Questo sito utilizza cookie di terze parti. Se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso

Europa in Movimento

| Verso un'Europa federale e solidale

Palazzo del Governo estone. Photo: Aron Urb (Flickr EU2017EE). CC BY 20

Quasi nel corso degli stessi giorni – nel corso del settembre 2017 – ci sono stati, a Torino, il  G7   e,  a Tallin, il  Vertice sulla digitalizzazione che ha riunito i capi di Stato e di governo di 25 Stati membri  dell'Unione europea  (prima riunione dei dirigenti UE su questioni collegate al digitale). Visto che tra due eventi non mancano di certo problematiche di comune interesse, in questo articolo, mi sembra cosa utile soffermarmi su entrambi, allargando l'orizzonte anche ad altre Comunicazioni, Dichiarazioni e Decisioni UE - attinenti in particolare la digitalizzazione (ma anche la rinnovata strategia di politica industriale europea)  -  d'interesse rilevante per questi stessi temi. 

 

Mi soffermerò quindi sul G7 di Torino (settembre 2017), sulle conclusioni del Vertice “digitale” di Tallin (settembre 2017); sulla Dichiarazione di Tallin sulle tecnologie di amministrazione on line, sulla Dichiarazione congiunta della Presidenza estone e della Commissione europea riguardante la seconda riunione ministeriale del Partenariato orientale sull'economia digitale;  sull'Agenda digitale Ue, l'indice di digitalizzazione dei paesi membri,  e la strategia di mercato unico digitale (e la sua revisione);  sulla rinnovata strategia di politica industriale europea, evidenziando anche alcune prese di posizione dei sindacati, europei e di tutto il mondo.

I -  IL G7 DI TORINO  -  Dal lunedì 25 settembre 2017, in una settimana articolata in tre riunioni ministeriali -  il G7 Ict/Industria, il G7 Scienza e il G7 Lavoro (uniti dalle trasformazioni ormai note come 4.0 ) -   i 7 Paesi più industrializzati  al mondo (Francia, Germania, Italia,Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America) si sono incontrati  per discutere di come governare una delle più grandi trasformazioni della Storia industriale. Connettività3 , inclusione, competitività e innovazione collaborativa sono le parole chiave ma quella più citata è di certo "digitale".  

Al centro della discussioni ci sono stati  gli impatti della digitalizzazione e dell’automazione diffusa sui processi produttivi e sul lavoro;  l'attuale  assenza di competenze adeguate; nel quadro dell'innovazione e dell'intelligenza artificiale,  la questione degli standard dell'era digitale (questione dirimente per decidere quale dei sistemi oggi allo studio sarà scelto e verrà esteso a tutte le principali economie e quali invece saranno scartati), la cybersecurity, la questione della privacy, , l'apertura dei dati e delle applicazioni,  nuovi modelli di business collegati a automazione, big data, nanotecnologie, l'Internet delle cose e l' intelligenza artificiale, l'importanza della infrastrutturazione digitale e della banda ultralarga, lo sviluppo della telefonia mobile di prossima generazione (5G) per meglio connettere, lo sviluppo di un ecosistema digitale aperto e sicuro, la formazione dei ricercatori, il finanziamento della ricerca  e infrastrutture dii ricerca su scala globale, la protezione dei consumatori, la trasparenza - anche nel software - le regole per la concorrenza, la necessità di incrementare la connettività e incoraggiare gli investimenti privati, favorendo contenuti locali insieme a una forte protezione della proprietà intellettuale e alla necessità di migliorare la cyberecurity per proteggere cittadini e imprese (tutto con l'obiettivo di conseguire uno sviluppo armonico e sostenibile nell'area dei paesi del G7 che guidano la rivoluzione digitale)

Da parte loro, i sindacati si son battuti  - e si battono - affinché il futuro del lavoro si realizzi senza che il prezzo delle trasformazioni globali sia pagato dai lavoratori;  e affinché il principio di una giusta ed equa transizione si affermi nelle scelte e nelle politiche dei governi nazionali e delle istituzioni internazionali.

La Dichiarazione congiunta ITUC-TUAC - Framing the future of work with Just Transition principles – al G7 di Torino -    

La Dichiarazione congiunta ( ITUC-TUAC)  di tutti i sindacati che partecipano al vertice dei 7 paesi più industrializzati ai Ministri del G7  chiede d’individuare principi ed azioni concrete per garantire una distribuzione equa dei vantaggi derivanti dalle economie globalizzate e digitalizzate. 

Per i sindacati, i  Ministri dovranno: 

• avallare i Principi di una Giusta Transizione per i lavoratori impegnandosi a rafforzare il ruolo degli istituti del mercato del lavoro, ivi compresa la contrattazione collettiva;

• impegnarsi nei quadri di dialogo sociale tripartito a livello nazionale e settoriale sull'impatto dell'automazione e della digitalizzazione, nonché sulla progettazione, sullo sviluppo e sull'introduzione di tecnologie digitali ed eco-compatibili;

• sostenere il dialogo sociale a livello aziendale tramite meccanismi di partecipazione dei lavoratori per contribuire a prevedere ed anticipare i cambiamenti e migliorare ulteriormente l'innovazione;

garantire i diritti fondamentali del lavoro - ivi compresi la libertà di associazione ed il diritto alla contrattazione collettiva - salari dignitosi e protezione sociale in tutta l'economia digitale e, in particolare, nell'economia delle piattaforme, a fronte di forme crescenti di lavoro precario, di lavoro autonomo o di utilizzo dei contratti civili. I datori di lavoro, ivi compresi i provider delle piattaforme, dovranno essere responsabili delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro dei propri dipendenti;

• stimolare la creazione di posti di lavoro e gli investimenti pubblici e privati nell’economia eco-compatibile e nell’economia di cura, nei settori connessi a TIC e STEM e nella banda larga ad alta velocità;Lavoro: la Dichiarazione ministeriale  congiunta – al G7 di Torino    - Poco stringenti, in generale,  le raccomandazioni elaborate dopo un sottile lavoro diplomatico, molte invece le dichiarazioni di principio, a cominciare da quella di sostenere produttività e sviluppo mantenendo la rete Internet aperta, inclusiva, affidabile e sicura.  

Da parte loro i ministri del lavoro del G7 7 hanno i adottato una Dichiarazione congiunta – scaricabile dal sito del ministero del lavoro -  “ For a better future of work:  pathways for action” . Tra l'altro i ministri concordano di adottare un “approccio inclusivo al mercato del lavoro con particolare attenzione ai più deboli per assicurare che nessuno sia lasciato solo”;   “promuovere i benefici dell'innovazione tra i gruppi socialmente esposti alla perdita di un impiego e a coloro che affrontano ostacoli nell'accesso a nuove opportunità di lavoro, inclusi i lavoratori meno qualificati, i lavoratori, maturi e le persone con disabilità”; “conciliare vita professionale e familiare, rafforzando i servizi di assistenza e promuovendo politiche familiari”. . Il documento si concentra sulle politiche per l'occupazione giovanile (fornire competenze appropriate e sostegno alla transizione dalla scuola al lavoro ecc.). E rende nota la decisione di creare il “Forum G7 del lavoro del futuro”.- gestito dall'Ocse in collaborazione con l'OIL -  che coinvolgerà responsabili politici e parti sociali, gli innovatori dell'innovazione e altri attori.  

“Abbiamo cercato – sottolinea il Ministro Poletti – di costruire l'idea che per affrontare i grandi cambiamenti che abbiamo di fronte, dall'innovazione alle nuove tecnologie e alla digitalizzazione, non può bastare l'impegno di una parte bisogna far interagire soggetti diversi”.  Confronto quindi  con i rappresentanti dei lavoratori e delle imprese, e con Ocse e Oil.  E c'è bisogno anche di cambiare il modello di governance, il modo di affrontare le problematiche. 

