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La sala degli Orazi e Curiazi allestita per la firma della Costituzione, Musei Capitolini, Roma

Pubblichiamo le conclusioni dell’Assemblea del Movimento Europeo - Italia “Cambiare rotta in Europa” tenutasi a Roma il 29 ottobre 2015 di cui condividiamo l'affermazione che "per la prima volta è stata posta la questione del carattere reversibile del processo integrazione" e il passaggio in cui si sottolinea che "occorre una urgente e forte ripresa del dibattito sul futuro dell’Unione che deve impegnare il mondo della politica, dell’economia e del lavoro, la cultura, la società civile e, soprattutto, le giovani generazioni. La suggestione di un salto verso gli Stati Uniti d’Europa apparirà evanescente se essa non sarà preceduta da una decisa azione popolare e da una “operazione verità” volta a recuperare la grande maggioranza del consenso dei cittadini europei".

Tra gli obbiettivi del nostro blog abbiamo indicato che "occorre coinvolgere i cittadini europei nell’affermazione della democrazia europea e riconquistare il consenso popolare al progetto europeo, attraverso azioni comuni con altre forze politiche e sociali, senza il quale sarà impossibile giungere finalmente ad una Federazione europea": per questo motivo Europa in movimento è pronta a collaborare con il Movimento europeo per iniziative comuni volte a costruire un fronte popolare per gli Stati Uniti d'Europa.

Conclusioni dell’Assemblea del Movimento Europeo - Italia “Cambiare rotta in Europa”
Roma, 29 ottobre 2015

ll Movimento Europeo, riunito in Assemblea il 29 ottobre 2015 a undici anni dalla firma in Campidoglio del progetto di Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, ha rinnovato i suoi organi dirigenti e approvato le linee politico programmatiche della sua azione fino alla vigilia delle elezioni europee della primavera 2019.

Per la prima volta nella storia, è stata posta la questione del carattere reversibile del processo di integrazione nel continente mentre le istituzioni dell’Unione europea – paralizzate dal peso crescente degli egoismi nazionali che si stanno manifestando a macchia d’olio fra un numero crescente di paesi europei persino con la reintroduzione delle frontiere interne - appaiono incapaci di agire con efficacia e rapidità scavando così un solco sempre più profondo fra di esse e i cittadini europei.

Una nuova, prevedibile crisi finanziaria troverebbe l’Unione impreparata poiché il completamento dell’UEM è lontano dalla sua realizzazione a partire dall’Unione bancaria che ne è stata considerata come la prima tappa essenziale.

Il rinvio dei negoziati su un sistema europeo di tutela dei depositi bancari – deciso il 16 ottobre da un Consiglio europeo che ha assunto ormai il ruolo di istituzione centrale di decisione (o meglio di non-decisione) nell’Unione europea, nonostante i Trattati e contro i Trattati – è l’ultimo, pessimo segnale della paralisi europea.

Le crescenti sfide a dimensione continentale mettono tuttavia e drammaticamente in evidenza il carattere inevitabile dell’integrazione europea come unica soluzione per dare una risposta alla richiesta di accoglienza di chi fugge dalle guerre, dalla fame e dalla rarefazione di beni necessari per garantire la dignità dell’Uomo, per reagire al cambiamento climatico, per proteggere i diritti economici e sociali – individuali e collettivi - al di là delle frontiere, per rafforzare il tessuto economico industriale europeo in un quadro di rigorosa sostenibilità ambientale, per combattere la criminalità organizzata e il terrorismo internazionale, per consentire ai paesi europei – insieme – di essere attori in un mondo globalizzato e svolgere un ruolo attivo nel Mediterraneo.

Com’è possibile immaginare di rispettare e attuare i nuovi Obiettivi del Millennio, adottati dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 25 settembre, se si nutre la pericolosa illusione che ogni Stato europeo possa agire da solo a livello internazionale?

Il Movimento europeo ribadisce la sua convinzione – ripetutamente espressa dal Trattato di Maastricht in poi – dell’inefficacia del gradualismo applicato al processo di integrazione europea e dell’illusione che, per tappe successive, si potesse passare cominciare dall’unione monetaria per arrivare all’Unione politica. Occorre una urgente e forte ripresa del dibattito sul futuro dell’Unione che deve impegnare il mondo della politica, dell’economia e del lavoro, la cultura, la società civile e, soprattutto, le giovani generazioni.

La suggestione di un salto verso gli Stati Uniti d’Europa apparirà evanescente se essa non sarà preceduta da una decisa azione popolare e da una “operazione verità” volta a recuperare la grande maggioranza del consenso dei cittadini europei.

Per questa ragione l’Assemblea ha deciso di impegnare tutte le sue componenti – le organizzazioni della forza federalista, i sindacati, le organizzazioni giovanili, le piccole e medie imprese, gli artigiani, le cooperative, le organizzazioni del volontariato, le associazioni nella scuola e nell’università, i poteri locali e regionali, l’associazionismo diffuso sul territorio, le fondazioni, le associazioni bancarie, il mondo dell’informazione e della comunicazione, le organizzazioni dei consumatori, le forze politiche – in un’azione collettiva rivolta all’insieme dell’opinione pubblica italiana per creare rapidamente uno spazio di dibattito e di cittadinanza attiva.

Per questa ragione, l’Assemblea ha deciso di promuovere nella primavera del 2016 degli “Stati generali della Comunicazione pubblica in Europa”. Fondandosi sull’indispensabile consenso dei cittadini – che dovrà esprimersi inizialmente attraverso un compromesso democratico e costituzionale all’interno del Parlamento europeo in collaborazione con i parlamenti nazionali e poi nel voto popolare di un referendum pan-europeo – il salto verso gli Stati Uniti d’Europa sarà verosimilmente compiuto da un numero di paesi inferiore ai membri dell’Unione europea e ai paesi candidati all’adesione.

Nella prospettiva delle iniziative per celebrare i sessanta anni dalla firma dei trattati di Roma il 25 marzo 2017, il Movimento europeo ribadisce la necessità di partire dai principi, dai valori e dalle finalità che furono nel 1950 alle origini del processo di integrazione comunitaria - ivi compresa la sua vocazione federale.

Per questa ragione, il Movimento europeo è pronto a contribuire con proposte e iniziative all’idea avanzata dal Ministro degli Esteri Gentiloni di un atto comune dei paesi della “piccola Europa”, atto che deve essere aperto – come un magnete – alla partecipazione e all’adesione di altri paesi membri pronti a condividerne la finalità.

Link all'articolo sul sito del Movimento Europeo: http://www.movimentoeuropeo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=417:rinnovo-del-movimento-europeo-in-italia-a-11-anni-dalla-firma-del-trattato-costituzionale-europeo&catid=1:ultime&Itemid=59