Il premier Renzi incontra il presidente del parlamento europeo Martin Schulz e chiosa dicendo che l’Europa deve occuparsi del lavoro e non delle banche (1). Ho già scritto che fa bene il governo italiano affermare che il progetto europeo si rivitalizza solo rilanciano le dimensioni dell’inclusione sociale e dell’innovazione e che fa bene a sostenere l’idea di uno schema minimo europeo di sussidio contro la disoccupazione, ed ho già espresso le mie perplessità sulla concretezza del governo in merito alle tante battaglie che devono essere condotte a Bruxelles per dotare l’Area Euro delle necessarie istituzioni e dei necessari strumenti per rispondere alle sfide della globalizzazione negli anni della grande stagnazione.
L’ultima affermazione del presidente Renzi mi pare troppo semplicistica e troppo orientata alla comunicazione, è chiaro che tutti preferiamo uno Stato che investe in lotta alla povertà ed in politiche attive del mercato del lavoro invece che in continui salvataggi bancari, tuttavia almeno fin dalla metà dello scorso decennio siamo entrati in una crisi da cui non siamo capaci di uscire anche perché non c’è la volontà politica di agire sugli squilibri economici che hanno portato alla crisi e gli squilibri non sono certo diminuiti con l’esplosione di qualche bolla.
Il buon funzionamento del settore bancario e finanziario è presupposto per il ritorno del vecchio continente ai tassi di disoccupazione pre-crisi.
Un economista liberista come Raghuram Rajan (2) scrive in terremoti finanziari (3) che le continue crisi, dovute tra le altre cose ad un’errata regolamentazione del settore finanziario ed a risposte improprie alle disuguaglianze, hanno comportato un allungamento dei tempi che impiega il sistema a ritornare ai livelli di occupazione normali dopo uno shock ed a riprese senza occupazione (4).
Quindi occuparsi di lavoro significa anche occuparsi di banche
Dopo il collasso di Lehman Brothers e nelle more del disastro greco la Commissione Europea aveva fatto predisporre a due gruppi di esperti altrettanti documenti riguardanti il settore bancario e finanziario: il rapporto De Larosiére (5) del 2009 sulla supervisione bancaria e il rapporto Liikanen (6) del 2012 sulle riforme strutturali del settore bancario; tali elaborati entrambi dell’estensione di poche decine di pagine ponevano questioni di fondamentale importanza quali la necessità di (i) pervenire ad una supervisione bancaria unica con relativa assicurazione europea dei depositi e meccanismi di bail in per le banche, (ii) intervenire sui conflitti d’interesse delle agenzie di rating (iii) intervenire sui cattivi incentivi delle remunerazioni dei management delle banche, (iv) varare una volcker rule europea che imponesse la separazione della banca tradizionale dalla banca di investimento (rapporto Liikanen). Presupposti di tali rapporti erano la considerazione che si dovesse mettere fine a salvataggi sistematici delle banche con i soldi dei contribuenti, che si dovessero controllare le banche troppo grandi per fallire in modo che non ci si trovasse periodicamente a scegliere tra una crisi con effettui difficili da prevedere ed un’iniezione poderosa di soldi pubblici nel settore privato e che l’abbondanza di liquidità e la poca efficienza dei controlli aveva provocato l’accumulazione di rischi che poi hanno scatenato la crisi più dura dopo quella del 1929.
Al gruppo De Larosiére ed al gruppo Liikanen hanno preso parte rispettivamente gli italiani Rainer Masera (7) e Marco Mazzucchelli (8).
Va sottolineato che in questo caso interventi forti di regulators pubblici non vengono chiesti da anticapitalisti, ma da due gruppi di lavoro che potrebbero essere contestati perché non includono rappresentanti dei contribuenti, dei consumatori e delle associazioni ambientaliste ma solo professionisti della finanza.
Allo stato attuale, con grande lentezza stiamo procedendo verso la supervisione bancaria unica europea e forse arriveremo tra qualche anno ad un sistema unico di assicurazione dei depositi bancari, le questioni che forse provocherebbero le resistenze più significative sono state trattate dal parlamento europeo ma sembrano non interessare ai governi rappresentati nel Consiglio dell’Unione Europea e che hanno in merito l’ultima parola.
E a chi spetta se non alle istituzioni europee il compito di promuovere la regolamentazione del settore bancario?