II   -  IL VERTICE DIGITALE DI TALLIN (29 settembre 2017)    -    Al Vertice digitale di Tallin,  ci si è  mostrati tutti uniti  nella speranza  che l'Europa digitale diventi realtà. Nel corso dei lavori sono state identificate le questioni più urgenti, e si è deciso di lanciare  il movimento del digitale. Le  sue conclusioni saranno - ora -  ulteriormente dibattute in  una riunione straordinaria dei  Ministri europei incaricati di seguire la digitalizzazione;  e al prossimo Consiglio europeo (19-20 ottobre 2017).

Il link per  il testo integrale delle  sue Conclusioni  – pubblicato il 6 ottobre 2017 – è questo:

https://www.eu2017.ee/fr/actualites/apercus/conclusions-du-premier-ministre-estonien-apres-le-sommet-numerique-de-tallinn

 

Come riferisce il quotidiano tedesco "Handelsblatt", a Tallin, la Germania ha presentato, assieme alla Francia, alla Spagna e all’Italia un Documento strategico sullo sviluppo della banda larga e i modi in cui poter proteggere le amministrazioni statali da attacchi informatici, oltre a come poter implementare la digitalizzazione rapidamente nelle imprese. Nel documento i quattro paesi chiedono anche una revisione dell'attuale sistema fiscale: il riferimento è alle grandi multinazionali dell'informatica. 

I principali messaggi del Vertice di Tallin possono essere così sintetizzati:

Necessità di un migliore utilizzo degli strumenti digitali nell'Amministrazione - anche tra i governi e tutto il settore pubblico  - per migliorare i servizi pubblici  per privati e imprese e,  per ridurre i costi e per promuovere l'innovazione.

L'intensificazione della risposta Ue ai cybertacchi, cioè, la  sicurezza informatica  (  cybersecurity) con l'obiettivo di fare dell'Europa  il capofila della cybersicurezza entro il 2025, per assicurare  - nel cyberspazio - un clima di fiducia, e la protezione dei cittadini, dei consumatori e delle imprese, e per permettere un Internet libero e disciplinato dal diritto. Gli europei ripongono grande fiducia nelle tecnologie digitali che offrono ai cittadini nuove opportunità di connessione, favoriscono la diffusione delle informazioni e costituiscono la spina dorsale dell'economia europea.  Tuttavia, le tecnologie digitali espongono anche a nuovi rischi, in quanto soggetti statali e non statali cercano sempre più spesso di sottrarre dati, commettere frodi o addirittura destabilizzare governi.  Solo negli ultimi quattro anni l'impatto economico della cibercriminalità si è quintuplicato.  Nel giro di neanche un paio d’anni sono stati hackerati parlamenti (Germania), campagne elettorali e televisioni (Francia), infrastrutture, scuole, ospedali (Regno Unito),  la stessa Difesa (Italia) e persino le nostre case. 

 Permettere all'Unione europea, nell'era del digitale, di diventare il luogo di residenza ideale delle imprese e degli in novatori. Visto che la trasformazione digitale fa evolvere un grande numero di campi,  è importante assicurare che le libertà dell'UE siano adattate all'era digitale. L'Europa deve darsi l'obiettivo di diventare il continente dell'innovazione e delle tecnologie, traendo il massimo vantaggio dalla libera circolazione dei dati.

Tenendo  conto del grandissimo impatto della digitalizzazione sulla domanda e il ciclo di vita delle competenze, l'importanza di responsabilizzare la popolazione, e migliorare le competenze per potere rispondere alle nuove richieste dell'era digitale.  Le competenze in materia digitale sono la nuova “alfabetizzazione” e devono essere oggetto di un insegnamento universale.

L'importanza di riconoscere  che l'economia digitale offre importanti possibilità ai giovani attraverso startup e auto-imprenditorialità.  

 Che  gli stati membri rimangano determinati a promuovere e preservare un Modello sociale adattato all'economia digitale..

Infine, ma non di minor importanza, il fatto che non ci saranno economia digitale, né innovazione in questo campo, senza una infrastruttura adeguata. L'Europa deve investire in infrastrutture  di classe mondiale e deve  restare   un attore di primo piano su scala planetaria.

• consentire la partecipazione delle donne e dei giovani al mercato del lavoro rendendo formale il lavoro informale con politiche attive del mercato del lavoro mirate, investendo nell’assistenza di qualità ai minori, nei salari minimi e nella protezione sociale erga omnes ed introducendo misure sulla parità di retribuzione ed efficaci politiche salariali;

 • introdurre una garanzia per la formazione permanente per tutte le categorie di lavoratori, anche tramite “conti ore” a fini di apprendimento amministrati a livello pubblico e formazione di qualità accessibile ed adeguatamente finanziata, sistemi di istruzione e formazione professionale (VET) e sistemi d’istruzione superiore per soddisfare diverse esigenze di competenze in tutte le fasce d’età ed in tutti i gruppi sociali e settori economici e coinvolgere le parti sociali nella progettazione, nel controllo dei finanziamenti e nell'attuazione;

• promuovere l'apprendistato di qualità e la parità di accesso ad esso individuando le migliori pratiche ed opportunità di finanziamento per la creazione di sistemi d’istruzione e formazione professionale inclusivi ed efficaci insieme alle parti sociali.

Se da un lato la riunione dei Ministri del Lavoro del G7 è incentrata sul Futuro del Lavoro, dall’altro il contesto attuale richiede un'azione urgente per affrontare l’allarmante incapacità dei governi di risolvere la crisi dei migranti e dei rifugiati e rafforzare il comportamento responsabile delle imprese nelle catene mondiali di approvvigionamento e fornitura. I Ministri dovranno impegnarsi a:

• garantire ai migranti ed ai rifugiati il ​​diritto al lavoro, alla formazione ed alla parità di trattamento, ivi compresa l'applicazione delle leggi antidiscriminazione e facilitando il loro accesso all'istruzione di qualità, alla formazione linguistica e professionale ed al potenziamento  delle competenze, unitamente alla protezione sociale ed all'accesso ai servizi sanitari pubblici, ivi compresi i servizi di consulenza psicologica post-trauma, ed adottando misure incisive contro la tratta di esseri umani ed il lavoro forzato;

• rafforzare il rispetto dei diritti umani, ivi compresi i diritti dei lavoratori e migliorare le condizioni di lavoro nelle catene mondiali di approvvigionamento e fornitura, attuando i Principi guida dell'ONU sui diritti umani e delle imprese, tramite Piani d'Azione nazionali, applicando la legislazione nazionale che rende obbligatoria la due diligence dei diritti umani nelle aziende,  promuovendo la Due Diligence Guidance dell’OCSE, rafforzando i Punti di Contatto nazionali delle Linee Guida OCSE per le imprese multinazionali ed impegnandosi ad eliminare la moderna schiavitù, il lavoro forzato ed il traffico di esseri umani.

III  - DICHIARAZIONE  DI TALLIN SULLE TECNOLOGIE DI AMMINISTRAZIONI ON LINE   -  Queste tecnologie riguardano diversi metodi d'intelligenza artificiale, robotica e  realtà virtuale,  e la lotta contro le fake news.  Il loro obiettivo è quello di fornire ai chi decide informazioni precise (anche sul sociale), per poter decidere sulla base di una informazione migliore.  Il 6 ottobre 2017,  i  ministri dell'Unione europea hanno firmato una Dichiarazione in merito che definisce le basi delle attività europee in materia per i prossimi anni.

