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La chiamavano la “perfida Albione”…? O dovremmo ancora usare il presente indicativo?

Passando dall’“Isola degli Ierni e degli Albioni" (gergalmente diffusosi nel IV secolo AC) fino a un versetto o una definizione, nel Settecento fu accomunata a quella terra l’aggettivo di “perfida”, poi in uso abbondante nell’Ottocento.

Parlamento europeo. Photo by David Iliff. License: CC-BY-SA 3.0 (wikipedia)

Il 16 settembre si è tenuta al Parlamento europeo di Bruxelles un importante passo avanti – almeno nelle intenzioni “politiche” dell’unica camera rappresentativa dei cittadini – rispetto alle conclusioni dell’ultimo vertice del Consiglio europeo (dalla durata record, a fine luglio scorso) che ha “partorito” il Next generation EU da associare al Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 che rappresentano, insieme, l’ossatura, composita, di più fondi e risorse nuove per sostenere la resilienza e la ripresa dell’Unione europea e degli Stati membri a seguito della Pandemia COVID-19.

Mentre stiamo lentamente uscendo dalla fase acuta della crisi sanitaria – indotta dalla pandemia di Covid-19 – l’attenzione si sta concentrando piuttosto sull’attenuazione dei danni socioeconomici. Dovendo adottare un pacchetto ambizioso a articolato che combina il tradizionale Quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea (QFP) con uno sforzo straordinario per la ripresa (Recovery Fund-Next Generation EU), quello del luglio 2020, si è rivelato un Consiglio europeo particolarmente impegnativo. L’impossibilità di trovare un accordo nel week end (17-18 luglio) ha portato a un’estensione del vertice al lunedì (20 luglio). Infine, alle 5,32 del martedi (21 luglio), dopo l’ennesima notte di trattative di un negoziato laborioso, i leader europei hanno approvato per acclamazione e applauso finale il testo di un vertice (combattuto fino all’ultimo, che in più di un’occasione è arrivato a un passo dal fallimento) risolto nell’ennesimo incontro sulle riforme tra Conte e Rutte, guidati da Merkel e Macron (con il loro riavvicinamento del 18 maggio, la cancelliera tedesca – rompendo l’alleanza tradizionale con i Paesi del rigore di bilancio – ha fornito il suo sostegno alla creazione di un prestito comunitario, al fine di organizzare nuovi trasferimenti verso gli Stati messi a dura prova dal virus Covid -19).

Le 68 pagine di conclusioni pubblicate a seguito della maratona straordinaria del Consiglio europeo (17, 18, 19, 20 e 21 luglio 2020) lasciano considerazioni positive e negative allo stesso tempo.
Il Consiglio europeo ha dovuto affrontare tanti ostacoli di ordine tecnico e politico, ma anche di ordine morale, e soprattutto ha dovuto riparametrare le proprie decisioni sulle novità economiche nazionali critiche a seguito della pandemia di Covid-19.
Il principale strumento europeo con cui si svilupperanno i buoni propostiti sarà ovviamente il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e il suo moltiplicatore reale denominato Next Generation EU (NGEU), un rafforzamento finalizzato a dotare l'Unione dei mezzi necessari per affrontare, appunto, le sfide della pandemia.

La Commissione per poter sviluppare i programmi dell'Unione in conformità al NGEU è stata autorizzata a contrarre prestiti “di scopo”, per conto dell'Unione, sui mercati dei capitali fino a 750 miliardi di euro (a prezzi 2018). Non potrà comunque assumere prestiti oltre la fine del 2026.

La composizione dei 750 miliardi sarà: “prestiti” fino a concorrenza di 360 miliardi e “spese” fino a concorrenza di 390 miliardi.

Jean Paul Fitoussi - Information campaign on Europe

Dopo 5 giorni di estenuanti riunioni alle 5:32 di martedì 21 luglio il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha pubblicato su Twitter: “Deal!”. Ce l’hanno fatta: dopo 92 ore di riunioni plenarie e confronti diretti i 27 capi di stato e di governo dell’UE sono approdati a una conclusione in cui, ad ascoltare le dichiarazioni dei protagonisti, tutti hanno vinto ma se andiamo a leggere le carte ha perso l’Europa di Ventotene.

Hanno vinto l’Olanda e i paesi frugali che hanno ottenuto una percentuale inferiore di sussidi nel piano da 750 miliardi di euro, ulteriori sconti per il prossimo bilancio europeo (2021-27) e il freno di emergenza sull’erogazione dei fondi per i piani nazionali. Uno o più stati membri possono chiedere, infatti, la convocazione di un Consiglio europeo straordinario e senza l’ok del Consiglio la Commissione non può approvare i pagamenti.

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