Il mondo della finanza è caratterizzato da conglomerati di dimensioni globali che dovrebbero essere regolamentati a livello mondiale, oggi non esistono i presupposti per un intervento globale, perché le istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale sono al tal punto delegittimate che i grandi paesi emergenti, i BRICS, (9) hanno lanciato istituzioni alternative e molti paesi poveri si rivolgono alla Cina quando i loro interlocutori dovrebbero essere le organizzazioni internazionali. Per tale motivo oggi non esiste altra scelta che una regolamentazione della finanza nel perimetro dell’UE o se Londra si defilasse dell’area euro. E’ bene ricordare che, come dimostra il caso del bail in inevitabilmente tutte le regole dell’economia hanno effetti collaterali e ciò è tanto più vero quando si tratta di regole che stabiliscono come si gestiscono le crisi e quindi come vengono distribuite le perdite. Gli andamenti isterici dei mercati nati da timori sulla Cina, sugli altri emergenti ed adesso su grandi gruppi industriali e finanziari come Volkswagen e Deutsche Bank non lasciano spazio ad interpretazioni alternative: serve un’Unione Europea che proponga soluzioni per i grossi squilibri globali, che rischiano di causare continue bolle speculative con micidiali ricadute occupazionali e sul modello sociale europeo.
Approfondimenti:
1) Renzi incontra Schulz: l’Europa deve pensare di più ai posti di lavoro che alle banche. RaiNews,12 febbraio 2016 (http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Renzi-Europa-pensi-posti-lavoro-che-banche-75f0696d-84fc-4f52-b311-65c9fd691513.html)
2) Raghuram Rajan (Bhopal 1963) economista americani di origini indiane, docente della Booth School of Business dell’Università di Chicago, dal 2013 governatore della banca centrale indiana
3) R. G. RAJAN, Terremoti finanziari, come le fratture nascoste minacciano ancora l’economia globale, Einaudi, Torino, 2012
4) L’analisi dello studioso riguarda gli USA, ma i problemi messi in evidenza si riscontrano anche in Europa, L’Italia oggi ha una disoccupazione del 13%, nel 2007 si attestava al 6% circa; in Francia nello stesso periodo il tasso di disoccupazione è passato dal 7,5% al 10%, Spagna e Grecia sono passate da una disoccupazione a una cifra ad una superiore al 20%.
5) The high-level group on financial supervision in the UE, chaired by Jacques de Larosiére. Bruxelles 25 Febbraio 2009. Si tratta di un rapporto prodotto per la Commissione Europea da un gruppo di professionisti del settore bancario e della supervisione del settore bancario. Il gruppo formato da 8 componenti prende il nome dal suo presidente il francese Jacques de Larosiére (Parigi, 1929). Governatore della banca di Francia dal 1987 al 1993, è stato presidente dalla Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo, consulente del Fondo Monetario Internazionale, del tesoro francese e del gruppo BNP Paribas
6) High-level expert group on reforming the structure of the EU Bankig Sector, chaired by Erkki Liikanen, Bruxelles, 2 Ottobre 2015. Si tratta di un rapporto prodotto per la Commissione Europea da un gruppo di professionisti del settore bancario e della supervisione del settore bancario. Il gruppo formato da 11 componenti prende il nome dal suo presidente il finlandese Erkki Liikanen (Mikkeli, 1950) . Politico del partito socialdemocratico, parlamentare dal 1972, ministro, ambasciatore presso l’Unione Europea, commissario europeo dall’adesione dalla Finlandia all’UE nel 1995 al 2004 e governatore attuale della Banca Centrale di Finlandia
7) Rainer Masera (Como 1944), banchiere, economista e accademico. Dal 1975 al 1988 è stato capo del servizio studi di Banca d’Italia , è stato ministro del governo Dini (1995-1996) e dal 1998 al 2004 amministratore delegato del gruppo SanpaoloIMI
8) Professionista del settore bancario italiano, ha lavorato per Morgan Stanley, Monte dei Paschi, Sanpaolo Imi, Credit Suisse, Royal Bank of Scotland e Julius Baer
9) Con l’acronimo BRICs nel 2001 l’analista di Goldman Sachs Jim O’Neill aveva individuato in Brasile, Russia, India e Cina i paesi che grazie ad una crescita esponenziale del Pil avrebbero dominato la scena mondiale. Tali paesi insieme al Sud Africa dal 2009 organizzano incontri annuali per pervenire ad una regolamentazione dell’economia alternativa a quella attuale.