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A Ventotene i federalisti chiedono a Renzi il salvataggio di Schengen e gli Stati Uniti d'Europa

Lo scorso 19 gennaio è stato pubblicato un mio articolo su questo blog(1) in cui esprimevo grossissime perplessità sulla linea del governo italiano nelle relazioni con Bruxelles, alcune generiche prese di posizione a favore di un’Europa diversa, dell’inclusione sociale e dell’innovazione mi avevano fatto pensare che anche Renzi volesse mettersi nel solco euroscettico senza avanzare alcuna proposta. Certo in poco più di dieci giorni non ho cambiato radicalmente idee sulle politiche del governo italiano, ma ho colto qualche segnale positivo, sia da Roma che da Bruxelles.

 

Lo scorso weekend Renzi si è recato sull’isola di Ventotene per mettere un fiore sulla tomba di Altiero Spinelli, fondatore del Movimento Federalista Europeo, e per annunciare la realizzazione di un centro di formazione per giovani europei a Santo Stefano, dopo aver ristrutturato il carcere dove è stato detenuto l'ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Renzi ha trovato ad accoglierlo una rappresentanza del movimento che lo ha esortato a battersi per difendere Schengen e la casa comune europea. Certo la visita del premier a Ventotene è un gesto simbolico, l’Europa non si salva solo con un centro studi e con un mazzo di fiori, ma anche i simboli fanno soprattutto in un momento difficile come quello attuale.

Dalla stampa apprendo poi che il ministro Gentiloni ha dichiarato che l’Italia si impegnerà perché si proceda verso una più stretta unione tra i sei paesi fondatori dell’Unione Europea(2). Non mancano a proposito i contributi critici di chi per esempio pensa che la Federazione Europea sia l’unica soluzione per l’Europa e non si farà mai nel perimetro ampio dell’UE a 28, ma sottolinea che non ha senso alcuno stabilire il perimetro delle federazione sulla base della storia dell’integrazione europea dei primi anni cinquanta. Anche in questo caso i simboli fanno. Come lo scorso ottobre mi sono molto rallegrato delle posizioni federaliste espresse in una dichiarazione congiunta da Laura Boldrini e dai suoi omologhi tedesco, francese e lussemburghese(3) oggi non posso che sperare che Gentiloni, insieme ai suoi omologhi degli Stati fondatori si spenda per una federazione a cui aderiscano tutti o quasi tutti gli stati che adottano l’euro.

Infine la scorsa settimana il ministro Padoan si è recato al Parlamento europeo a presentare una proposta di schema minimo di assicurazione contro la disoccupazione nell’Unione Europea.

Per la verità è da diversi mesi che Padoan sostiene questa posizione, nel mio precedente contributo ho scritto che avevo appreso dai giornali dell’azione del ministro dell’economia, ma avevo espresso molti dubbi circa il reale sforzo dell’esecutivo italiano. Noi federalisti seguiremo con attenzione l’iniziativa del governo, a prescindere dalle nostre personali posizioni politiche, perché lo schema minimo di assicurazione europea contro la disoccupazione è una nostra battaglia(4). Tra l’altro c’è un report del Parlamento europeo del 2014 lungo oltre 200 pagine che spiega perché serve una politica dell’area euro contro la disoccupazione(5). Apprendo con piacere che l’europarlamentare Daniele Viotti scrive che la proposta potrebbe essere il primo passo verso la capacità fiscale dell’UE.

Infine leggo che la Commissione Europea, dopo le tensioni causate da Luxleaks, che coinvolgono direttamente il presidente Juncker, sta pensando ad una nuova stretta contro la macroevasione transnazionale. In particolare dovrebbero essere imposti nuovi scambi automatici di informazioni circa i Ruling fiscali, ovvero gli accordi che fanno le grandi imprese con le amministrazioni finanziarie per pianificare la loro tassazione prima dell’insediamento(6).

Come disse Galileo “Eppur si muove!” In questi giorni grigi per l’Europa vengono discusse proposte molto interessanti, coerenti con due dei cinque obiettivi citati nel mio contributo di pochi giorni fa. Il mio timore rimane però sempre lo stesso, che l’Europa si muova nella direzione giusta ma troppo lentamente nell’era della globalizzazione ai tempi della crisi finanziaria. Pensiamo all’unione bancaria, sono state fatte regole comuni ma se tutto va bene il fondo di garanzia dei depositi europeo arriverà solo nel 2019 ed almeno inizialmente sarà nettamente sottodimensionato. Oggi però mi preme riconoscere che il governo italiano, che spesso non ho esitato a criticare ha assunto posizioni condivisibili. Vedremo se riusciremo ad andare nella direzione giusta e soprattutto se riusciremo a farlo in tempi ragionevoli.


(1) S.SINAGRA, Litighiamo con Bruxelles ma per cosa? Puntare i piedi non basta se non hai una visione, 19 gennaio 2016 http://www.europainmovimento.eu/italia/litighiamo-con-bruxelles-ma-per-cosa-puntare-i-piedi-non-basta-se-non-hai-una-visione.html
(2) F. SCIANCHI, Gentiloni: “Europa a due velocità? Possibile, ripartiamo dai sei Paesi fondatori”, La Stampa, 28 gennaio 2016
(3) S.SINAGRA, La Dichiarazione dei quattro presidenti, i paesi fondatori e la Federazione con chi ci sta, http://www.europainmovimento.eu/italia/la-dichiarazione-dei-quattro-presidenti-i-paesi-fondatori-e-la-federazione-con-chi-ci-sta.html
(4) D. MORO, Per un sistema federale europeo di assicurazione contro la disoccupazione: note preliminari, 25 novembre 2015
(5) M. DEL MONTE - T. ZANDSTRA,The cost of non-Europe, common unemployment insurance scheme for the euro area, EPRS – European Parliamentary Research Center
(6) M. ZATTERIN, Dall’Ue giro di vite sull’evasione fiscale delle multinazionali, La Stampa, 28 gennaio 2016

Autore
Salvatore Sinagra
Author: Salvatore Sinagra
Bio
Nato a Palermo nel 1984. Laureato in Economia e legislazione per l’impresa all’Università Bocconi. Vive a Milano. Si occupa di valutazione di partecipazioni industriali e finanziarie. È un convinto sostenitore del federalismo europeo e della necessità di piani di investimento europei che rilancino il tessuto industriale europeo puntando sulle nuove tecnologie. E' membro del comitato centrale del Movimento Federalista Europeo dal 2015.
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