Parte da Berlino l'appello del cantante irlandese per l'unità europea.
Il 31 agosto a Berlino gli U2 hanno sventolato una grande bandiera blu con le 12 stelle, il simbolo dell'Unione europea, durante la canzone New Year's Day(1). La scelta è stata annunciata dal cantante Bono Vox con una lettera pubblicata il 27 agosto sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung(2). Il cantante irlandese ha lanciato un appello per l'unità europea contro i nazionalisti e gli estremisti e ha richiamato il significato della parola sovranità che assume un valore più grande se condivisa a livello europeo.
Nella lettera Bono esordisce dicendo che "L’Europa è un pensiero che deve diventare un sentimento". "La parola patriottismo è stata rubata dai nazionalisti e dagli estremisti. I veri patrioti cercano l'unità e non l'omogeneità". Il cantante conclude la lettera chiedendosi se riusciremo a mettere i nostri cuori in questa lotta per l'unità europea.
«Mi hanno sempre detto - scrive Bono - che una rock band è al suo meglio quando è un po’ trasgressiva, quando sposta i limiti del cosiddetto buongusto, quando sorprende. Bene, gli U2 partiranno in tour da Berlino questa settimana, ed ecco una delle nostre provocazioni: durante il concerto sventoleremo sul palco una grande, brillante, bandiera blu dell’Unione Europea».
«Immagino che, anche per un pubblico rock, sventolare una bandiera europea in questi giorni sia un fastidio, una noia, un riferimento kitsch all'Eurovision Song Contest, ma per alcuni di noi è diventato un atto radicale. L'Europa, che per lungo tempo ci ha fatto sbadigliare, oggi provoca litigi a pesci in faccia. L'Europa è teatro di forze potenti, emotive e contrastanti che daranno forma al nostro futuro. Dico il nostro futuro, perché non c'è modo di negare che siamo tutti insieme su questa barca, in mari agitati da condizioni meteorologiche estreme e politiche estremiste».
«Oggi è difficile trasmettere l'idea di Europa: eppure non vi è mai stato un luogo migliore dell'Europa per nascere negli ultimi 50 anni. Anche se dobbiamo lavorare molto più duramente per diffondere i benefici della nostra prosperità, gli europei sono più istruiti, meglio protetti dagli abusi delle grandi multinazionali, e trascorrono una vita più sana, più lunga e più felice di quelle di qualsiasi altra regione del mondo - scrive Bono -. Sì, più felice. Queste cose contano».
«L'Irlanda è un posto con una speciale connessione emotiva con l'Europa e con il suo ideale. Forse è perché l'Irlanda è una piccola roccia in mezzo a un grande mare, desiderosa di far parte di qualcosa di più grande di noi (per la maggior parte le cose sono più grandi di noi stessi). Forse è perché ci sentivamo più vicini all'Europa che ad altre persone che vivono sulla nostra isola. L'appartenenza all'Europa ci ha permesso di diventare migliori e più sicuri di noi stessi. Siamo un po' più rispettati tra gli amici. Inoltre, più il nord e il sud dell'Irlanda si avvicinano all'Europa, più ci avviciniamo l'un l'altro. La prossimità ha oltrepassato il confine e ha abbattuto le barriere».
«Per ragioni storiche, non prendiamo alla leggera la sovranità. E se la definizione di sovranità è il potere di un paese di governare se stesso, l’Irlanda è la dimostrazione che collaborare con altre nazioni ci ha permesso di ottenere un potere più grande di quanto avremmo conquistato da soli, e un maggiore controllo sul nostro destino».
«Come europeo sono orgoglioso di ripensare a come i tedeschi abbiano accolto i rifugiati siriani spaventati dalla guerra, e sarei ancora più fiero se altri paesi avessero fatto lo stesso. Sono orgoglioso della battaglia dell'Europa per porre fine alla povertà estrema e ai cambiamenti climatici. E, sì, sono straordinariamente orgoglioso dell'accordo del Venerdì Santo e di come altri paesi abbiano sostenuto l'Irlanda sulla questione del confine, ritornata in auge con la Brexit. Mi sento privilegiato per aver potuto vivere l'epoca più lunga di pace e benessere sul continente europeo».
«Eppure tutto questo è in pericolo - continua Bono - perché il rispetto per la diversità, presupposto dell'intero sistema europeo, viene messo in discussione". Come ha detto il mio connazionale John Hume: “Tutti i conflitti nascono dalle differenze: a volte è la razza, altre la religione o la nazionalità. I visionari europei decisero che le differenze non sarebbero più state una minaccia, ma l’essenza dell’umanità”. Dovremmo rispettarle, celebrarle e persino coltivarle».
«Siamo di fronte a una spettacolare perdita di fiducia nei confronti di quest’idea. Alimentati dalle disuguaglianze prodotte dalla globalizzazione, e dalla mancata gestione della crisi migratoria, i nazionalisti dicono che la diversità è un pericolo. Cercate rifugio, ci dicono, in quelli simili a voi; allontanate i diversi. La loro visione del futuro mi ricorda molto il passato: politiche identitarie, rivendicazioni e violenze. Il nazionalismo discrimina le pari opportunità».
«La generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale ha visto il bilancio di morti causato da quel modo di pensare. Quella generazione ha trovato una strada per uscire dalle macerie, oltre i muri di cemento e di filo spinato, per ritrarre la cortina di ferro disegnata sul cavalletto di Stalin, e hanno respinto l'idea che le nostre differenze siano tutto ciò che ci definisce. Compresero che il pensiero a somma zero era un patto suicida».
«Amo le nostre differenze: i nostri dialetti, le nostre tradizioni, le nostre peculiarità, l’essenza dell’umanità, come diceva Hume. E credo che ci sia ancora spazio per quello che Churchill chiamava “patriottismo allargato”: alleanze plurali, identità a più livelli, essere irlandese ed europeo, tedesco ed europeo, non l'uno o l'altro. La parola patriottismo ci è stata rubata da nazionalisti e da estremisti che chiedono uniformità. Ma i veri patrioti cercano l’unità al di sopra dell’omogeneità. Riaffermare questo è il vero progetto europeo».
«Riusciremo a combattere questa battaglia con il cuore? Certo, un “progetto” non può essere romantico, come la burocrazia non può essere sexy, ma come diceva Simone Veil, “L’Europa è il grande progetto del 21esimo secolo”. I suoi valori e le sue aspirazioni la rendono più di un semplice luogo geografico. Definiscono chi siamo come esseri umani e chi vogliamo essere in futuro. Quella idea di Europa merita ha bisogno di canzoni e di grandi bandiere blu da sventolare.
Per prevalere in questi tempi difficili, l’Europa è un pensiero che deve diventare sentimento».
(1) La bandiera europea durante la canzone New Year's Day al concerto degli U2 di Berlino del 31 agosto 2018 e di Colonia del 4 settembre 2018. Alla fine del pezzo gli U2 hanno suonato alcune note dell'inno alla gioia.
(2) Bono Vox in un articolo sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Cantante degli U2 e co-fondatore di ONE (organizzazione internazionale che ha come obiettivo la riduzione della povertà estrema).