Il risultato del referendum britannico è inequivoco: la maggioranza dei britannici vuole uscire da quest'Unione europea.
A partire da oggi devono essere percorse due strade parallele, politicamente e istituzionalmente distanti l'una dall'altra.
La prima strada è quella indicata dall'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea: il recesso del Regno Unito è senza condizioni dall'una e dall'altra parte.
Cosi come con gli altri paesi vicini che non sono candidati all'adesione, l'Unione deve stabilire con il Regno Unito "relazioni strette e pacifiche" fondate sui suoi valori (rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto, rispetto dei diritti dell'Uomo ivi compresi quelli delle minoranze).
Le istituzioni europee devono prendere le misure immediate nella lettera e nello spirito dell'articolo 50. Ciò vuol dire non solo che i rappresentanti del Regno Unito non partecipano più alle riunioni del Consiglio europeo e del Consiglio ma anche a quelle del Comitato dei Rappresentanti Permanenti e di tutti i comitati intergovernativi.
In una situazione di evidente conflitto di interessi le altre istituzioni ed organi dell'Unione devono escludere i cittadini britannici dalle loro deliberazioni e decisioni con particolare riferimento alla Commissione e alla Corte di Giustizia.
Evidentemente il governo del Regno Unito non presiederà più il Consiglio Ue nel secondo semestre 2017 e non farà più parte della troika con Estonia e Bulgaria.
Per quanto riguarda il Parlamento europeo gli eletti nel Regno Unito dovranno essere esclusi da tutti gli incarichi (presidente e vicepresidenti, questori, presidenti e vicepresidenti di commissione e di delegazione, Presidenti di gruppi politici) in occasione del rinnovo degli organi interni del Pe nel gennaio 2017.
L'accordo per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea dovrà essere rapidamente sottoscritto fra le parti adottando tutte le misure tecniche e legislative che implicano l'esclusione di un paese membro dall'Unione.
L'uscita del Regno Unito esige la revisione dei trattati.
La seconda strada riguarda dunque la riforma dell'Unione, resa indispensabile e urgente per la crisi gravissima del progetto di integrazione e per governare - nell'interesse generale dei suoi cittadini - un sistema a due velocità.
Il voto britannico del 23 giugno suona la campana di quest'unione incapace di rispondere ai bisogni dei suoi cittadini e ignara dei valori dello stato di diritto, suona la campana per l'arroganza del metodo confederale ma anche per l'inadeguatezza del metodo comunitario.
Ancora una volta la strada della riforma è quella indicata da Altiero Spinelli: una comunità di valori fondata sul modello federale, solidale e democratica.
Ancora una volta, come è avvenuto nel 1980, l'iniziativa spetta al Parlamento europeo con l'ambizione di scrivere un progetto di Comunità da sottoporre direttamente al voto dei cittadini europei in occasione delle elezioni europee del 2019.
Se il Parlamento europeo dell’UE non avrà quest’ambizione bisognerà iniziare a lavorare all'ipotesi di una assemblea costituente direttamente eletta dai cittadini nei paesi che lo vorranno parallelamente alle elezioni europee nel maggio 2019. Con un mandato preciso e limitato nel tempo quest’assemblea dovrà scrivere la Legge Fondamentale di una nuova Comunità - federale, solidale e democratica - da sottoporre all'approvazione dei cittadini in un referendum paneuropeo.
Pier Virgilio Dastoli
Presidente Movimento Europeo in Italia
Roma, 24 giugno 2016