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Il 21 maggio 2006, proprio come oggi (21 maggio 2016 per chi legge n.d.r.), su questa “nostra” isola di Ventotene, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano focalizzò l’attenzione sulla necessità storica di tornare al pensiero di Altiero Spinelli, in occasione del XX anniversario della scomparsa, ammonendo le forze sociali, il mondo della cultura, delle istituzioni regionali e locali, dei movimenti associativi, rispetto alle sue idee e alla sua battaglia politica; e ritenne giusto, e qui lo confermiamo ancora, sottolineare che l’azione di Spinelli è il “lascito più ricco su cui possano contare, per formarsi moralmente e per operare guardando al futuro, le nostre generazioni più giovani”. Quelle generazioni che – aggiunse il presidente emerito -, “il cui sentire europeo si è fatto naturale e profondo”, e che nell’avanguardia della Gioventù Federalista Europea, trova la “molla più forte”.

Allora come oggi dobbiamo usare le parole di Napolitano. Quella di Spinelli “resta una grande lezione di metodo: non chiudere le proprie analisi in alcuno schema, confrontarsi creativamente con la realtà nella sua evoluzione, ispirarsi tenacemente a idealità non passeggere come quelle dell’unità e del comune destino dell’Europa, saper risollevarsi da ogni sconfitta. Si può imparare da Altiero ad essere uomini e donne di alti pensieri e di forte, indomabile volontà d’azione.” (1)
Altiero Spinelli ha concepito il federalismo come canone di “interpretazione della politica”(2). Per lui il federalismo è stato un criterio di conoscenza e di azione. E’ riuscito a collegare - come ha scritto Lucio Levi - la teoria federalista ai “principali problemi politici della nostra vita contemporanea”(3).
Per spiegare i fatti nuovi del mondo contemporaneo Spinelli ha impiegato un nuovo paradigma (4). Egli si è interrogato se un partito o uno Stato fossero lo strumento ideale al proprio scopo; rispose negativamente: gli Stati perché rappresentano l'elemento dal quale dipende la divisione dell’Europa (sono loro a dover cedere la sovranità a una autorità sovranazionale), i partiti perché sono un veicolo per il potere nazionale e quindi sono tutti una frazione del potere nazionale. Per Spinelli l’unità europea era una alternativa politica che “esigeva il superamento delle vecchie divisioni nazionali e ideologiche” (5).
Quindi l'unità europea non poteva essere il frutto spontaneo o il risultato inevitabile del processo storico, ma sarebbe stato il prodotto dell'impegno politico di un gruppo di uomini (il movimento federalista europeo), che doveva costruire un nuovo potere.
La base teorica di Spinelli si formalizzava nel federalismo americano. Da lì egli ha mutuato l'idea della necessità di intervenire in via prioritaria per la riforma delle istituzioni e, quindi, la trasformazione degli Stati nazionali in Stati membri della federazione europea (6). Ciò avrebbe aperto la strada a una società pacifica, libera, giusta. Ma – affermava Spinelli – questo è un obiettivo realizzabile soltanto se si porta a termine prima un compito distruttivo, l'abbattimento delle sovranità nazionali (7). Insieme a lui anche De Gasperi, che comprese il significato del federalismo europeo grazie a Spinelli, ha affermato che “per unire l'Europa, vi è forse più da distruggere che da edificare” (8).

Sempre qui a Ventotene si tenne una manifestazione il 10 e 11 ottobre 1981 per commemorare i 40 anni dalla redazione del Progetto di Manifesto per un’Europa libera e unita che porta proprio il nome di questa Isola. Spinelli chiese a Edmondo Paolini di organizzare un incontro con Mario Albertini, presidente del MFE, e con i federalisti. L’incontro si svolse in quella che possiamo tranquillamente definire “storica” scuola di via degli Ulivi, durante un Comitato centrale. Spinelli intervenendo illustrò la battaglia del “Club del Coccodrillo” (“per rafforzare le opportunità di successo delle azioni del Parlamento Europeo”) ed evidenziò l’impellenza del messaggio del Manifesto di Ventotene, che “non ha voluto essere la scoperta della Federazione europea, ma ha voluto essere la scoperta che la battaglia europea è una battaglia che si deve fare adesso!”. Successivamente Mario Albertini, dopo aver sottolineato l’importanza di quel momento, affermò: “Non sappiamo come andranno le cose. Si potrà arrivare nel giro della nostra generazione, con Spinelli che conclude la sua battaglia, alla fondazione della Federazione europea, si può anche non arrivare, ma, come ha ricordato Spinelli, solo chi non vuol rischiare di perdere è certo di non vincere”.

E Spinelli di sconfitte ne ha avute. Ma si è messo in gioco. Tutto il suo ciclo di azioni (sei, come ricorda nella sua autobiografia) si è fondato su ipotesi diverse, su un’avventura diversa, la cui sconfitta però – come lui scrive – non ha lasciato mai rancore: “la possibilità della sconfitta deve essere sempre accettata equanimemente all’inizio di ogni avventura creatrice. Bisogna sentire che il valore di un’idea, prima ancora del suo successo finale, è dimostrato dalla sua capacità di risorgere dalle proprie sconfitte. Infine – conclude Spinelli – chiunque si accinge ad una grande impresa lo fa per dare qualcosa ai suoi contemporanei e a sé, ma nessuno sa in realtà se egli lavora per loro o per sé; o per loro e per i suoi figli, che lo hanno visto costruire ed erediteranno da lui; o per una più lontana, non ancora nata generazione che riscoprirà il suo lavoro incompiuto o lo farà proprio; o per nessuno”.