IV - DICHIARAZIONE CONGIUNTA DELLA PRESIDENZA ESTONE E DELLA COMMISSIONE EUROPEA RIGUARDANTE LA SECONDA RIUNIONE MINISTERIALE DEL PARTENARIATO ORIENTALE  SULL'ECONOMIA DIGITALE.  -  Questa riunione è stata co-presieduta da  Urve Palo, Ministro estone dell'imprenditorialità e delle tecnologie dell'informazione, e  Andrus Ansip, vice-presidente de la Commission europea per il Mercato unico digitale.  I ministri e rappresentanti incaricati dell'economia digitale nell'Ue hanno incontrato i loro omologhi armeni, arzeni, bielorussi,  georgiani, moldavi e ucraini – in presenza di rappresentanti di istituzioni finanziarie internazionali, di autorità di regolamentazione delle comunicazioni elettroniche, di reti di ricerca e d'istruzione, e di rappresentanti del settore privato e della società civile -  per parlare dei progressi realizzati in materia di economia digitale e di sfide e opportunità (sociali e in termini di crescita e occupazione) per il futuro..

Commissione e ministri  hanno sottolineato il bisogno di armonizzare i mercati digitali tra i membri del Partenariato orientale e l'Unione europea.   Circa la cooperazione con il Partenariato orientale i partecipanti si sono soffermati su 6 assi prioritari congiunti: comunicazioni elettroniche e infrastrutture; fiducia e sicurezza; commercio digitale; competenze digitali; innovazione nelle Telecomunicazioni e ecosistemi di startups; salute on line.  Ed è stata decisa una Tabella di marcia per una cooperazione digitale nel Partenariato orientale - Dichiarazione adottata dal Vertice  Partenariato orientale del novembre 2017.

V  -  UE: QUALE RINNOVATA STRATEGIA DI POLITICA INDUSTRIALE?  -   In un   mondo che cambia (in cui la concorrenza è più forte che in passato, e in cui i vantaggi  derivanti dalla globalizzazione e dal progresso tecnologico sono distribuiti in maniera disomogenea), l’industria europea rappresenta i due terzi delle esportazioni dell’UE, impiega 32 milioni di lavoratori, e ha creato 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro dal 2013 ad oggi. Ed è evidente che il suo futuro dipenderà dalla sua capacità di adattamento continuo,  e di innovazione,  investendo nelle nuove tecnologie, e facendo fronte ai cambiamenti – anche del mondo del lavoro – prodotti anche dall’incremento della digitalizzazione, e dalla transizione verso un’economia circolare e a basse emissioni di carbonio. Così, il 13 settembre 2017, la Commissione europea a guida Juncker ha adottato la Comunicazione “Investing in a smart, innovative and sustainable Industry – A renewed EU Industrial Policy Strategy” (COM/2017/0479 final) – ed  utili Allegati di sintesi.  Cosa prevede questa strategia rinnovata?  Risponderò a questo quesito, dopo una rapida rievocazione di quanto – nel corso degli anni – l’ha  preceduto.

A – DAGLI ANNI ’70  ALLA STRATEGIA  2020  E  l’ “INDUSTRIAL COMPACT” –  Negli  anni ’70, le politiche industriali erano fatte di sussidi e sostegno diretto alle imprese: le cosiddette misure verticali. Negli anni ’90, si è invece affermata la “politica per la competitività delle imprese”: un nuovo approccio che consisteva nel definire le condizioni per la competitività delle imprese e misure essenzialmente orizzontali, dirette a tutte le imprese, senza discriminazione.

Agli inizi degli anni 2000, l’espressione “politica industriale” rimaneva legata alle politiche degli anni ’70.  Alimentato  dalla preoccupazione dei paesi membri di una deindustrializzazione dell’Unione, un dibattito sulla politica industriale è riemerso nel 2002. In quegli anni si è assistito a una riscoperta di politica industriale, che non significa solo misure verticali ma tutte le misure a favore dello sviluppo industriale.

E’ stata creata una Direzione delle politiche industriali nella DG impresa e industria della Commissione europea.  La Commissione europea a guida Prodi ha pubblicato varie Comunicazioni , sottolineando la necessità di trasformazioni strutturali, la complementarietà fra misure e settori,  la necessità di vere e proprie strategie industriali. La politica industriale nell’Europa allargata prevedeva sia misure orizzontali sia un approccio settoriale.

Di fatto – nell’Ue –  da una parte c’è una Politica industriale europea quale definizione di regole e vigilanza (ad esempio nel quadro della politica della concorrenza); d’altra parte, ci sono suggerimenti di “obiettivi generali per micro-politiche industriali europee” (ad esempio mettere insieme risorse per promuovere settori nuovi; creare – a livello europeo  –  Centri di eccellenza  in grado di far emergere i nuovi settori, e nuovi  leader europei ecc.).  Sono state intraprese anche alcune azioni comuni (quali ad esempio la creazione del Consiglio europeo delle ricerca e dell’Istituto tecnologico europeo) che mirano a favorire sinergie e ed eccellenze, nella ricerca europea.

Il Trattato di Lisbona (oggi in vigore) menziona  l’industria nell’art. 173 .

La  Strategia  di Lisbona (2000-2010) avrebbe dovuto essere il cuore dell’azione politica economica e sociale dell’Unione europea. Ma  (nonostante un certo consenso sulla sua utilità) i suoi limiti hanno portato a constatare che un Sistema nato per coordinare le politiche, di fatto, non aveva alcun effetto di indirizzo.  Serviva (anche a causa del metodo del coordinamento aperto) più a giustificare a valle scelte compiute dai Governi che come meccanismo per definire iniziative (comuni o complementari). In altri termini, più che guidare le riforme, la Strategia di Lisbona le registrava. 

Conclusasi nel 2010, la strategia andava ri-focalizzata anche per dare maggior peso al futuro del settore manifatturiero.

Così nel gennaio 2014 si arriva alla Comunicazione della Commissione europea  “Per un rinascimento industriale europeo” definita anche ‘”Industrial compact”– Patto per il rilancio della competitivita’ industriale (il cui obiettivo è far salire il peso del manifatturiero nel Pil europeo al 20% entro il 2020) –  promossa dall’allora Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, delegato all’industria e imprenditoria.  Tra le sue priorità figurano: tornare a finanziare l’economia reale; più investimenti in settori chiave (come tecnologie pulite e reti elettriche intelligenti);  fondi per rafforzare le potenzialità del mercato unico;  incoraggiare imprenditorialità e pmi; impegno per assicurare coerenza delle politiche in tutti gli altri settori trasversali all’industria; misure per garantire l’accesso a energia, e materie prime, a prezzi abbordabili; combinazioni efficaci di diversi  strumenti di finanziamenti (Cosme, Orizzonte 2020, Fondi strutturali Ue e fondi nazionali per innovazione, investimenti e re-industrializzazione, ecc.); agevolare l’integrazione progressiva delle imprese Ue (in articolare pmi) nelle catene di valore globali, per maggiore competitività e accesso ai mercati globali. Si tratta di anticipare (in maniera trasversale) le mutazione industriali derivanti dalla crisi economica e dalla necessità di mantenere elevata la competitività, evolvendo verso un’economia (a bassa intensità di carbonio) fondata sulla conoscenza.  Si tratta di anticipare le esigenze in materia di qualifiche, R&S, capacità  innovatrice, normazione o regolamentazione.  Si tratta di completare il sistema GMES (Global monitoring for environment and security) e di strategia spaziale. Si tratta del regolamento REACH sulle sostanze chimiche nocive, del dialogo regolamentare con paesi emergenti, di sicurezza e certificazione dei prodotti, di prodotti eco-efficienti; di auto elettrica e tecnologie verdi, di  nanotecnologia ecc..ecc.ecc. Il mercato di riferimento  non è solo il mercato interno.

