Scrivere oggi della Giornata mondiale del rifugiato sconta un sentimento di angoscia che ha bisogno di essere eliminata. Abbiamo più volte sottolineato, anche su questo blog, il disinteresse collettivo verso problematiche così gravose, quasi a nulla è valsa la politica europea di accoglienza per il rialzare il "morale" di un'Europa statica.
Gli accordi con la Turchia, per sedare le pressioni delle migrazioni verso la Grecia e verso l’Italia lasciano strascichi di incertezza sulla garanzia della tutela dei diritti umani. Ma la cosa che spaventa, rende sempre insicuri, sono i dati impietosi davanti una catastrofe annunciata.
Il numero di migranti, essere umani in fuga da guerre e violenze, è cresciuta del 9,7% sul 2014, 5 milioni in più, portando a 65,3 milioni il totale dei rifugiati.
Quasi metà del totale è composta da bambini mentre la guerra in Siria è la principale causa mondiale di fuga (con 4,9 milioni di rifugiati, Afghanistan con 2,7 milioni e Somalia con 1,1 milioni rappresentano da soli oltre la metà dei rifugiati). Gli altri numeri forniti dall’ultimo rapporto “Global Trends” dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) dice anche che la cifra totale comprende 3,2 milioni di persone, a fine 2015, in attesa di decisione sulla loro richiesta d’asilo in paesi industrializzati, 21,3 milioni di rifugiati nel mondo (1.8 milioni in più rispetto al 2014), e 40,8 milioni di persone costrette a fuggire dalla propria casa ma che si trovavano ancora all’interno dei confini del loro paese (un record, in aumento di 2.6 milioni rispetto al 2014).
A livello globale, con una popolazione mondiale di 7,349 miliardi di persone, questi numeri significano che 1 persona su 113 è oggi un richiedente asilo, sfollato interno o rifugiato.
E c’è un 5% di migranti che pur avendo presentato domanda di asilo politico in Europa si sono resi irreperibili così da non essere espulsi in caso di rigetto della domanda. A proposito di richieste di asilo politico, in Italia su 40699 soltanto il 4% è stato accettato.
«Sempre più persone sono costrette a fuggire a causa di guerre e persecuzioni. Questo è di per sè preoccupante, ma anche i fattori che mettono a rischio i rifugiati si stanno moltiplicando,» ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario dell’Onu per i Rifugiati. «Un numero spaventoso di rifugiati e migranti muore in mare ogni anno; sulla terraferma, le persone che fuggono dalla guerra trovano la loro strada bloccata da confini chiusi. La politica in alcuni paesi gravita sempre più verso restrizioni nell’accesso alle procedure d’asilo. Oggi viene messa alla prova la volontà dei paesi di collaborare non solo per i rifugiati ma anche per l’interesse umano collettivo, e ciò che deve davvero prevalere è lo spirito di unità».
Dobbiamo qui riaffermare la necessità di sostenere l’“Appello alle istituzioni ed alle cittadine e ai cittadini europei” perché vogliamo un'Europa dalle porte aperte, che garantisca ai migranti una via d'accesso sicura e legale senza costringerli a mettere a repentaglio la propria vita.
Purtroppo l'UE reagisce solo in stato di necessità e dà risposte inadeguate, perché non ha una politica comune dell'immigrazione. D'altra parte, la Turchia ha in mano l'innesco di una bomba a orologeria: può in ogni momento aprire i cancelli dei campi profughi e riversare sull'Europa tre milioni di persone.
A noi cittadini europei il compito di reagire!