di Nicola Vallinoto *
24 luglio 2015
Il dibattito di queste settimane sulla crisi greca ha fatto emergere questioni essenziali sul futuro dell'Europa. L'ultima riunione del Consiglio europeo del 12 luglio ci ha fatto rimanere col fiato sospeso fino all'accordo raggiunto alle 6 di lunedì mattina. Accordo raggiunto dopo 17 ore di trattative in cui la Germania, e con lei la maggioranza dei paesi dell'UE, ha voluto umiliare la Grecia con un accordo difficilmente realizzabile come ha ammesso lo stesso Fondo Monetario Internazionale in un documento pubblicato solo dopo poche ore dalla fine del Consiglio europeo. Critiche pesanti sono giunte al governo tedesco che ha voluto dare una lezione alla Grecia rinunciando a voler giocare un ruolo propositivo per rilanciare il progetto europeo non solo dal punto di vista economico ma anche, e soprattutto, da quello politico.
UN NEW DEAL EUROPEO
E' ampiamente condiviso il fatto che le sole politiche di austerità volte a risanare i conti e a tagliare in modo lineare le spese sociali non consentono l'uscita dalla crisi. Uscita che può realizzarsi solo con un cambiamento radicale delle politiche sinora attuate e con un piano europeo di investimenti pubblici destinati a creare nuova occupazione nei settori tecnologicamente avanzati e nella riconversione ecologica che siano indirizzati a uno sviluppo durevole e sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Il Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, appena eletto, ha messo sul piatto della bilancia la proposta di un piano di investimenti da 315 miliardi di Euro di cui solo 21 sono denaro fresco in parte dirottato da altre voci del già risicatissimo bilancio europeo. Con un siffatto piano, che prevede una leva finanziaria di 1 a 15, l'UE non esce dalla crisi. I governi nazionali dovrebbero consentire un aumento del bilancio europeo tramite il quale finanziare un vero New Deal come fece Roosevelt negli Usa dopo la crisi del 1929. E dovrebbe farsene carico, in primis, il governo tedesco che da diversi anni ha un surplus(1) superiore al 7% del Prodotto interno lordo. Ovvero la Germania esporta più del consentito. E' dal 2002 che la Germania esporta più di quanto importa e da almeno otto anni viola le regole europee che prevedono che non si possa generare un saldo positivo superiore al 6% del Pil nella media di tre anni. Sono regole pensate dall'UE per evitare forti squilibri. La Germania viola quindi, da diversi anni, quanto previsto dalle regole europee e non da un segnale positivo per la buona convivenza del condominio europeo soprattutto con il comportamento feroce attuato nei confronti della Grecia per la quale continua a proporre l'uscita temporanea dall'Euro.
I governi europei hanno addirittura diminuito il bilancio europeo nel 2013 rendendosi colpevoli della crisi in cui ci troviamo. Il prossimo anno potremo chiedere ai governi europei di ribaltare questa impostazione perdente in occasione della revisione di medio termine del bilancio europeo prevista per il 2016. Sarà una ottima occasione per far pressione sui governi e sul Parlamento europeo affinchè aumentino le risorse del bilancio europeo destinate agli investimenti utilizzando per esempio i proventi di una tobin tax europea o di una carbon tax come ha chiesto l'iniziativa dei cittadini europei “New Deal 4 Europe” sottoscritta da centinaia di organizzazioni della società civile europea, di sindacati, di sindaci, di parlamentari europei e di intellettuali europei.
IL MANIFESTO DI VENTOTENE
Accanto a un vero New deal europeo occorre riavviare il filo del processo costituente interrotto dal Trattato di Lisbona. Il metodo intergovernativo ha mostrato tutti i suoi limiti e ha le ore contate. Se vogliamo evitare un disastro annunciato a uno dei prossimi consigli europei dobbiamo ripartire dai fondamentali ovvero dai padri costituenti dell'Europa unita. Da Robert Schuman che nella dichiarazione del 9 maggio 1950, che prese il suo nome, dichiarò la necessità di una federazione europea. E ancora prima da persone come Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann che nel manifesto per un'Europa libera e unita, fatto circolare clandestinamente nel mondo della resistenza europea durante la seconda guerra mondiale, conteneva le motivazioni ideali e le indicazioni per la costruzione di un'Europa federale, democratica e solidale.
