Il Next Generation EU: linea di prestito e supporto di bilancio dell’Italia

Le 68 pagine di conclusioni pubblicate a seguito della maratona straordinaria del Consiglio europeo (17, 18, 19, 20 e 21 luglio 2020) lasciano considerazioni positive e negative allo stesso tempo.
Il Consiglio europeo ha dovuto affrontare tanti ostacoli di ordine tecnico e politico, ma anche di ordine morale, e soprattutto ha dovuto riparametrare le proprie decisioni sulle novità economiche nazionali critiche a seguito della pandemia di Covid-19.
Il principale strumento europeo con cui si svilupperanno i buoni propostiti sarà ovviamente il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e il suo moltiplicatore reale denominato Next Generation EU (NGEU), un rafforzamento finalizzato a dotare l'Unione dei mezzi necessari per affrontare, appunto, le sfide della pandemia.
La Commissione per poter sviluppare i programmi dell'Unione in conformità al NGEU è stata autorizzata a contrarre prestiti “di scopo”, per conto dell'Unione, sui mercati dei capitali fino a 750 miliardi di euro (a prezzi 2018). Non potrà comunque assumere prestiti oltre la fine del 2026.
La composizione dei 750 miliardi sarà: “prestiti” fino a concorrenza di 360 miliardi e “spese” fino a concorrenza di 390 miliardi.
Il Consiglio europeo approva il piano Next Generation EU: un passo in avanti e due indietro.

Dopo 5 giorni di estenuanti riunioni alle 5:32 di martedì 21 luglio il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha pubblicato su Twitter: “Deal!”. Ce l’hanno fatta: dopo 92 ore di riunioni plenarie e confronti diretti i 27 capi di stato e di governo dell’UE sono approdati a una conclusione in cui, ad ascoltare le dichiarazioni dei protagonisti, tutti hanno vinto ma se andiamo a leggere le carte ha perso l’Europa di Ventotene.
Hanno vinto l’Olanda e i paesi frugali che hanno ottenuto una percentuale inferiore di sussidi nel piano da 750 miliardi di euro, ulteriori sconti per il prossimo bilancio europeo (2021-27) e il freno di emergenza sull’erogazione dei fondi per i piani nazionali. Uno o più stati membri possono chiedere, infatti, la convocazione di un Consiglio europeo straordinario e senza l’ok del Consiglio la Commissione non può approvare i pagamenti.
40 anni fa l'inizio della battaglia costituente. L'attualità dell'azione di Altiero Spinelli al parlamento europeo.

Sono trascorsi 40 anni. Il 21 maggio 1980 il parlamento europeo si trovava a dibattere del bilancio e della politica agricola. Il vento sembrava utile, anche se non dirompente, per usare questo momento come vela per "svegliare" la camera dei rappresentanti dei cittadini europei (eletta soltanto dall'anno pirma a suffragio universale e diretto).
Altiero Spinelli tenne un discorso importante. Nei suoi 10 minuti a disposizione, espresse tutto il suo disappunto accusando il Consiglio di essere il responsabile della paralisi dell’allora Comunità.
Spinelli ricorda nel suo Diario che “la Comunità deve mend or end, e che i progetti di riforma possono nascere dai governi stessi o dal parlamento. Nel primo caso si andrà verso l’Europa alla carta, nel secondo verso l’Europa dotata di istituzioni sovranazionali più forti”.
Un discorso fatto quasi nel vuoto del parlamento ma che verrà allegato alla lettera che lo stesso Spinelli chiuderà il 25 giugno, data da cui inizia l’azione istituzionale del Club del Coccodrillo (formalmente fondato il 9 luglio).
Next generation EU: strumenti di debito per una fiscalità europea

Il Fondo Next Generation EU erede del Recovery fund tanto sospirato dal duo Marcon e Merkel da ultimo con la loro proposta di misura importante e impattante con interventi a fondo perduto e con uno stanziamento di 500 miliardi, tanto atteso anche nella sua funzione di ammortizzatore economico e finanziario dai 9 paesi che alla vigilia dell’ultimo consiglio europeo auspicavano un salto di qualità nella condivisione del debito, così sostenuto dalla stessa Commissione europea che si fa ora protagonista in assenza di una soluzione reale dei governi nazionali, è ora una realtà!
Il Fondo sarà pari a 750 miliardi di euro. La distribuzione vedrà 500 miliardi di sovvenzioni e 250 miliardi di prestiti. Uno sbilanciamento rilevate dal punto di vista anche politico perché mette all’angolo le pretese dei Paesi come Olanda e Austria, ad esempio, contrarie al dimensionamento non solo ma in particolare allo strumento come svincolato da ritorni con interessi.
Non una semplice sommatoria di valori e interventi, ma un nuovo strumento innovativo che verrà associato al bilancio nel quadro pluriennale 2021-2027 che sarà valutato e poi, si spera approvato.
All’Italia potrebbero andare 82 miliardi in sovvenzioni e 91 miliardi in prestiti.
Lo stanziamento complessivo proposto sarà di 2.400 miliardi di euro. Il Fondo si aggiungerà ai 1.100 miliardi di bilancio pluriennale “riveduto”, per un totale di 1.850 miliardi di euro.
La Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen guarda alla ripresa e si spera finalmente ad un effetto leva sulla crescita dell’Unione europea con uno strumento a scadenze diversificate tra il 2028 e il 2058.
La provocazione della Presidente del Senato Alberti Casellati che l’Ambasciata tedesca (per fortuna) non raccoglie

Dopo aver ascoltato ai principali TG nazionali le dichiarazioni della Presidente del Senato in occasione della Giornata dell’Europa il 9 maggio scorso, che ho reputato francamente vergognose, e dopo aver constatato che la direzione del Movimento Federalista Europeo in Italia non ha creduto opportuno reagire, mi sono sentito in dovere di scrivere una lettera aperta personale alla Presidente del Senato.
La mia voleva essere una testimonianza per dire alla seconda carica dello Stato: “Lei non parla in mio nome”
Non mi aspettavo certo una risposta, che difatti non è giunta. Ho inviato copia della lettera anche alla Ambasciata di Germania in Italia, perché reputavo la dichiarazione della Casellati una vera e propria provocazione nei riguardi del governo tedesco, dalla quale, come cittadino, volevo dissociarmi. L’Ambasciata ha avuto la cortesia di rispondermi e con molta diplomazia non ha reagito alla provocazione, anche se risulta (Repubblica 12 maggio) che la diplomazia tedesca si è mossa riservatamente e ha concordato con il governo italiano di evitare qualunque commento pubblico.