14 novembre 2016, Marrakech - Marocco dopo una settimana e l'assorbimento dell'urlo di Trump, i lavori della COP22 entrano di fatto nel vivo assieme a una visione nuova dell'assetto mondiale. Infatti dalla plenaria dalla quale sto scrivendo la svolta negazionista e anti ecologista americana non ha trovato quel seguito che normalmente un decennio fa avrebbe trovato, ovvero i grandi paesi e le grandi economie del mondo non solo non si sono accodate al USA pensiero qualsiasi esso sia ma anzi un unione di paesi dell'America latina uniti hai giganti asiatici come la Cina hanno chiesto passi avanti rispetto a Parigi, con l'aumento della dotazione finanziaria per lo sviluppo e l'applicazione delle nuove tecnologie per l'ambiente, la produzione energetica e soprattuto i trasporti.
A tali richieste si associano anche grossa parte degli stati africani a parte i produttori di petrolio, per ovvie ragioni e gli stati insulari che, come abbiamo potuto oggi apprendere dal ministro dell'ambiente e dell'energia della Maldive, Mr. Thoriq Ibrahim che vedono la stessa esistenza dei loro stati a rischio a causa dell'innalzamento dei mari.
In queste ore il segretario di stato USA J. Kerry atterra a Marrakesh, l'ultimo evento pubblico dell'amministrazione Obama, ma ve da chiedersi se sarà anche l'ultimo evento pubblico degli USA come potenza mondiale con un ruolo definito all'interno della comunità delle Nazioni Unite, o diventeranno pura potenza regionale sempre più ripiegata e murata su se se stessa incapace sia di guidare il pensiero mondiale, ma anche di interpretarlo e farsene parte.
Non sappiamo se le grida di disperazione, i canti i balli delle genti che sono confluite nelle strade di Marrakesh davanti alla COP, nelle piazze saranno veramente ascoltati, i documenti raccolti e fatti propri dagli stati nazionali, ma sappiamo che questa conferenza è il primo atto che definisce il rapporto tra coloro che sono stati fari di civiltà e il resto del mondo.