In altri termini, si riparla di politica industriale europea  per trovare un insieme coerente di Politiche comuni e approcci convergenti in grado di modernizzare il sistema Europa mettendolo al passo con la realtà globale e fargli recuperare crescita, lavoro e competitività internazionale. Ricerca, innovazione tecologica ed ecologica, regole della concorrenza e aiuti di Stato, politica commerciale, fiscale, investimenti, sburocratizzazione, deregolamentazione: queste alcune delle variabili della nuova equazione in cantiere.  Il  nuovo approccio integrato  alla politica industriale UE  – che tra l’altro  mira a un’economia competitiva, più verde e interconnessa – era  un elemento chiave della Strategia Europa 2020,  basata su 3 priorità (una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva)  e  7  iniziative faro:

- l’Unione dell’innovazione (accesso alla ricerca – innovazione, rafforzamento della catena d’innovazione, più investimenti) 

- Youth on the move (istruzione) 

- Un’Agenda europea del digitale (interneti ad alta velocità, ecc.) 

- Clima energia e mobilità (decarbonizzazione, energie rinnovabili, modernizzazione dei trasporti, efficienza energetica) 

- Una politica industriale per l’era della globalizzazione ( per competitività ) 

- Occupazione e competenze 

- Lotta alla povertà 

B  –  LE  INIZIATIVE DELLA COMMISSIONE JUNCKER   – Con l’arrivo della nuova Commissione Juncker –  per un po’  (forse in linea con l’anti-europeismo crescente, insieme ai nazionalismi anche economici) – il concetto di politica industriale è parso sparire dai radar di Bruxelles.

Solo il 13 settembre 2017, è stata adottata una interessante Comunicazione – con utili Allegati di Sintesi –  su una strategia industriale rinnovata.

Finora, la  creazione di occupazione e di crescita – attraverso innovazione e investimenti – è stata posta al centro della Commissione a guida Juncker tramite iniziative fondamentali quali il cosiddetto Piano Juncker  (Piano europeo per gli investimenti);  l’Unione dei mercati dei capitali;  il sostegno UE all’innovazione (e piccole e medie imprese);  le sue iniziative in materia di economia circolare, energia pulita ed economia a basse emissioni di carbonio; le tecnologie abilitanti fondamentali; la Strategia per il mercato unico digitale corredata della Strategia per la digitalizzazione dell’industria,  il Piano di azione “5G per l’Europa”;  la strategia per il mercato unico (che consente l’accesso a un mercato di 500 milioni di consumatori, e la possibilità di catene del valore in assenza di dogane o barriere tecniche);  la nuova Agenda per le competenze per l’Europa.

Si tratta di Politiche orizzontali riguardanti tutti i settori  integrate da una serie di Politiche  specifiche destinate a settori strategici: una Strategia spaziale (finalizzata a sviluppare ulteriormente l’industria spaziale europea); la proposta di un Fondo europeo della difesa (catalizzatore per un’industria europea della difesa, forte e innovativa);  un’ampia varietà di iniziative a favore di un’industria automobilistica pulita, sostenibile e competitiva (tra le quali l’iniziativa l’Europa in movimento, le Azioni per ridurre l’inquinamento atmosferico causato dai veicoli, e l’azione GEAR2030), una Comunicazione sull’acciaio finalizzata ad assicurare che l’industria siderurgica europea possa competere lealmente sui mercati mondiali, ecc.

C – LA COMUNICAZIONE DEL 13 SETTEMBRE 2017 E LE PROSSIME TAPPE –   All’alba di una nuova era industriale, il 13 settembre 2017, la Commissione europea  a guida Juncker  ha  poi  adottato la  Comunicazione “Investing in a smart, innovative and sustainable Industry A renewed EU Industrial Policy Strategy” (COM/2017/0479 final) – e  Allegati  – la  quale espone i principali Orientamenti e  Priorità dell’Ue.

In estrema sintesi, cosa prevede questa strategia rinnovata?  Gli Allegati schematizzano con chiarezza le prossime tappe:

- Un mercato unico più approfondito e euo (normazione, Pacchetto servizi e conformità, Pacchetti prodotti, mercati pubblici, diritti di proprietà intellettuale, nuova strategia in materia di competenze per l’Europa, Fondo sociale europeo e Fondo europeo di aggiustamento alla globalizzazione per meglio gestire anticipazione e gestione del cambiamento, Pilastro sociale europeo dei diritti sociali) 

- Modernizzare l’industria per farla entrare nell’era della digitalizzazione  (Strategia del passaggio al digitale delle imprese europee; Connessione per il mercato unico digitale e Piano per la connessione 5G;  Pacchetto cibersicurezza;  Iniziativa per la libera circolazione dei dati; Iniziativa per l’accessibilità e riutilizzo di dati del settore pubblico, e di dati ottenuto con fondi pubblici; 

Corridoi transfrontalieri per la mobilità connessa e automatizzata; Iniziativa per un programma “Digital Opportunity”(accesso al digitale); Iniziativa a favore della creazione per l’Europa di un’informatica a alta performance e un ecosistema di megadati di classe mondiale; iniziativa sui rapporto on line tra piattaforme e imprese). 

- Economia circolare a debole intensità di carbone (adozione del Sistema di scambio delle quote di emissione, riformato; proposte di un Fondo per l’innovazione e di un fondo per la modernizzazione; Pacchetto energia pulita; secondo Pacchetto Mobilità; Norme cO2 per veicoli pesanti; Strategia per la bioeconomia; nuovo Pacchetto economia circolare; Piano di azione per finanza sostenibile). 

- Investire nell’industria di domani (Revisione e prolungamento del Fondo europeo per gli investimenti strategici- EFSI 2.0;  iniziative in materia di capitale di rischio, borse di p.m.i, tecnologia finanziaria (FinTech), finanziamento partecipativo;  lancio del Fondo europeo della difesa (in particolare di una proposta di programma europeo di sviluppo industriale nel campo della difesa); Forum strategico per i progetti importanti d’interesse europeo comune) 

- Sostenere l’innovazione industriale sul territorio (Iniziativa a favore di start-up e di scale-up; proposte per una base comune consolidata per l’imposta sulle società; proposta di 3 Pacchetti IVA per un’IVA unica nell’Ue; Progetto pilota del Consiglio europeo dell’innovazione; Gruppo di alto livello sulle tecnologie chiave generiche; Introduzione del principio di innovazione nella regolamentazione Ue; Forum europeo sulla politica in materia di clusters). 

- La dimensione internazionale (Accordi commerciali con il resto del mondo, modernizzazione degli strumenti di difesa commerciale e nuovo metodo di calcolo anti-dumping, strumento internazionale sui mercati pubblici, Quadro Ue per esaminare gli Investimenti diretti  esteri). 

- Partenariato con gli stati, regioni, città e settore privato (strategie e comunicazione sulla specializzazione intelligente; Programma di sostegno alla riforma strutturale; inviati specializzati negli investimenti; Tavola rotonda degli industriali di alto livello) 

D   – ELEMENTI PRINCIPALI DELLA NUOVA STRATEGIA   –  La nuova strategia di politica industriale dell’UE riunisce tutte le iniziative orizzontali e settoriali, siano esse esistenti o nuove, in una strategia industriale globale.

La strategia chiarisce i compiti che dovranno assolvere tutti i soggetti coinvolti e – per consentire, in particolare all’industria e alla società civile, di orientare in futuro le azioni di politica industriale – prevede una Giornata annuale dell’industria (la sua prima edizione si è tenuta nel febbraio 2017) e una Tavola rotonda industriale ad alto livello. Dalla prima edizione di Giornata europea dell’industria (28 febbraio 2017) -sottolinea la Commissione europea – “è emerso un consenso sul fatto che le attuali politiche UE  aiutano a cogliere le sfide a lungo termine  cui  l’industria è confrontata e hanno contribuito a recensire i campi in cui altre azioni si imponevano”.