Spinelli oggi è con noi, lo è sempre, al nostro fianco ci guida e ci conforta. Per usare le parole di un amico di Altiero, Eugen Kogon, egli è stato un puma, è stato nella foresta a caccia, ed è riuscito nel suo lavoro finale, che è tutto nella sua opera, è tornato, da Ventotene e fino alla battaglia al Parlamento europeo, con una preda, l’egoismo nazionale, in tutte le sue forme.
“Siate tenaci!” ci ha esortato Spinelli: “A voi, come a tutti i federalisti di tutta Europa, spetta il compito non solo di ammonire sui pericoli cui i nostri popoli vanno incontro e sul significato democratico della Costituente europea, ma anche il compito di vegliare da vicino sui deputati europei, spronandoli se esitano, approvandoli se agiscono bene, criticandoli se agiscono male. Sono certo che saprete rispondere a questa sfida” (9).
Noi dobbiamo essere sempre pronti a cogliere le occasioni, anche se – ricordando il Manifesto - “la via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà”.

 

Approfondimenti:

1) Intervento alla commemorazione La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà - L’Unione europea 30 anni dopo Altiero Spinelli, Ventotene, 22 maggio 2016.

2) Atti della celebrazione del ventesimo anniversario della scomparsa di Altiero Spinelli (1986-2006), Istituto di Studi Federalisti “Altiero Spinelli”, Ventotene, 2007, pp. 32 e ss.

3) Diario Europeo, p. 214, vol. I

4) Il Manifesto di Ventotene, ed. Corriere della sera – Classici del pensiero n. 25, p.40.

5) A differenza di Altiero, Ernesto Rossi (nel suo Gli Stati uniti d'Europa pubblicato a Lugano nel 1944 con lo pseudonimo di Storeno) concepiva la concezione federalistica della politica come una tecnica costituzionale di organizzazione del potere, che impedisce agli Stati nazionali, sottratti della sovranità militare attraverso la federazione. In Rossi il federalismo si configura come il completamento di un liberalismo radicale o di un liberalsocialismo e non come criterio di azione politica autonomo.

6) A.S. Pourquoi je suis européen, 1957, p.39

7) Spinelli, creatore di una teoria dell’azione democratica, con l’obiettivo di unificare gli Stati. Una teoria basata su alcuni fondamentali punti che possono così essere sintetizzati: 1) l'attualità della federazione europea; 2) la priorità della federazione europea rispetto al rinnovamento dello Stato nazionale; 3) lo spostamento del centro della lotta politica dal piano nazionale a quello internazionale; 4) la costruzione di una forza federalista indipendente come veicolo della battaglia per la federazione europea; 5) l'assemblea costituente europea come strumento per costruire un potere democratico europeo (L. Levi, cit.).

8) A.S. Manifesto dei federalisti europei, Guanda, Parma, 1957, p. 74

9) De Gasperi e l'Europa. Scritti e discorsi, a cura di M.R. Catti De Gasperi, Morcelliana, Brescia, 1979, p.187

Autore
Mario Leone
Author: Mario Leone
Bio
Mario Leone, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Sapienza di Roma, con una tesi in Scienza delle finanze ("Unione monetaria europea e sistema federale"), ha conseguito un master in “Giurista di impresa” presso l’Università Roma Tre e un master in “Diritto tributario professionale” presso l’Università Roma Tor Vergata. Attualmente è funzionario della Direzione centrale servizi fiscali dell’Agenzia delle Entrate. E’ entrato nella formazione giovanile (GFE) del Movimento federalista europeo (MFE) nel 1991 e nel Comitato centrale del Movimento nel 1995, è attualmente membro del Comitato federale del MFE. E' stato segretario del centro regionale del Lazio del MFE (2014-2020). E' Direttore dell'Istituto di studi federalisti "Altiero Spinelli". Ha realizzato con l’Associazione europea degli insegnanti (AEDE), l’AICCRE (Associazione italiana del consiglio dei comuni delle regioni d'Europa) e la Provincia di Latina, programmi di formazione sulle tematiche europee, è relatore sulla storia e il processo di integrazione europea in programmi di formazione scolastica. L’AEDE provinciale di Latina nel 2010 gli ha attribuito l’annuale Premio Europa per l’impegno profuso per la diffusione dell’ideale europeista. Ha collaborato con la rivista “Il Dibattito federalista” edito dalla Edif e con “Il Settimanale di Latina” sulle tematiche europee. Collabora con il bimestrale "L'Unità Europea", con Iniziativa repubblicana e con Eurobull. Ha pubblicato nel 2017 il volume "La mia solitaria fierezza" (editore Atlantide) e nel 2019 il X Quaderno di Ventotene "Dal Manifesto di Ventotene all'azione federalista nella Resistenza".
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