzia per la protezione ambientale (Epa) Scott Pruitt, un negazionista climatico che, come procuratore generale per lo Stato dell’Oklahoma, si era distinto per gli attacchi contro la stessa Agenzia che ora dirige. Il 16 marzo scorso – presentando la sua prima finanziaria – il Presidente Donald Trump ha annunciato tagli pesantissimi per l’Epa (che dovrà fare i conti con una riduzione del 30% del suo budget).  Appena due settimane dopo – il 28 marzo 2017 –  ha firmato l'”Energy Independence”, un ordine esecutivo, in favore delle inquinanti fonti fossili, che cancella buona parte delle iniziative adottate dall’amministrazione Obama  sul cambiamento climatico, dando il via al processo legale che dovrebbe portare al ritiro e alla riformulazione del “Clean Power Plan”, voluto da Obama e diventato legge nell’agosto 2015.

In aprile  – primo segnale, al di fuori dei confini Usa, dell’inversione a U sul clima intrapresa dal presidente Trump – il G7 dell’Energia (che il 9-10 aprile 2017 ha tenuto occupati i ministri competenti di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Usa e Commissione Ue)  non ha potuto varare una Dichiarazione congiunta perché l’Amministrazione americana ha detto che sta svolgendo un processo di revisione delle politiche  inerenti il cambiamento climatico e l’accordo di Parigi,  e quindi si riserva sulla sua posizione. 

E passato da Roma il primo atto internazionale della crociata di Donald Trump contro gli ambientalisti.

Ma, negli Stati Uniti, nell’era Trump 25 città riunite nel Sierra Club hanno già adottato un programma per arrivare a consumare solo energia rinnovabile. E non manca l’impegno ambientalista di chi lo ha sempre profuso…

L'EUROPA NON RITORNA INDIETRO (LE DECISIONI DEL CONSIGLIO SULL'AMBIENTE - 13 OTTOBRE 2017)

Che si tratti dei settori non ETS, della posizione UE alla prossima COP23, o delle priorità  UE per l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente , questo Vertice ha preso delle decisioni. Vediamole.

Settori non ETS (condivisione degli sforzi e LULUCF) – Il Consiglio ha concordato le sue posizioni negoziali relative al Regolamento sulla condivisione degli sforzi e al Regolamento sull’uso del suolo, il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura (LULUCF): atti legislativi che permetteranno di ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori che non rientrano nell’ambito di applicazione del Sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (EU- ETS). Ora, saranno avviati  i negoziati con il Parlamento europeo.

Conferenza ONU sul clima (COP23)   –  In preparazione della 23ª sessione della Conferenza delle parti (COP 23) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC)  che si terrà a Bonn dal 6 al 17 novembre 2017, il Consiglio ambiente del 13 ottobre ha adottato Conclusioni sull’Accordo di Parigi. La crescente intensità e/o frequenza di eventi meteorologici estremi che  hanno causato numerosi morti e massicci trasferimenti della popolazione, hanno avuto un impatto sulla sussistenza e la salute umana di milioni di persone in tutto il mondo, e hanno provocato danni per miliardi di euro alle infrastrutture e agli ecosistemi. L’UE è quindi  determinata a rimanere in prima linea per quanto riguarda gli sforzi globali nella lotta ai cambiamenti climatici. Insiste .sull’importanza critica di un ordine mondiale fondato su regole avente il multilateralismo quale principio di base e le Nazioni unite quale elemento centrale per un mondo pacifico e sostenibile. E ribadisce che l’Accordo di Parigi è irreversibile; e che  la sua piena integrità e attuazione sono cruciali per la sicurezza e la prosperità del pianeta.
I ministri dell’ambiente dei paesi membri dell’Unione europea sottolineano l’importanza di compiere progressi sostanziali nell’attuazione dell’Accordo di Parigi (programma di lavoro di Parigi), nei preparativi del dialogo di facilitazione del 2018 e nell’attuazione dei contributi stabiliti a livello nazionale (NDC) nei rispettivi paesi.
I ministri hanno inoltre accolto con favore le conclusioni del Consiglio sui finanziamenti per il clima adottate il 10 ottobre.  L’UE e i suoi Stati membri hanno riaffermato il pieno impegno a contribuire all’obiettivo sottoscritto collettivamente dai paesi sviluppati di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari USA all’anno entro il 2020 e fino al 2025.

