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Giuseppe Conte e Antonio Tajani

Se un leader politico di un altro paese europeo attacca il presidente del consiglio italiano insulta tutti gli italiani o almeno i milioni di italiani che con il loro voto hanno fatto nascere il governo? Io credo proprio di no.
Come noto la polemica infuria perché l'ex premier belga e leader dei liberali al parlamento europeo Guy Verhofstadt ha chiesto al premier Conte quando smetterà di essere il burattino di Di Maio e Salvini.
Ora e' bene sottolineare che il vulcanico politico belga non ha certo il copyright sul Burattino-Conte.
Sul finire dell'estate scorsa sono stato molto colpito da un articolo pubblicato da Repubblica a firma di Francesco Merlo dal titolo "Conte, il burattino che non riesce a diventare Pinocchio". Ho subito pensato che nel recente passato, quello di cui ho memoria politicamente e che comincia con il 1994 spesso il premier in carica si e' confrontato con l'ostilità di una parte della popolazione e di una parte della stampa, penso a Berlusconi, Prodi e Renzi,ma mai nessuno e' arrivato a sostenere l'assoluta irrilevanza del premier. Tra l'altro in questi mesi mi e' sembrato che per la prima volta non solo quotidiani vicini o affini alle forze di opposizione attacchino Conte ma perfino testate come Libero e il Giornale che hanno tirato la volata alla Lega mettano in dubbio, per usare un eufemismo, le capacità del nostro premier.

Far passare l'idea che il presidente del consiglio dei ministri e' un prestanome crea instabilità e la responsabilità e' senza ogni dubbio imputabile alle forze che oggi appoggiano il governo. Abbiamo un gigantesco problema di credibilità per il nostro sistema paese, che onestamente non nasce con Conte, su cui certo ha pesato l'incidenza e la visibilità della criminalità organizzata nel nostro paese e che si e' acuito negli anni di Berlusconi, non possiamo permetterci un premier "per procura" e non e' solo questione di prestigio ma anche di tenuta della nostra economia.
Mi hanno insegnato che un debitore piccolo, la famosa srl con una decina di dipendenti e' valutato con formule matematiche, poi man mano che la dimensione del debitore cresce si considerano sempre più fattori intangibili e la reputazione e' uno di questi. Lo Stato italiano e' il terzo emittente di debito al mondo ed è governato dalla coalizione più eterogenea della storia della Repubblica, in estate i mercati sono stati turbati perché era diffusa la convinzione che almeno una parte della maggioranza fosse alla ricerca dell'incidente che ci "costringesse" ad uscire dall'euro. In tale contesto non dico avremmo bisogno di un premier istrionico e aggressivo capace di silenziare molte voci della coalizione, ma per lo meno avremmo bisogno di uomo o di una donna con riconosciute capacità di mediazione. Avremmo bisogno non di un urlatore che copra le voci di Salvini, Di Maio, Grillo e Di Battista ma di un gigante armato di determinazione e pazienza.
Non è un caso che gli osservatori più attenti affermino sarebbe il caso il governo rendesse pubbliche le sue posizioni per bocca del suo premier e non dei suoi due vicepremier. In tal modo vi sarebbe una percezione diversa dell'esecutivo (ed anche del paese). Il governo sarebbe agli occhi del mondo un collettivo che sta elaborando una linea per il paese e non più un campo di battaglia in cui si confrontano due forze, antagoniste del sistema paese ma forse anche antagoniste tra loro, che si sono trovate a governare insieme quasi per caso.
La manovra non piace, ma la crescita si e' inchiodata, lo spread e' cresciuto e i mercati sono sempre più volatili non perché non convince la manovra ma perché non convince il manovratore.
Agli occhi del mondo i banchi del governo sono popolati da molti apprendisti politici che hanno concluso ben poco nella vita, da gente che passa le sere a taroccare il proprio curriculum e da qualche volpone della finanza che vuol fare saltare l'euro perché ha un consistente patrimonio denominato in valuta estera.
Sarebbe una gradita sorpresa per l'Italia scoprire che Conte non e' il burattino che non riesce a diventare Pinocchio ma un sapiente mediatore. Purtroppo gli hooligans della maggioranza non hanno ancora capito che il premier, il governo ed il paese non guadagneranno l'autorevolezza che oggi e' dannatamente necessaria con ben congegnate azioni di bullismo mediatico ai danni di chi in Italia o all'estero critica il governo. E non mi stancherò mai di ripeterlo il prestigio del sistema paese non e' solo una questione simbolica ma ha anche ricadute economiche che condizionano la vita di tutti noi.

Autore
Salvatore Sinagra
Author: Salvatore Sinagra
Bio
Nato a Palermo nel 1984. Laureato in Economia e legislazione per l’impresa all’Università Bocconi. Vive a Milano. Si occupa di valutazione di partecipazioni industriali e finanziarie. È un convinto sostenitore del federalismo europeo e della necessità di piani di investimento europei che rilancino il tessuto industriale europeo puntando sulle nuove tecnologie. E' membro del comitato centrale del Movimento Federalista Europeo dal 2015.
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