In questi giorni di profonda crisi del progetto europeo il Manifesto di Ventotene pare essere tornato di moda. Eugenio Scalfari nell'editoriale domenicale su Repubblica(2) afferma che “Abbiamo a disposizione non più di dieci o al massimo quindici anni di tempo, altrimenti l'Europa sarà percorsa da forze centrifughe invece che centripete e non sarà più quello Stato federato auspicato dal manifesto di Ventotene, ma un insieme di scialuppe che non reggono l'alto mare ma bordeggiano vicino alla costa.” Matteo Renzi durante l'assemblea nazionale del PD di sabato scorso a Milano ha rilanciato l'idea di una grande iniziativa sull'Europa a Ventotene proposta da Nicola Zingaretti(3), per ritrovare le radici del sogno europeo. Susanna Camusso e la CGIL venerdì 24 luglio saranno a Ventotene per un incontro(4) dal titolo significativo “Ripartiamo dal Manifesto di Ventotene”. Nell'invito all'iniziativa la CGIL afferma di “voler rilanciare il progetto dell'Europa di Ventotene insieme alla CES, la confederazione europea dei sindacati, che a settembre a Parigi terrà il suo Congresso, che eleggerà l'italiano Luca Visentini segretario generale”. E non ultimo Guido Viale, uno dei promotori alle elezioni europee della lista Altra Europa con Tsipras, all'indomani dell'ultimo consiglio europeo dalle colonne del Manifesto(5) ha sottolineato che abbiamo bisogno di un nuovo Manifesto di Ventotene “se vogliamo un’altra Europa, costruita su pace e dignità delle persone, prendiamo atto che i suoi confini non sono quelli dell’eurozona né, per quanto allargati, dell’Unione. Sono quelli tracciati da coloro che vedono nell’Europa non un «faro di civiltà» (in fin dei conti nazismo e Shoah li abbiamo covati noi), ma l’opportunità di una vita più ricca, pacifica e diversa.”
UNA COSTITUENTE PER L'EUROPA
Non lasciamo che questi pronunciamenti provenienti da soggetti politici diversi e dal mondo sindacale restino lettera morta e vengano fatti volare via dalla ripresa dei venti nazionalisti che soffiano forte da destra e da sinistra. Diamo una risposta responsabile da cittadini europei alla richiesta referendaria del popolo greco di un'Europa democratica e solidale che possa offrire loro una mano per uscire dal dramma sociale e politico in cui si trovano. Prendiamo al volo la richiesta di aiuto del popolo greco e organizziamo una “grande assemblea europea” dal valore costituente con il compito di elaborare un nuovo Manifesto di Ventotene. Un'assemblea autoconvocata da tutte le forze progressiste, quelle che nel Manifesto di Spinelli si pongono “come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale”, dai movimenti per un'altra Europa alle organizzazioni eurofederaliste, dai movimenti euromediterranei alle forze sindacali, dai movimenti fortemente critici delle attuali politiche europee alle coalizioni che chiedono giustizia sociale e ambientale, dalle reti per la democrazia e i diritti umani e civili fino all'avanguardia del Parlamento europeo (a cominciare magari dal Gruppo Spinelli) che vuole assumere un ruolo costituente ma non trova la forza per farlo. E facciamola, l'assemblea “costituente”, a Ventotene il 23 maggio 2016, come ha proposto Virgilio Dastoli, presidente del CIME e collaboratore di Altiero Spinelli quando era parlamentare europeo, in occasione dei trent'anni dalla sua morte.
Da Ventotene, luogo dell'anima e dello spirito, occorre ripartire sia per rendere omaggio ad Altiero Spinelli, padre dell'Europa libera e unita, sia per rilanciare un progetto europeo che sta cadendo a pezzi per l'egoismo, l'incapacità e l'inettitudine dei nostri governanti.
QUALE PIANO B PER L'EUROPA?
Chi dice che sia meglio abbandonare l'Euro e, per questo motivo, condivide la proposta avanzata dal ministro tedesco delle finanze Schauble, ha già perso in partenza e non aiuta né la Grecia né l'Europa. L'unico piano B per salvare la Grecia e l'Europa è quello di portare a compimento l'integrazione politica del Vecchio continente con un governo federale controllato da un parlamento che rappresenta il popolo europeo che a sua volta deve potersi esprimere sulle questioni importanti tramite referendum paneuropei. Per concludere il piano B per l'Europa passa per l'elaborazione di un nuovo Manifesto di Ventotene che sappia indicare la via di uscita dalla crisi attraverso una giusta dose di federalismo, democrazia, diritti e di giustizia sociale e ambientale in grado di mobilitare il popolo europeo verso l'agognata meta degli Stati Uniti d'Europa.
APPROFONDIMENTI
1) Germania, surplus record della bilancia commerciale: 217 miliardi, Il Sole 24 Ore, 9 febbraio 2015
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-02-09/nuovo-surplus-record-la-germania-217-miliardi-dicembre-export-34percento-104100.shtml?uuid=ABmUqdrC
2) Eugenio Scalfari, La Germania preferisce essere sola che male accompagnata, La Repubblica, 19 luglio 2015
http://www.repubblica.it/politica/2015/07/19/news/la_germania_preferisce_essere_sola-119378017/
3) La proposta dell’assemblea del PD su Twitter, Milano 18 luglio 2015:
https://storify.com/ragusaibla/ripartire-da-ventotene-per-ricostruire-l-idea-dell
4) Per l’Europa ripartiamo dal Manifesto di Ventotene, Iniziativa CGIL a Ventotene, 24 luglio 2015
http://www.lazio.cgil.it/display.asp?ID=490
5) Guido Viale, Un'altra Ventotene per l'Europa, Il Manifesto, 12 luglio 2015
http://ilmanifesto.info/unaltra-ventotene-per-leuropa/