In sintesi, i suoi principali elementi  sono i seguenti

- Digitalizzazione: il futuro dell’industria sarà digitale. Megadati, intelligenza artificiale, robotica, internet degli oggetti e informatica ad alta performance, influenzeranno mercato del lavoro e società. Ragion per cui l’Ue enfatizza la digitalizzazione. Su piattaforme digitali e futuro del lavoro mi sono già soffermata sulle pagine di questo giornale v. http://www.gdc.ancitel.it/piattaforme-digitali-economia-dei-lavoretti-e-futuro-del-lavoro/ . 

La Piattaforma europea delle iniziative nazionali in materia di digitalizzazione – lanciata nel marzo 2017 – ha instaurato un quadro di coordinamento europeo e incoraggia le politiche di digitalizzazione negli stati membri. La Commissione europea investe anche a favore di Poli d’innovazione digitale e altri Centri tecnologici per raggiungere imprese non ancora impegnate nella trasformazione digitale. Circa le Piattaforme industriali, attualmente la Commissione europea lancia Appelli mirati per l’automazione e la collaborazione in settori manifatturieri, nell’agricoltura, e nel settore energetico. Altre iniziative rientrano nella strategia per un mercato unico  digitale  (per sicurezza e protezione dati, infrastrutture digitali di punta, connessione, ecc.). Nel  pacchetto  “cibersicurezza” della nostra industria,  rientrano la creazione di un Centro europeo per la ricerca e le competenze in materia di cibersicurezza, al fine di sostenere lo sviluppo di capacità tecnologiche e industriali nel campo della cibersicurezza, nonché un sistema di certificazione europeo per i prodotti e i servizi, riconosciuto in tutti gli Stati membri (adottato il 13 settembre 2017). Circa le infrastrutture igitali, il Fondo europeo per gli investimenti strategici prevede  finanziamenti pari a   20 000 000 000 Euro. Anche Horizon 2020, il meccanismo per l’interconnessione in Europa e i Fondi strutturali e d’investimento europei  investono nelle tecnologie digitali del futuro.  “La connessione della prossima generazione –  in particolare 5G –  è la base su cui si innesteranno i modelli aziendali del futuro.

- Una proposta di regolamento sul libero flusso dei dati non personali, che permetterà la libera circolazione dei dati attraverso le frontiere, contribuendo a modernizzare l’industria e creare un vero e proprio spazio comune europeo dei dati (adottata il 13 settembre 2017); 

- Previsto per dicembre 2017 la proposta di un nuovo “treno” di azioni riguardanti l’economia circolare a debole intensità di carbone, tra le quali una strategia sulla plastica, e misure volte a migliorare la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la loro conversione in bioprodotti e bioenergia (autunno 2017). In questo campo rientrano anche quanto si tenta di fare per l’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima, il pacchetto “Energia pulita”, il pacchetto “Mobilità” ecc. 

- Nuove proposte in materia di mobilità pulita, competitiva e interconnessa, comprendenti standard più severi in materia di emissioni di CO2di autovetture e furgoni, un piano d’azione sulle infrastrutture per i carburanti alternativi, volto a sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, e interventi per promuovere la guida autonoma (autunno 2017). 

- Un insieme di iniziative tese a modernizzare il quadro per la proprietà intellettuale, tra le quali una relazione sul funzionamento della direttiva sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e una comunicazione relativa a un quadro europeo equilibrato, chiaro e prevedibile di concessione di licenze per i brevetti essenziali (autunno 2017); 

- Un’iniziativa per migliorare il funzionamento degli appalti pubblici nell’UE, comprendente un meccanismo volontario finalizzato a fornire chiarimenti e orientamenti alle autorità che pianificano grandi progetti infrastrutturali (autunno 2017); 

- Sostegno all’innovazione sul territorio tramite il programma di lavoro 2018-2020 di Horizon 2020 che dota il Progetto pilota de Consiglio europeo dell’innovazione un bilancio di più di 2 600 000 000 euro per meglio sostenere innovazione creatrice di posto di lavoro. 2 200 000 000 euro sono riservati a campi prioritari (per energia pulita). 

- Ampliamento dell’Agenda per le competenze a nuovi settori industriali fondamentali, quali l’edilizia, la siderurgia, l’industria cartaria, le tecnologie verdi e l’energia rinnovabile, l’industria manifatturiera e il trasporto marittimo (autunno 2017). La Commissione europea in cooperazione con l’Ocse, aiuta gli Stati membri a elaborare strategie nazionali in materia di competenze con un approccio di cooperazione settoriale. Per la digitalizzazione, la Coalizione a favore delle competenze e posti di lavoro digitali propone azioni concrete per formazione e riciclaggio di manodopera e cittadini. Il Pilastro europeo di diritti sociali affronta il futuro del lavoro e l’emergente mercato del lavoro digitale, mirando (tra l’altro) a cogliere le sfide collegate alle nuove forme non tradizionali di relazioni industriali, alle condizioni di lavoro e all’accesso alla protezione sociale. Essendo le politiche nazionali importanti per anticipare i cambiamenti, il Fondo sociale europeo può contribuire a meglio gestire il cambiamento. Anche il Programma Erasmus+ costituisce uno strumento chiave per le nuove competenze. E il Fondo europeo per l’aggiustamento alla globalizzazione sostiene le vittime di licenziamenti massicci causati da globalizzazione e crisi. 

- Una strategia sulla sostenibilità finanziaria al fine di orientare meglio i flussi di capitale privato verso investimenti più sostenibili (inizio 2018); 

- Iniziative per una politica commerciale equilibrata e innovativa e un Quadro europeo per il controllo degli investimenti esteri diretti che possono costituire una minaccia alla sicurezza o all’ordine pubblico (adottato il 13 settembre 2017). 

Nell’ottobre 2015 la Commissione ha proposto una nuova strategia commerciale e di investimento per l’Unione europea, dal titolo “Commercio per tutti: Verso una politica commerciale e di investimento più responsabile”. Due anni dopo, il 13 settembre 2017,  nel discorso annuale sullo stato dell’Unione, il Presidente Jean-Claude Juncker ha sottolineato: “Voglio che rafforziamo l’agenda commerciale europea. Sì, l’Europa è aperta agli affari, ma dev’esserci reciprocità. Dobbiamo ricevere quanto diamo. Il commercio non ha nulla di astratto. Il commercio è posti di lavoro e creazione di nuove opportunità per le grandi e piccole imprese europee. Ogni miliardo di esportazioni in più sostiene 14 000 posti di lavoro in Europa. Il commercio è anche esportazione dei nostri standard, che siano norme sociali o ambientali, obblighi in materia di protezione dei dati o di sicurezza alimentare”.  Ed è sulla base di  questi principi che la Commissione europea ha presentato un nuovo  Pacchetto di misure  che include: 

–- una proposta di Quadro europeo per il controllo degli investimenti esteri diretti, destinato a garantire che gli investimenti esteri restino un’importante fonte di crescita nell’UE e, nel contempo, a tutelare gli interessi fondamentali dell’Unione.

