Sabato 20 febbraio 2016.
Si parte in treno, pullman, auto e con ogni altro mezzo verso il passo del Brennero, confine Italia-Austria, dove si terrà questa catena umana per dire NO al ripristino dei controlli alle frontiere e quindi perdere di fatto tutte le fondamentali libertà di circolazione e commercio conquistate in passato. Bandiere, trombe e sassofoni, mani intrecciate.
Tutto è nato dalla bella idea del Partito Democratico del Trentino di manifestare il suo dissenso dopo che l’Austria ha affermato di voler erigere una barriera al confine del Brennero. L’appello è poi stato sottoscritto da vari consiglieri regionali e provinciali, da esponenti del mondo sindacale, associativo, culturale, della società civile, e da singoli cittadini: alla manifestazione hanno così aderito cariche istituzionali, membri del Partito Democratico, dei Verdi, del PATT, dell’SVP e di SEL, le Acli, i sindacati, il CNCA, il Centro Astalli e la Gioventù Federalista Europea. Nonostante non tutti abbiano potuto parteciparvi di persona, il gesto simbolico di adesione ha avuto i suoi effetti positivi.
Il PD trentino ha definito un successo questa iniziativa (organizzata in pochi giorni!), con la partecipazione di circa 200 persone da Italia, Austria e Germania, ma bisognerebbe piuttosto definirla un piccolissimo passo. E non è stato un piccolissimo passo per il minimo gesto simbolico che ha avuto un po' di eco nei media, sia locali che nazionali, ma soltanto per le piccole relazioni intrecciate tra i cittadini presenti, i primi veri politici al di là di quelli con una carica istituzionale.
L'Europa è senza i suoi sovrani: i cittadini! Infatti il sogno di un’Europa unita e coesa sta paradossalmente crollando, a causa dei vari egoismi nazionali, con gli Stati che continuano ad erigere nuovi muri. Bisogna quindi progredire nell’intento e percorrere molti altri passi: tutti noi sovrani sappiamo che dal luogo comune del confine del Brennero si può arrivare a Roma, a Vienna, e forse - camminando tanto - si arriva anche a Bruxelles, a Londra, a Stoccolma, a Sofia e ad Atene. Ma per prima cosa bisogna mettere giù le bandiere e fare rete nella società civile, al fine di contare e pesare, prima, a livello europeo. Perché il problema del Brennero è tuo ed è mio. Dopo il Brennero ci sarà il traforo del Monte Bianco, poi il ponte che collega Danimarca e Svezia e così via. Tutti noi dobbiamo far rivivere Alexander Langer ed alzarci in piedi: costruendo ponti e non muri. Tutti noi dobbiamo far rivivere il sogno di Spinelli, De Gasperi, Schuman, Monnet, Adenauer e gli altri: un’Europa federale, un’Europa pienamente e davvero integrata che si occupi in primis dei suoi cittadini e del bene comune e che metta da parte gli egoismi e i nazionalismi.
Basterà un nostro piccolissimo passo per costruire un ponte, poi un altro e poi un altro ancora e impedire il rapido ed incessante declino che la nostra casa comune chiamata Europa sta vivendo sotto i nostri occhi. Ma per prima cosa dovremo rinunciare alla nostra bandiera personale e far sventolare quella degli altri. Sabato mancava ancora questo. La prossima volta forse dovremo fare così.
- Le foto della manifestazione
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