Priorità  UE per l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente  – L’Assemblea del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente – programma che definisce l’agenda globale in materia di ambiente, promuove l’attuazione coerente della dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile all’interno del sistema delle Nazioni Unite (ONU) e svolge il ruolo di autorevole difensore dell’ambiente mondiale –   è il più alto organo decisionale in materia di ambiente a livello mondiale.  La sua prossima 3a sessione si terrà a Nairobi – nel dicembre 2017 –  all’insegna del tema “Towards a Pollution Free Planet” (Verso un pianeta senza inquinamento) e  avrà l’obiettivo di avanzare azioni ambiziose, efficaci e collaborative tese a prevenire e ridurre l’inquinamento, il cui impatto transfrontaliero – e le cui conseguenze scientificamente dimostrate – spesso vanno ben oltre l’ambiente, ripercuotendosi anche sulla salute e sul benessere delle persone.  In vista di questa sessione,  il  Consiglio ambiente dell’Unione europea – nelle sue Conclusioni – ha indicato le proprie priorità in materia ambientale.  E – a differenza degli USA di D. Trump – ha riconfermato una serie di impegni multilaterali: attuazione integrata dell’Agenda 2030 e degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), del programma d’azione di Addis Abeba sul finanziamento dello sviluppo, dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, degli Accordi sulle sostanze chimiche e sui rifiuti e degli altri accordi ambientali (sull’inquinamento marittimo, transfrontaliero, atmosferico, delle città, relativo  all’economia circolare ecc.).

Per l’Unione, c’è da tener conto del fatto che “secondo le stime, 6,5 milioni di persone in tutto il mondo muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’esposizione all’inquinamento atmosferico interno ed esterno;  il 58% dei casi di malattie diarroiche è dovuto all’inquinamento delle acque e al mancato accesso all’acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari ; 2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso alla raccolta dei rifiuti solidi; si pensa che tra i 4,8 e i 12,7 milioni di tonnellate metriche di rifiuti di plastica siano stati riversati negli oceani nel 2010 e che 557 specie tra tutti i gruppi di fauna selvatica rimangano impigliate in detriti di plastica o ingeriscano tali detriti in mare; e che i costi dell’inquinamento chimico (composti organici volatili, piombo, mercurio) ammontino a 480 miliardi di dollari USA”.   L’Ue e i suoi Stati membri (tra l’altro)  invitano a “presentare – prima della terza sessione dell’Assemblea – azioni  specifiche di lotta al  fine di registrare gli impegni volontari pertinenti” nel quadro della sessione

Autore
Silvana Paruolo
Author: Silvana ParuoloWebsite: https:/appuntamentieuropei.wordpress.com
Bio
L'autore - Silvana Paruolo – dopo 8 anni a Parigi, di cui circa due in veste di Funzionario Internazionale all'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'EuropaOccidentale (UEO) – vive a Roma e lavora,tuttora, presso l'Area politiche europee e internazionali della Cgil nazionale. Come autrice, ha scritto due libri : 2020: la nuova Unione europea L'Ue tra allargamento e vicinato, crisi, verticite, vecchie e nuove strategie Ed. LULU 2010 e Introduzione all'Unione europea Oltre la sfida del 2014 Ed. Il mio libro - Feltrinelli 2014. Nel 1989, ha scritto Mercato Unico e integrazione europea, ricerca pubblicata - come Dossier Europa Parte (Prima - e Parte seconda) - dalle Edizioni Ediesse (1989) per conto della CGIL. Ha anche scritto capitoli in libri con più autori quali - ad esempio - ”Ma …la legge e i diritti (quale legge e quali diritti?) sono uguali per tutti? (Gli strumenti di soft-law – Le Linee guida dello “Strategic framework on human rights” UE e il suo Piano di azione” in La famiglia omogenitoriale in Europa – Diritti di cittadinanza e libera circolazione – volume a cura di G. Toniollo e A. Schulster, ed. Ediesse (maggio 2015). Come giornalista pubblicista, ha collaborato, e collabora, con più testate: Affari sociali internazionali, L'Italia e l'Europa, Finanza Italiana, Comuni d'Europa, quaderni di Rassegna Sindacale, Tempo Libero, Il Giornale dei Comuni, ecc. Ha svolto (svolge) docenze sporadiche - in Italia - in corsi per giornalisti e in corsi della Scuola superiore degli interni; e - a Parigi - all'Ecole nationale d'Admnistration (ENA). Appena rientrata da Parigi, ha svolto consulenze - ricerche – e lavori di coordinamento per Enea, Ecoter e Eni. Attiva su Facebook e Twitter ha questo blog: https:/appuntamentieuropei.wordpress.com
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