Sappiamo bene quanto i simboli siano importanti nelle dinamiche della politica di questi tempi. Importanti perché ci aiutano a non perdere di vista valori comuni, memoria e, soprattutto, impegno. Così è stato ed è anche per la data del primo marzo, dal 2010, la giornata che rappresenta un momento di riflessione e impegno contro le discriminazioni e lo sfruttamento nei confronti dei migranti. È questa la data del primo “sciopero dei migranti”, non uno sciopero di categoria ma lo sciopero di quelli che chiamammo “invisibili” all’opinione pubblica ma determinanti per l’apporto economico e lavorativo.
All’epoca, quattro milioni e mezzo di cittadine e cittadini, oggi divenute poco più di cinque milioni. È la data che quest’anno scegliamo per denunciare, in particolare, l’illegalità del sistema Hot Spot e la forte preoccupazione per le segnalazioni che continuano ad arrivarci di respingimenti illegittimi, decisi sulla nazionalità, in aperta violazione del diritto internazionale. La giornata di mobilitazione internazionale ci dà dunque l’occasione di presentare una denuncia pubblica contro il sistema voluto dall’UE e realizzato alle frontiere europee, Italia compresa. Un operazione di respingimento che, di fatto, sta negando la possibilità a moltissimi di richiedere protezione e asilo.
Una denuncia pubblica necessaria fatta di numeri, dati e testimonianze dirette delle vittime del sistema hot spot e dei suoi respingimenti illegittimi. Una denuncia che vuole squarciare il velo di omertà e il quadro assolutamente disastroso di un’Europa in piena regressione sociale e culturale. Un’Europa incapace di reagire con positività ad un dato strutturale di mobilità, sempre più determinata da condizioni di vita insostenibili in diverse parti del mondo.
Oltre 240 milioni di persone si muovono nel mondo secondo i dati dell’ONU e, di questi, 60 milioni sono costrette a farlo per guerre, carestie e dittature. Un dato su tutti è bene tenere a mente: negli ultimi 6 anni sono ben 15 i nuovi conflitti scoppiati o ripresi e che, in larga parte hanno determinato i flussi e gli arrivi nel continente europeo.
Uomini e donne che però stanno trovando un’Europa che neanche lontanamente assomiglia a quella sognata nel Manifesto di Ventotene da Spinelli e Rossi e che, al contrario, ha tolto definitivamente dal proprio vocabolario le parole accoglienza, salvataggio, asilo rifugiandosi, è il caso di dirlo, dietro a muri, requisizioni di beni dei migranti, chiusura delle frontiere e disconoscimento di Schengen.
Queste evidenti contraddizioni vogliamo far emergere in questo primo marzo. Contraddizioni che assomigliano sempre più a scelte pensate e volute per lasciare nel caos l’Europa e i paesi membri, per negare diritti fondamentali a decine di migliaia di esseri umani, “colpevoli” solo di essere nati in un Paese diverso dal nostro.
[Fonte: Arciliguria.it]