Nel settembre del 2012 l’allora primo ministro italiano Mario Monti propose agli altri partners europei un vertice da tenersi a marzo 2013 per affrontare il tema della crescita del nazionalismo e dell’euroscetticismo in Europa. Nel 2010 infatti era andato al potere in Ungheria il partito Fidesz, guidato da Victor Orban, aderente al Partito Popolare Europeo (PPE), ma di tendenze euroscettiche, sulla scia di una campagna elettorale con accenti chiaramente nazionalisti e xenofobi.
In Francia e Gran Bretagna i sondaggi elettorali davano già in crescita il Front National di Marine Le Pen e l’Ukip di Nigel Farage .
I paesi che nel lontano 1991 crearono il “Gruppo di Visegrad” (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, cui in seguito si aggiunse la Slovacchia), guidati allora da uomini illuminati come Havel, Walesa e Antall con lo scopo di preparare i loro paesi ad aderire alla UE, accentuavano le loro posizioni nazionaliste chiedendo più poteri ai Parlamenti nazionali.
L’Unione Europea di fronte ai provvedimenti autoritari e antidemocratici di Orban tesi alla diminuzione di competenze della Corte Costituzionale, al controllo governativo della Banca Centrale e a limitazioni della libertà di stampa, si limitò a richiedere attraverso la Commissione europea modifiche formali che non intaccavano la sostanza dei provvedimenti. Era evidente che l’esempio dell’Ungheria poteva essere seguito da altri paesi, ma l’Europa non reagì adeguatamente. E della proposta Monti però non se ne fece nulla.
Poi è sopraggiunto l’aggravarsi della guerra in Siria e il conseguente straordinario aumento dei flussi di rifugiati verso l’Europa, le cui istituzioni confederali non hanno un governo in grado di attuare una politica dell’accoglienza.
Di fronte a quello che l’opinione pubblica percepiva come un pericolo per la propria sicurezza è stato facile per le forze nazionaliste far leva sulle paure della gente e proporre le soluzioni “semplici” e “immediate” di chiudere le frontiere, elevare muri e barriere, ridurre la libertà di movimento anche per i cittadini europei.
Le elezioni in Polonia del 2015, che hanno riportato al potere il partito nazionalista dei fratelli Kaczynski e la quasi certa sospensione degli accordi di Schengen chiesta dai paesi del nord Europa, hanno completato il quadro di un reale rischio di un ritorno ad un passato di contrasti e conflitti tra paesi europei.
Non è esagerato parlare di crisi della democrazia e di pericolo per la pace.
Occorre reagire a questa deriva con iniziative a diversi livelli: opinione pubblica, governi ed istituzioni europee.
Il nazionalismo si fa forte della incapacità della UE ad agire e per combatterlo occorre che l’Europa dimostri di saper governare la crisi economica e sociale; il programma del New deal for Europe, teso a dotare l’UE di risorse proprie per investimenti nello sviluppo sostenibile, è la risposta a questa esigenza. (1)
Ma l’Europa deve anche essere ferma nella applicazione dei suoi valori sanciti dalla Carta dei Diritti e l’Iniziativa dei cittadini europei “Wake Up Europe” risponde a questa seconda esigenza. (2)
Come federalisti non ci siamo limitati ad analizzare e criticare ma siamo scesi in piazza con la campagna #DontTouchMySchengen
A Firenze: https://www.youtube.com/embed/aNotp4bVVSI
A Genova: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10156658240135347.1073741830.101429320346&type=3
A Roma: http://europainmovimento.eu/italia/le-voci-per-schengenschengen.html
e con sit-in a sostegno della democrazia in Polonia: http://europainmovimento.eu/mobilitazioni/a-genova-uniti-al-fianco-dei-polacchi-ed-in-italia.html
Abbiamo anche fatto pressione direttamente sulla classe politica: significativo l’ottimo risultato dell’evento a Roma organizzato dal Mfe il 22 gennaio scorso nella sede del Senato in cui Giorgio Napolitano, alla presenza delle più alte cariche dello Stato ha sostenuto con forza il rilancio della costruzione europea.
Forse non casualmente dopo pochi giorni anche Matteo Renzi ha deciso di “cambiare verso” alla sua politica verso l’Europa (che Europa In Movimento aveva criticato) e per annunciarlo ha scelto di fare un discorso proprio a Ventotene, tallonato dalla presenza “chiassosa” dei federalisti del Lazio, cui hanno fatto seguito concrete proposte che il governo italiano ha ufficializzato recentemente in sede europea.
I giovani federalisti hanno poi incontrato il Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha sostenuto la campagna federalista.
(1) La petizione al Parlamento Europeo “Un piano europeo straordinario per lo sviluppo sostenibile e per l’occupazione” presentata dai cinque comitati “New Deal for Europe” cui aderiscono i tre sindacati confederali italiani, la CFDT in Francia e varie associazioni in Spagna, Belgio e Repubblica Ceka, chiede un piano di investimenti sostenuto da nuove risorse proprie della Unione Europea (Carbon Tax , Tassa sulle Transazioni Finanziarie, Project Bond europei). La petizione sarà presentata ai Parlamentari in seduta pubblica il prossimo 15 marzo nella sede del PE a Bruxelles. Il sito per sottoscrivere la petizione è: www.newdeal4europe.eu
(2) La Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) dal titolo “Wake up Europe” chiede l’intervento sanzionatorio dalla UE nei confronti del governo Orban in Ungheria “per salvaguardare il progetto democratico europeo”.
Qui di seguito i link per sottoscrivere l’ICE: http://www.act4democracy.eu/
E per avere informazioni sull’iniziativa
http://ec.europa.eu/citizens-initiative/public/initiatives/ongoing/details/2015/00000