Dopo la Brexit l'Europa tentenna tra fascismo e federalismo.
Dopo la Pesco arriva la crisi della Germania a rischio di nuove elezioni. E ora?
Europa in onda su Radio Gazzarra, seconda stagione.
2a puntata, mercoledì 22 novembre 2017, ore 19-20
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A pochi giorni dalla storica firma di 23 paesi al documento di avvio della “Cooperazione Strutturata e Permanente” (Pesco) in tema di difesa domenica 19 novembre il presidente del partito liberal democratico (FDP), Christian Lindner, ha posto fine ai negoziati per il futuro governo della coalizione Giamaica. La rottura del FDP con il partito di Angela Merkel, la CDU/CSU, e con i Verdi avvia una crisi politica senza precedenti per la Germania ed anche per l'Europa. In un momento in cui si sta aprendo una finestra di opportunità per una riforma istituzionale europea, grazie anche alle proposte francesi indicate da Macron alla Sorbona, il paese più importante del Vecchio continente rischia di avviarsi a nuove elezioni lasciando in sospeso il rilancio dell'UE.
Il vascello europeo, tra raffiche indipendentiste, folate nazionaliste e venti di rilancio
Europa in onda su Radio Gazzarra, seconda stagione
1a puntata, mercoledì 8 novembre 2017, ore 19-20
A cent'anni esatti dalla rivoluzione bolscevica del 1917 mercoledì 8 novembre comincia la seconda stagione di Europa in onda su Radio Gazzarra. Dopo le 7 puntate in studio della prima stagione e la puntata live in Piazza don Gallo torniamo in onda con alcune novità che vi sveleremo durante l'anno. La prima puntata della nuova stagione ci servirà a riprendere il filo del discorso interrotto a giugno.
Nel frattempo il vascello europeo è stato scosso da venti di tempesta: il referendum in Catalogna, le importanti elezioni in Germania, Austria e Repubblica Ceca, ma anche il discorso di Juncker sullo Stato dell'Unione e quello di Macron alla Sorbona.
Dopo Brexit e Trump arriva Macron: una speranza per l'Europa?
Europa in onda su Radio Gazzarra - 6a puntata, giovedì 18 maggio 2017, ore 19-20
Dopo un 2016 in cui abbiamo visto il referendum sulla Brexit, con il quale il 52% degli inglesi ha votato per uscire dall'UE invertendo per la prima volta un trend che aveva visto un continuo allargamento dai sei paesi fondatori fino ai 28 di oggi, e l'elezione di Trump alla Presidenza degli USA, con la quale è cambiata radicalmente la politica estera nei confronti degli europei e del mondo intero seguendo il motto "America First", arriviamo al 2017 con alcuni segnali incoraggianti provenienti dal Vecchio continente: le elezioni presidenziali in Austria a fine dicembre con la prevalenza del verde europeista Van der Bellen nei confronti dello sfidante nazionalista Norbert Hofer; le elezioni in Olanda a marzo dove ha prevalso il liberale europeista Rutte nei confronti del populista islamofobo anti UE Wilders; e, infine, il ballottaggio per le elezioni presidenziali francesi con la vittoria di Macron, l'europeista, nei confronti della Le Pen, nazionalista.
Fourty years of European Elections: What we still miss about EU politics
In the month of June 1979, for the first time in history, citizens from nine different countries elected 410 MEPs (Member of the European Parliament) who had the role to represent European citizens as a whole. The turnout was around 62%, a result destined to remain the highest ever. The communist group took 44 seats, socialists won with 113seats, and there were no populist or far right parties. The EU was not even born, and many believes that a European party system was just at the beginning of a big development. Lot of things have changed from 1979. But not so much as it could be expected for the European elections. The questions we need to reflect on are why European elections did not become the most important political appointment for half a billion people and for the European union itself and, in addition, what we should expect from the election of the IX legislature this May.