(*) Se l’Europa continua in questa direzione saranno accentuate le impasse, le diseguaglianze e l’euroscetticismo. Allo stesso tempo, lo spostamento verso l'estrema destra è una minaccia reale. E se così fosse, quale soluzione dovrebbero proporre le forze di sinistra e progressiste? Quali politiche e priorità possono rifondare il grande esperimento storico dell'Europa unita e rivitalizzare la fiducia dei popoli europei verso il progetto europeo ? La risposta a questa fondamentale domanda richiede coraggio politico e lucidità strategica. È necessario individuare quale tipo di Europa vogliamo come cittadini che hanno sempre saputo (o anche scoperto ultimamente) che la “mano invisibile del mercato” non è in grado di produrre le migliori soluzioni sociali ed economiche.
L'Unione europea è politicamente debole e ferita nella coscienza dei cittadini. In tutti i referendum svolti negli ultimi anni, le proposte che hanno sostenuto le forze politiche dominanti sono state respinte. Le tendenze centrifughe non si limitano a Londra, mentre la crisi dei rifugiati ha dimostrato che in molte capitali del continente europeo non si considerano come scontati l'aquis comunitario.
NAZIONALISMO E INTOLLERANZA
La Sinistra moderna, socialista o radicale, non è contenta della presenza di questi problemi. Al contrario, la situazione di stallo di fronte alla quale si trova l'integrazione europea rappresenta un campanello d’allarme e uno stimolo di lotta politica per la difesa della visione europea, attraverso la sua rifondazione progressista.
Perché l'Europa è ancora per noi la “casa comune dei suoi popoli”, ed è anche la zona geografica e politica minima all'interno della quale i governi, la politica, e la Sinistra potranno fermare l'agenda aggressiva dei mercati finanziari. Il nucleo dell’attuale fase di stallo è il fallimento delle politiche dominanti che sono state applicate in Europa da oltre 20 anni. Politiche applicate dalle forze dei conservatori coincidenti con settori della socialdemocrazia sul terreno del neoliberismo. Queste politiche hanno allontanato i cittadini, hanno fatto pressioni sulla società, hanno fatto crescere le disuguaglianze economiche e le disuguaglianze tra i paesi. Hanno concesso spazio e passo al nazionalismo e agli atteggiamenti di intollerana. Ad un altro livello, ma ancora una volta, a causa di queste politiche, l'Europa nel suo complesso è rimasta in una situazione di stagnazione cioè praticamente ha perso terreno prezioso. I nuovi "giocatori" dinamici nella scena internazionale guadagnano mercati, attraggono nuovi investimenti di capitali e incorporano ancora più rapidamente la conoscenza e la tecnologia nella loro produzione. Non dobbiamo permettere all'Europa di invecchiare ed essere emarginata.
UN PIANO DI RIFORME
L'inversione di questa triplice crisi - in termini di legittimità democratica, prospettiva economica e sviluppo economico - può essere supportata solo riscoprendo i valori fondativi dell'integrazione europea. La libertà, la democrazia, i diritti umani, la solidarietà e lo stato di diritto, il sostegno del sistema previdenziale e di protezione sociale. Tuttavia, la situazione critica di oggi richiede qualcosa di più nel dichiarare e riaffermare i nostri valori. Richiede l'elaborazione di un piano concreto e realizzabile per mettere in pratica le nostre idee. Un piano di tagli profondi nella struttura e nel sistema di funzionamento dell'Unione europea.
Abbiamo bisogno di politiche con effetto immediato e una strategia politica mirata, come ad esempio:
o Un bilancio comunitario più esteso
o Il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo.
o L'unione bancaria e la garanzia dei depositi a livello europeo.
o Il sussidio di disoccupazione europea.
o Il funzionamento della BCE come prestatore dell’ultima istanza.
o L'efficace inserimento degli obiettivi di crescita e occupazione nei Trattati.
o Un pilastro europeo dei diritti sociali e del lavoro.
UNA CHIARA ALTERNATIVA PROGRESSISTA
La somma di tutto questo progetto politico per rilanciare l'idea dell’ Europa non può che essere la sua prospettiva federalista. Non può che essere solo la chiara alternativa progressista sia contro il ristagno di compromessi intergovernativi infiniti (dove spesso c'è la legge del più forte) sia contro la frana verso la estrema destra e il nazionalismo, il darwinismo sociale e l'emarginazione economica del nostro continente nel suo insieme.
Il federalismo progressista di sinistra – questa visione - è in grado di ripristinare la vita nell'Unione europea e di rappresentare l’ispirazione per le nostre società. I presupposti politici per il suo cammino maturano di giorno in giorno. Forze appartenenti alla famiglia socialista si muovono in direzioni più compatibili con il loro grande patrimonio storico e il loro contributo nel nostro continente. La Sinistra radicale cresce e rivendica anche la gestione del governo. Insieme con i Verdi e i movimenti democratici progressisti e di cittadini che sono emersi in molti paesi come portatori di rinnovamento e come contrappeso alla minaccia della destra estrema. La dimensione della sfida che abbiamo di fronte a noi è di una portata cosi storica, che travolge le linee di divisione del passato. La dichiarazione di Ventotene di 70 anni fa lo aveva proposto in modo profetico: La linea di divisione fra i partiti progressisti e i partiti reazionari coinciderà con l'adozione di un obiettivo chiave per la creazione di un'unione federale internazionale in Europa in grado di entrare in collisione con le oligarchie finanziarie e il totalitarismo politico. I conservatori non possono garantire il futuro dell'Europa. Il ritorno alla fortificazione dietro i confini statali sarebbe un atavismo politico e storico senza futuro. Il tempo di un'Europa unita, il tempo di un' Europa progressista e sociale è arrivato. “Il viaggio che dobbiamo fare non è né facile né sicuro. Ma si deve fare. E si farà”. (Ultima frase del Manifesto del Ventotene).
*L’articolo è stato pubblicato su “Le Monde” nell'edizione del 27 aprile 2017 con il titolo “Le temps d’une Europe unie, progressiste et sociale est venu” e sul giornale di SYRIZA “Avgi”.
Traduzione a cura di Argiris Panagopoulos.