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gruppo di rifugiati

di Gretel Ledo

La parola esodo proviene dal latino exodus e significa uscita. Sono stati 400 gli anni di sottomissione e schiavitù che gli ebrei hanno sofferto nell’antico Egitto. La proprietà che si esercita su una persona implica la sua disumanizzazione. La sua natura propria viene tramutata in un mero oggetto. Non esiste per quella persona la minima possibilità di poter svolgere le proprie attività quotidiane. Ogni compito assegnato dal sistema porta a determinati comportamenti. La condizione di paria sociale in cui una persona viene emarginata, oppressa e spregiata origina una grave ferita nell'essenza stessa dell'uomo.

Oggi l'Europa sta attraversando la peggiore crisi di rifugiati dalla Seconda Guerra Mondiale. Centinaia di migliaia di persone sono in una situazione di esodo. Fuggono dai loro paesi a causa di guerre e miseria. L'Europa è diventata la "terra della speranza" che ospita rifugiati che provengono per la maggior parte dalla Siria, Iraq, Afghanistan ed Eritrea. Le principali via d’accesso sono la Grecia e l'Italia.

Secondo Frontex, l'Agenzia Europea per la Gestione della Cooperazione Operativa nelle Frontiere Esterne degli Stati membri dell'Unione Europea, sono arrivati in Europa 340.000 immigrati tra gennaio e luglio 2015.

Dopo il fallimento della riunione del 14 settembre 2015 del Consiglio dei Ministri degli Affari Interni dell'Unione Europea il cui scopo era il trasferimento di 120.000 richiedenti d’asilo, lo scorso 17 settembre, il Parlamento Europeo è riuscito a far passare con 370 voti a favore, 134 contrari e 52 astensioni, l'iniziativa presentata dalla Commissione Europea sulla ricollocazione di tutte le persone senza protezione internazionale che avevano chiesto asilo in Italia, Grecia e Ungheria per poi muoversi verso altri paesi dell'UE.

La riunione tra i Ministri dell’Interno dell’Unione Europea a Bruxelles del 22 settembre sulla redistribuzione di 120 mila richiedenti asilo da Italia e Grecia ad altri paesi membri UE ha dato il via libera al sistema delle quote obbligatorie secondo i criteri già stabiliti. Il ruolo di Jean-Claude Juncker è stato fondamentale e ha messo alle strette gli Stati più reticenti. Sebbene la decisione contenga ancora alcune ambiguità - come quella che alcuni paesi possano chiamarsi fuori – dopo anni di immobilismo l'aver fatto valere la maggioranza qualificata ha significato mettere l'Europa in grado di decidere.

Tra i quattro paesi contrari alla redistribuzione l'Ungheria è stato uno dei paesi che più si sono opposti al trasferimento. Infatti, lo scorso venerdì 18 settembre aveva intercettato 7.852 profughi nel suo territorio, provenienti per la maggior parte dalla Croazia. La Commissione aveva proposto di ricollocare 120mila richiedenti asilo siriani, eritrei ed iracheni (di cui 54.000 in Ungheria), ma Budapest ha rifiutato di essere inclusa nella lista dei paesi in emergenza e ha rinunciato perciò alla sua quota di migranti da ricollocare, che sarà probabilmente ridistribuita tra Italia e Grecia. L’Ungheria in questo modo però non sarà obbligata a realizzare gli hot-spot dell’UE per il riconoscimento dei migranti sul suo territorio. Come risultato finale, dalla Grecia dovrebbero essere ricollocati 92 mila rifugiati in due anni mentre che dall’Italia 28 mila.

Dietro a questo scenario la Germania sta attraversando una duplice sfida. Da un lato il governo di Angela Merkel ha certamente trovato la possibilità di invertire l'immagine negativa della Germania dopo l’ultima crisi greca di questa estate. Dall'altro l'essenza stessa dell'Unione Europea è appesa ad un filo a causa della fragilità che ha mostrato lo spazio Schengen che consente la libera circolazione delle persone in Europa.

Il Presidente francese, Francois Hollande, ha rimarcato i pericoli che minacciano la zona Schengen: "... se non esistesse il controllo delle frontiere esterne, gli stati potrebbero ripristinare in un qualche modo i confini nazionali ... allora saremmo obbligati a ripristinare le dogane, il controllo dei mezzi di trasporto, e sarebbe così la fine di Schengen conosciuto come uno spazio controllato che garantiva la libertà di circolazione ".

Questa situazione delicata rischia di rimettere in discussione tutto il processo di integrazione. La sovranazionalità chiede di lasciare da parte le singole individualità per raggiungere consensi maggiori che siano in grado di integrare l'Europa nel suo insieme e quindi modificare positivamente le politiche nazionali.

Tenendo conto degli ultimi eventi, l'Unione Europea si trova di fronte a un dilemma esistenziale: andare verso un maggior grado di federalismo e tracciare una politica di migrazione comune per l'Unione o arrendersi ai nazionalismi e alla sovranità di ciascuno Stato membro.

Se si vuole vedere realizzato l'obiettivo che prevede l'Unione, cioè quello di raggiungere la piena integrazione della regione, occorre eliminare gli ostacoli che provocano l'assenza di una politica transfrontaliera comunitaria.

Tutto questo esodo porta in sé un nuovo inizio. Speriamo che si traduca in opportunità per i rifugiati e nella possibilità di mettere alle strette le strutture politiche più rigide dell'UE evitando il fallimento della costruzione degli Stati Uniti d'Europa. Non si tratta di etnia o di nazionalità. Sono persone, il nostro prossimo.

Autore
Gretel Ledo
Author: Gretel LedoWebsite: http://www.gretel-ledo.com
Bio
Analista di politica internazionale, consulente di giornali e tv nazionali e internazionali. Consulente Parlamentare della Commissione Relazioni Estere e al Parlamento del Mercosur. Magister in Relazioni Internazionali Europa – America Latina (Università di Bologna). Avvocatessa, specializzata in Diritto amministrativo (UBA). Politologa, specializzata in Stato, amministrazione e politiche pubbliche (UBA). Sociologa, Laura con lode (UBA). Direttrice di Conexión 13 (www.conexion13.com). Conduttrice di trasmissioni radiofoniche e televisive. Prima candidata donna nella Legislatura 2005.
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