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Marcia per l'Europa, Roma 25 marzo 2017. Foto di Nicola Vallinoto, Licenza CC

L’Italia, secondo quanto affermato dal Presidente Sergio Mattarella, deve affrontare oggi tre gravi emergenze: la lotta alla pandemia, il piano per l’utilizzo dei finanziamenti europei e i problemi sociali.

Le politiche necessarie per rispondere a queste gravi emergenze richiedono una visione larga e di lungo periodo per il Paese che si concentrino su alcuni temi come la sostenibilità sociale e ambientale, una volontà di programmazione a livello statale e un consenso ampio nella società italiana che vada oltre le aule parlamentari e coinvolga i settori più importanti della nostra vita economica, sociale e culturale a cominciare dal mondo della produzione (lavoratori e imprenditori).

Queste politiche fanno parte di un sistema di governo democratico che va dalla dimensione locale delle città fino alla cooperazione internazionale avendo al centro il processo di integrazione europea dove gli interessi nazionali possono essere salvaguardati solo partendo dalla convinzione che gli Stati europei sono più forti insieme nel quadro di una sovranità condivisa e non separati nella contrapposizione fra apparenti sovranità nazionali.

Sta qui la differenza essenziale fra sovranisti e europeisti, che rende impraticabile in Italia una alleanza che confligge con l’appartenenza della Lega al gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo - a cui aderiscono il Rassemblement National in Francia, Alternative für Deutschland in Germania, il Vlaams Belang in Belgio e il Freiheitliche Partei in Austria, vale a dire le componenti più conservatrici e antidemocratiche in Europa - e che sulle più importanti scelte europee (il bilancio e le risorse per la ripresa, l’ambiente, l’immigrazione, il rispetto dello stato di diritto, le relazioni internazionali) si è sempre schierata con le minoranze ostili ai valori della dignità umana, dell’uguaglianza, della non-discriminazione, della giustizia e della solidarietà.

Il vero europeismo non è per noi un concetto astratto ma deve tradursi in cinque priorità che dovrebbero essere parte essenziale della politica europea del governo italiano:

  • Il superamento del voto all’unanimità nel Consiglio con il conseguente rafforzamento dei poteri legislativi e di bilancio del Parlamento europeo per rendere l’Unione europea più efficace e più democratica

  • l’attribuzione all’Unione europea di competenze in politiche che richiedono una sovranità condivisa e che sono ora largamente di competenza nazionale (salute, sociale, industriale, energetica e ambientale, migratoria, protezione civile, digitale, tecnologica, estera) o di competenze esclusive nello spazio di libertà e di sicurezza e nella cooperazione con i paesi in via sviluppo

  • uno ius soli europeo come conseguenza del principio della politica di accoglienza e lo sviluppo di una vera cittadinanza europea nella consapevolezza che essa è posta a fondamento del principio di non-discriminazione di tutte le persone che risiedono nell’Unione europea

  • la capacità fiscale dell’Unione europea per dotare il suo bilancio delle risorse proprie necessarie per garantire beni pubblici a dimensione europea

  • il rispetto dello stato di diritto, come condizione per aderire e appartenere all’Unione europea, così come declinato nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Se il nuovo governo italiano volesse dare un segnale inequivoco della volontà di gestire le ingenti risorse europee in conformità agli obiettivi della sostenibilità sociale e ambientale dovrebbe presentare alla Commissione europea un piano per la ripresa (Recovery Plan) la cui premessa sia fondata su una visione di alto profilo e di lunga prospettiva, su una capacità di programmazione e su un ampio consenso della società italiana.

Se il nuovo governo italiano vuole contribuire a creare nell’Unione europea una alleanza di innovatori deve presentare al Consiglio europeo le cinque priorità più sopra indicate chiedendo alle forze politiche che gli daranno la fiducia nel parlamento italiano di sostenerle con coerenza nel Parlamento europeo.

In questo spirito la discriminante non potrà essere limitata all’alternativa fra europeismo e sovranismo ma fra la scelta del metodo federale indispensabile per creare un vero spazio pubblico democratico europeo e un generico europeismo incapace di dare risposte adeguate ai problemi del nostro tempo e delle nuove generazioni europee.

È questa la sfida essenziale di fronte a cui si trova un vero radicalismo riformista e su cui far convergere la cultura dell’universalismo cristiano, dell’internazionalismo socialista e del cosmopolitismo liberale a cui si deve aggiungere la cultura ambientalista nella prospettiva della trasformazione dell’Unione europea in una Comunità federale percorrendo la via costituente e non quella di una revisione confederale dei trattati.

ROMA, 9 febbraio 2021

PRIMI FIRMATARI

ALESSANDRO BIANCHI, PIER VIRGILIO DASTOLI, ANNA FALCONE, EMILIO GABAGLIO, CARMEN LASORELLA, ALBERTO MARITATI, WALTER NOCITO, DOMENICO RIZZUTI, TONINO PERNA, SILVIA PRODI, RAFFAELLA RINALDIS, NADIA URBINATI, NICOLA VALLINOTO