—  una raccomandazioni al Consiglio per l’avvio di negoziati su accordi commerciali con l’Australia e la Nuova Zelanda (che  dovrebbero basarsi sui recenti accordi conclusi con, tra altri paesi, Canada, Singapore, Vietnam e Giappone) per ampliare  l’alleanza dei partner impegnati a favore di regole innovative per il commercio mondiale;

—  una  raccomandazione al Consiglio per l’avvio di negoziati relativi all’istituzione di un Tribunale multilaterale per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti, a favore di un approccio  più trasparente, coerente ed equo al trattamento delle denunce presentate dalle società nel quadro degli accordi per la protezione degli investimenti;

—  più trasparenza:  la Commissione ha deciso di pubblicare d’ora in avanti tutte le sue raccomandazioni per direttive di negoziato relative ad accordi commerciali (note come “mandati negoziali”). Al momento della presentazione al Parlamento europeo e al Consiglio, tali documenti saranno inviati automaticamente a tutti i parlamenti nazionali e messi a disposizione del pubblico. Ciò dovrebbe consentire fin dall’inizio un dibattito ampio e inclusivo sugli accordi previsti. La Commissione chiede agli Stati membri di garantire il coinvolgimento delle pertinenti parti interessate nazionali e regionali sin dalle primissime fasi dei negoziati commerciali;

—   l’istituzione di un Gruppo consultivo sugli accordi commerciali dell’UE per rendere la politica commerciale più trasparente e inclusiva.  Questo gruppo permetterà alla Commissione di avviare un dialogo con la società civile e di raccogliere più facilmente le diverse idee e prospettive di sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro, associazioni dei consumatori e altre organizzazioni non governative.

Un elenco riveduto delle materie prime critiche, mediante il quale la Commissione continuerà a dare il proprio sostegno affinché all’industria manifatturiera dell’UE sia garantita la fornitura sicura, sostenibile ed economicamente accessibile di tali materie prime (adottato il 13 settembre 2017); 

Partenariato con gli Stati membri , le regioni,  le città,  e il settore privato nel quadro di: il semestre europeo;  Horizon 2020, e la Piattaforma di specializzazione intelligente,  e di modernizzazione industriale,  nel cui contesto la Commissione europea nominerà degli inviati specializzati negli investimenti quali punti di contatto per  le autorità nazionali e regionali, i promotori di progetti,  gli investitori e gli attori della società civile;  un’Azione pilota finalizzata alla diversificazione, e formazione di nuovi settori sostenibili e volti al futuro; misure per collaborazione inter-regionale strategica; Dialogo sociale. 

 L’attuazione pratica di questa strategia olistica è una responsabilità condivisa. Il suo successo dipenderà dall’impegno e dalla cooperazione delle istituzioni dell’UE, degli Stati membri, delle regioni e, in misura ancora maggiore, dalla partecipazione attiva dell’industria stessa.

E –  PRIMI COMMENTI  –  Nel suo discorso annuale sullo stato dell’Unione, il  13 settembre 2017,  il presidente della Commissione europea,  Jean-Claude Juncker,  sottolineato: “Voglio rendere la nostra industria più forte e più competitiva. La nuova strategia di politica industriale presentata oggi intende aiutare le nostre industrie a rimanere o diventare leader mondiali dell’innovazione, della digitalizzazione e della decarbonizzazione“.   Jyrki Katainen, Vicepresidente responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha precisato: “accettando i cambiamenti tecnologici, convertendo gli investimenti per la ricerca in idee imprenditoriali innovative e continuando ad agire da precursori nella creazione dell’economia circolare e a basse emissioni di carbonio creeremo le premesse per un’industria europea intelligente, innovativa e sostenibile”. Elżbieta Bieńkowska, Commissaria per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI, ha aggiunto: “Numerose industrie europee si trovano ad una svolta. Al giorno d’oggi parlare di politica industriale vuol dire rendere le nostre industrie in grado di concretizzare la crescita sostenibile e creare occupazione per le nostre regioni e i nostri cittadini”

Commentando la rinnovata strategia della politica industriale della Commissione europea,  Peter Scherrer, vice segretario generale della Confederazione europea dei sindacati

(ETUC) ha dichiarato: “La CES ha da tempo richiesto una nuova strategia industriale dell’UE e si compiace del fatto che la Commissione europea ha ora pubblicato una nuova strategia di politica  industriale.  Siamo d’accordo con l’obiettivo della Commissione europea di meglio sostenere le industrie dell’UE e l’occupazione industriale. Allo stesso tempo, è sorprendente  che sembra non ci sia nulla in merito alla gestione del cambiamento, la  partecipazione dei lavoratori, ristrutturazione e perdite di posti di lavoro.  È inutile sperare che la digitalizzazione, la decarbonizzazione e altre tendenze creino più posti di lavoro  di quanti ne distruggono. Occorre una gestione attiva dei cambiamenti. Aumentare la competitività, le competenze e il mercato unico è tutto buono, ma dobbiamo anche pianificare e realizzare una giusta

transizione. Prendiamo nota della lunga lista della Commissione di ampie iniziative per una rinnovata politica industriale e attendiamo di contribuire al dibattito su

le nuove proposte, anche attraverso la Tavola rotonda di alto livello. Invitiamo i governi degli Stati membri a impegnarsi in una nuova e forte politica industriale dell’UE”.

A livello nazionale, in Italia, un Comunicato stampa Cgil Cisl Uil “Un lavoro stabile nell’impresa 4.0” del 19 settembre 2017 pone l’accento sulla trasversalità dei temi, e  l’esigenza di maggior coinvolgimento delle parti e ministeri interessati; l’opportunità di  evitare una concentrazione degli investimenti a discapito del mezzogiorno, e di una necessaria crescita dimensionale delle imprese italiane. Cgil Cisl Uil chiedono che la quarta rivoluzione industriale si trasformi  in un’opportunità  concreta  per il nostro paese e che  la formazione diventi un diritto soggettivo permanente delle lavoratrici e dei lavoratori. Impresa 4.0 – sottolineano – deve inserirsi in un più ampio Piano di politiche industriali basato su missioni strategiche precise. Ed auspicano Cabine di regia regionali e dialogo sociale.

 V – L'UE E LA DIGITALIZZAZIONE  -  Il ruolo che la tecnologia digitale svolgerà nella trasformazione dell’Europa è decisivo ( basti pensare alla possibilità di viaggiare in tutta l’Ue senza preoccuparsi delle tariffe di roaming per la telefonia mobile, e senza perdere l’accesso alla musica, giochi film ecc. per cui si è pagato). E, se vogliono restare competitive a livello globale, è essenziale che le imprese colgano – sfruttando il cloud computing, i big data, la robotica e la banda larga ad alta velocità – le opportunità offerte dalla tecnologia digitale, creando nuovi posti di lavoro. Né vanno trascurati i benefici insiti nell’ eGovernement. Nello stesso tempo, le infrastrutture digitali (sulla quali poggia l’economia digitale) devono esser solide, resilienti e in grado di far fronte alle nuove minacce. Le istituzioni europee sono ben consapevoli dell’importanza della banda larga, per l’economia, e la società digitale in Europa. Le reti di nuova generazione a banda larga e ultra-larga costituiscono l’infrastruttura tecnologica portante dell’economia digitale e della società dell’informazione, fondamentale per l’innovazione, la competitività e la crescita economica e sociale.

Ciò detto, cosa fa nel campo l’Unione europea nel campo della digitalizzazione?

Parlando della nuova strategia di politica europea rinnovata – sono già emerse le priorità UE per il futuro. Ma da cosa è stata già preceduta questa Comunicazione?  Senza alcuna ambizione di esaustività, dopo una breve presentazione dell’Agenda digitale per l’Europa, mi soffermerò sull’ Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI 2017). Passerò poi all’esame intermedio della Strategia per il mercato unico digitale, elaborato dalla Commissione europea – alla luce di quanto emerso dal DESI – al fine di individuare gli ambiti in cui potrebbero essere necessari ulteriori sforzi o proposte legislative per affrontare le sfide del futuro.

A. L’AGENDA DIGITALE EUROPEA – Dando seguito alla strategia di Lisbona (il cui obiettivo era quello di fare e dell’UE «l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale»), l’Agenda digitale per l’Europa è stata concepita come una delle sette iniziative faro della successiva strategia Europa 2020 che sottolineava l’importanza della diffusione della banda larga per promuovere l’inclusione sociale e la competitività nell’UE.

