Chiarisco in queste righe, già condivise sui social network, la mia breve dichiarazione «L'Ue affronta crisi gravi su temi come i rifugiati, noi ragazzi siamo senza lavoro. Davvero pensano, con un viaggio, di poter dare basi solide a un progetto comune?» riportata sul quotidiano La Repubblica riguardo la possibilità di un interrail gratuito per i diciottenni europei.
Come federalista convinto, non posso ovviamente essere contrario a un progetto europeo così concretamente vicino ai giovani e alla formazione. Vi chiederei soltanto di guardare le cose da un'altra prospettiva, di pensare a quali colossali problematiche l'Unione dovrebbe affrontare e su cosa invece stiamo dibattendo per prendere una posizione.
Costruire un'identità europea attraverso l'esperienza e la possibilità di far viaggiare i giovani è essenziale.
Progetti come questo credo davvero che siano determinanti nella costituzione di una coscienza comune nel superamento dei residuati nazionalisti.
Quello che mi chiedo e su cui cerco di far riflettere anche voi è però un semplice dato di fatto: ci sarà ancora un'Unione Europea così come la conosciamo oggi quando questi ragazzi avranno completato il loro percorso di formazione?
Viviamo in una situazione di emergenza strutturale, una crisi sistemica che pone la necessità di evidenti riforme istituzionali. Stagnazione economica, crisi di solidarietà tra stati membri, incapacità di gestire i flussi migratori, mancanza di una politica estera e di difesa unica, completa assenza di una sicurezza comune contro terrorismo o organizzazioni criminali internazionali, brexit, disoccupazione, intergovernativismo e debolezza strutturale degli organi sovranazionali europei, populismo dilagante, risorgere dei nazionalismi e degli odi xenofobi, ecc...
L'elenco può ovviamente ancora continuare. Allora, dopo l'inconsistenza delle risposte date a Bratislava da parte dei capi di Stato, vogliamo fare qualcosa di più?
Vogliamo pretendere qualcosa di più?
È inutile fingere che tutto andrà bene, se nessuno lotta e si impegna per salvare il progetto europeo. Dobbiamo renderci conto delle prossime scadenze elettorali che ci aspettano nel 2017.
In tutto questo, credo che il Parlamento europeo abbia delle serie responsabilità e che non possa limitarsi a discutere di un biglietto del treno gratis.
Dobbiamo parlare di futuro, dobbiamo salvare questa comunità di destino o l'interrail sarà solo un dettaglio nel fallimento del più grande progetto politico dell'ultimo secolo.
Credo che questo Parlamento sovranazionale, che per la prima volta nella storia europea è riuscito ad unire democraticamente i rappresentanti eletti da un comune elettorato di diversi stati, che ha visto in prima persona le battaglie di Altiero Spinelli, può e deve aspirare a fare molto di più.
Un primo passo concreto potrebbe essere quello di non affossare nei lavori in commissione i progetti di riforma dell'Unione Böge/Beres, Bresso/Brock e Verhofstadt.
I federalisti sarebbero gli utopisti? No, penso che la leadership che ritiene di poter andar avanti con l'assetto esistente, aggiungendo qua e là queste misure palliative, sia l'unica davvero fuori dalla realtà.
Gli eventi corrono e la finestra storica per la realizzazione dell’unità del continente si sta drammaticamente chiudendo. La responsabilità di non aver pensato davvero al futuro della generazione "millenial", di quella "erasmus", di quella "interrail", chi se la prende?