L’Agenda digitale per l’Europa contiene 101 azioni, raggruppate intorno a sette aree prioritarie  intese a promuovere le condizioni per creare crescita e occupazione in Europa:

 1.      Creare un nuovo e stabile quadro normativo per quanto riguarda la banda larga

2.      Nuove infrastrutture per i servizi pubblici digitali attraverso prestiti per collegare l’Europa

3.      Avviare una grande coalizione per le competenze digitali e per l’occupazione

4.      Proporre una strategia per la sicurezza digitale dell’UE

5.      Aggiornare il framework normativo dell’UE sul copyright

6.      Accelerare il cloud computing attraverso il potere d’acquisto del settore pubblico

7.      Lancio di una nuova strategia industriale sull’elettronica

 

In materia di banda larga, l’Agenda digitale per l’Europa fissa i seguenti obiettivi 1) copertura con banda larga di base per il 100 % dei cittadini dell’UE 2) banda larga veloce entro il 2020 (copertura con banda larga pari o superiore a 30 Mbps per il 100 % dei cittadini dell’UE) 3) banda larga ultraveloce entro il 2020 ( il 50 % degli utenti domestici europei dovrebbe avere abbonamenti per servizi con velocità superiore a 100 Mbps). Successivamente, il 14 settembre 2016 – in una comunicazione dal titolo «Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea» – la Commissione ha proposto di rivedere tali obiettivi verso una connettività Gigabit nel 2025 (per tutti i principali motori socioeconomici, quali scuole, poli di trasporto e principali prestatori di servizi pubblici, nonché per le imprese ad alta intensità digitale). A queste velocità Internet diventa un vero e proprio strumento di comunicazione globale composto di sensori, processori e unità di memoria altamente interattivi, costantemente collegati e facilmente espandibili, anche se sarà necessario concentrarsi maggiormente sulla dimensione mobile e satellitare se si vogliono raggiungere tali obiettivi di connettività, cosa che la Commissione sta cercando di conseguire con il suo piano d’azione «Il 5G per l’Europa».

Ad oggi tra i suoi risultati si ritrovano – ad esempio- questi:

·         il numero di emergenza unico europeo 112, il numero unico europeo per i bambini scomparsi 116000, il numero unico per l’assistenza ai minori 11611 e la linea telefonica diretta di sostegno 1161123

·         un nome di dominio di primo livello dell’Ue

·         la direttiva sulla tutela della vita privata, direttive e un regolamento sulla protezione dei dati

·         una piattaforma online per la composizione delle controversie tra consumatori e i commercianti online

·         cooperazione tra i regolatori nazionali e la Commissione

·         il Programma strategico pluriennale in materia di spettro radio per una sua pianificazione strategica e armonizzazione

·         l’istituzione dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA)

·         la direttiva per un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dell’informazione dell’Unione

·         un Regolamento per rendere la tecnologia eCall una caratteristica obbligatoria in tutte le auto fabbricate dopo l’aprile 2018.

 

 B – L’ INDICE DI DIGITALIZZAZIONE DELL’ECONOMIA E DELLA SOCIETA’ (2017) – Il DESI è un indice composito che consente di misurare i progressi compiuti dagli Stati membri dell’UE verso un’economia e una società digitali. Riunisce una serie di indicatori pertinenti in relazione all’attuale mix di indirizzi programmatici del digitale in Europa. Il DESI mira ad aiutare i paesi dell’UE a identificare i settori che richiedono investimenti e interventi in via prioritaria, al fine di creare un autentico mercato unico digitale (una delle massime priorità della Commissione).

Dall’ Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) del 2017 si evince che l’UE registra dei progressi, ma il divario tra i Paesi all’avanguardia nel digitale e i Paesi che registrano le prestazioni meno soddisfacenti è ancora troppo ampio, e sono necessari sforzi e investimenti aggiuntivi per sfruttare al meglio il mercato unico digitale. “Gradualmente – sottolinea Andrus Ansip, vicepresidente responsabile per il Mercato unico digitale -: l’Europa si sta digitalizzando, ma molti Paesi devono intensificare i propri sforzi. Tutti gli Stati membri dovrebbero investire di più al fine di trarre pieno vantaggio dal mercato unico digitale. Non vogliamo un’Europa digitale a due velocità. Dobbiamo lavorare insieme per fare dell’UE un leader del mondo digitale”.

La situazione varia da uno Stato membro – Nel complesso l’UE ha compiuto progressi e migliorato la sua prestazione digitale di 3 punti percentuali rispetto all’anno scorso, ma i progressi potrebbero essere più rapidi. Ma la situazione varia da uno Stato membro all’altro (il divario digitale tra il primo e l’ultimo classificato è 37 punti percentuali, rispetto a 36 p.p. nel 2014). Danimarca, Finlandia, Svezia e Paesi Bassi rimangono in testa alla classifica del DESI di quest’anno, seguiti da Lussemburgo, Belgio, Regno Unito, Irlanda, Estonia e Austria. I 3 Paesi più digitalizzati dell’UE sono anche in testa alla classifica mondiale, superando la Corea del Sud, il Giappone e gli Stati Uniti. La Slovacchia e la Slovenia sono i Paesi dell’UE che hanno registrato i maggiori progressi.

Nonostante alcuni miglioramenti, vari Stati membri, tra cui Polonia, Croazia, Italia, Grecia, Bulgaria e Romania, sono ancora in ritardo in termini di sviluppo digitale rispetto alla media dell’Unione.

La connettività è migliorata ma è ancora insufficiente – E ancora insufficiente per far fronte al fabbisogno futuro, e per affrontare le crescenti esigenze di rapidità, qualità e affidabilità dei collegamenti .

·         Il 76% delle famiglie europee ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/s) e in alcuni Stati membri una percentuale significativa di tali famiglie ha già accesso a reti che offrono una velocità di 100 Mbit/s o più. Oltre il 25% delle famiglie ha sottoscritto un abbonamento alla banda larga veloce.

·         Gli abbonamenti ai dati mobili sono in aumento, passando da 58 abbonati ogni 100 abitanti nel 2013 a 84 nel 2016.

·         I servizi mobili 4G coprono l’84% della popolazione dell’UE.

Il traffico Internet cresce cresce del 20% l’anno, e di oltre il 40% l’anno sulle reti mobili. Il Parlamento europeo e il Consiglio stanno attualmente discutendo le proposte della Commissione relative alla revisione delle norme UE in materia di telecomunicazioni e all’incentivazione degli investimenti nelle reti ad altissima capacità per soddisfare il crescente fabbisogno di connettività dei cittadini europei, parallelamente agli obiettivi strategici della società del gigabit all’orizzonte 2025.

Gli Stati membri dovrebbero inoltre intensificare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi in termini di assegnazione dello spettro armonizzato, che ora comprende la banda a 700 MHz, in modo che la prossima generazione di reti di comunicazione (5G) possa essere ampiamente utilizzata a partire dal 2020. Il coordinamento dello spettro radio nell’UE è essenziale per assicurare la copertura senza fili e nuovi servizi transfrontalieri.

I comuni di tutta Europa avranno presto la possibilità di richiedere un finanziamento per installare il Wi-Fi gratuito nei loro spazi pubblici nell’ambito dell’iniziativa WiFi4EU della Commissione.

Esperti digitali e divari di cometenze – L’UE può contare su un numero maggiore di esperti digitali rispetto al passato, ma permangono divari di competenze. La Coalizione per le competenze e le occupazioni digitali, avviata nel dicembre 2016 nel quadro della Nuova agenda per le competenze per l’Europa sta lavorando assieme agli Stati membri, l’industria e i partner sociali per sviluppare un ampio bacino di talenti digitali e garantire che i singoli individui e la forza lavoro in Europa possiedano adeguate competenze digitali.

I cittadini europei vantano sempre maggiori competenze digitali. – Il 79% dei cittadini europei si connette a Internet almeno una volta alla settimana, con un aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2016; il 78% degli utenti della rete utilizza Internet per giocare o per scaricare musica, film, foto o giochi; il 70% degli internauti europei legge giornali online (64% nel 2013); il 63% utilizza le reti sociali (57% nel 2013); il 66% fa acquisti online (61% nel 2013); il 59% utilizza i servizi bancari online (56% nel 2013); il 39% utilizza Internet per fare telefonate (33% nel 2013).

Protezione dei dati – Le nuove norrme dell’Ue entreranno in vigore nel maggio 2018, e saranno accompagnate da nuove norme sulla tutela della privacy nel settore delle comunicazioni elettroniche.

Contenuti su Internet – La Commissione si sta adoperando per aumentare i contenuti disponibili su Internet a livello transfrontaliero. Già all’inizio del 2018 i cittadini europei potranno utilizzare i loro abbonamenti online a film, musica, videogiochi e e-book quando viaggeranno nell’UE. La Commissione ha inoltre proposto di agevolare per le emittenti la messa a disposizione online di programmi in altri Stati membri dell’UE.

Le imprese sono più digitali e il commercio elettronico progredisce se pur lentamente – Nel complesso le imprese europee utilizzano in misura sempre maggiore le tecnologie digitali, come i software professionali per la condivisione elettronica di informazioni (dal 26% nel 2013 al 36% nel 2015) o per l’invio di fatture elettroniche (dal 10% nel 2013 al 18% nel 2016). Anche il commercio elettronico da parte delle PMI è aumentato lievemente (dal 14% delle PMI nel 2013 al 17% nel 2016). Tuttavia, meno della metà di tali imprese vende in un altro Stato membro dell’UE. Nel 2016 la Commissione ha proposto nuove regole per promuovere il commercio elettronico, contrastando la pratica del blocco geografico, rendendo la consegna transfrontaliera dei pacchi meno costosa e più efficiente e promuovendo la fiducia dei consumatori grazie a una migliore protezione e applicazione delle norme. Ha proposto altresì di semplificare l’imposta sul valore aggiunto per le imprese che operano nel settore del commercio elettronico nell’UE. Queste iniziative, una volta adottate dal Parlamento europeo e dagli Stati membri, agevoleranno per privati e imprese le vendite e gli acquisti oltre frontiera.

Gli europei utilizzano maggiormente i servizi pubblici online – Il 34% degli utenti di Internet trasmette moduli compilati online alla pubblica amministrazione, invece di consegnarli a mano su carta (in aumento rispetto al 27% del 2013). Online sono disponibili un numero crescente di servizi sempre più sofisticati, ad esempio servizi che consentono ai cittadini di utilizzare internet per notificare alle autorità un cambiamento di residenza, una nascita o altri avvenimenti importanti. Nell’ambito del Piano d’azione per l’eGovernment, la Commissione intende istituire uno sportello digitale unico che garantisca un agevole accesso online a informazioni sul mercato unico e avviare un’iniziativa per digitalizzare ulteriormente la governance e il diritto societario nonché aggiornare il quadro europeo di interoperabilità.

Sulla base del DESI (2017), la Commissione europea ha poi elaborato la sua Revisione intermedia 2017 dell’attuazione della strategia per il meracto unico digitale. Ma in cosa consiste questa strategia?

C. – LA STRATEGIA UE PER IL MERCATO UNICO DIGITALE E LA SUA REVISIONE (2017) – Nel maggio 2015, la Commissione europea ha elaborato una strategia per il Mercato unico digitale [COM(2015) 192] che prevede di realizzare profonde riforme tramite 16 azioni chiave, basate su tre pilastri:

1) Migliorare l’accesso dei consumatori e delle imprese ai beni e servizi digitali in tutta Europa, tramite: Proposte legislative su norme contrattuali transfrontaliere semplici ed efficaci a favore di consumatore e imprese (2015)– Revisione del Regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori (2016) – Misure sulla consegna dei pacchi (2016) – Analisi a tutto campo in preparazione di proposte legislative sul problema dei geoblocchi ingiustificati (2015) – Indagine sulla concorrenza nel settore del commercio elettronico, vertente sulla cessione online di merci e sulla prestazione di servizi (2015) – Proposte legislative per riformare il regime del diritto d’autore (2015) – Revisione della direttiva sulla trasmissione via satellite e via cavo (2015-2016) – Proposte legislative per ridurre l’onere amministrativo gravante sulle imprese a causa dei diversi regimi dell’IVA (2016)

2) Creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi, tramite: Proposte legislative per riformare le vigenti norme sulle telecomunicazioni (2016) – Revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi (2016) – Analisi globale del ruolo delle piattaforme nel mercato, compresi contenuti illeciti su internet (2015) – Revisione della direttiva relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche (2016) – Istituzione di un partenariato pubblico-privato contrattuale sulla cibersicurezza (2016)

3) Massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale, tramite: Iniziative in tema di proprietà dei dati, libero afflusso dei dati (ad es. tra prestatori di cloud computing) e nuvola informatica europea (2016) – Adozione di un Piano per le norme prioritarire nel settore delle TIC e ampliamento del Quadro europeo di interoperabilità per i servizi pubblici (2015) – Nuovo Piano di azione per l’e-Governement, comprensivo di un’iniziativa sul principio di “una tantum” e di un’iniziativa finalizzata all’interconnessione dei registri delle imprese (2016).

La strategia del 2015 ha indicato il percorso che l’UE deve seguire per creare un ambiente digitale adeguato, in cui viene garantito un elevato livello di rispetto della vita privata e di protezione dei dati personali e dei diritti dei consumatori, in cui le imprese possono innovare e competere, e in cui la sicurezza informatica rafforza la trama che unisce le nostre società.

 REVISIONE INTERMEDIA UE (2017) DELLA STRATEGIA PER IL MERCATO UNICO DIGITALE – Con la sua Revisione intermedia dell’attuazione della strategia per il mercato unico digitale, la Commissione europea ha offerto una panoramica dello stato di avanzamento della strategia adottata nel maggio 2015. Per chi volesse leggerla, stiamo parlando di questo documento:

·        COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI sulla revisione intermedia dell’attuazione della strategia per il mercato unico digitale “Un mercato unico digitale connesso per tutti”, COM(2017) 228 final

La revisione si conclude con un “Appello a rimanere concentrati sui grandi temi che richiedono una risposta comune; e sui notevoli investimenti – in infrastrutture e competenze – che possono creare le condizioni che consentiranno agli Stati membri, alle imprese e ai cittadini di innovare e cogliere i frutti della digitalizzazione”. Il coordinamento transfrontaliero in materia di spettro radio è una componente essenziale per un Internet per tutti. Senza di esso, le reti 5G e i nuovi servizi che esse rendono possibili (le automobili connesse, l’assistenza sanitaria a distanza, le città intelligenti e lo streaming video quando ci si sposta) non potranno funzionare in modo efficace. Per dotare l’Ue di reti di telecomunicazioni di ata qualità e veloci è essenziale che gli stati membri continuino ad avere un approccio coordinato alla politica in materia di spettro radio. I settori principali in cui occorrono ulteriori interventi risultano essere l’economia dei dati, la sicurezza informatica, e le piattaforme online.

Quasi nel corso degli stessi giorni – nel corso del settembre 2017 – ci sono stati, a Torino, il G7 e, a Tallin, il Vertice sulla digitalizzazione che ha riunito i capi di Stato e di governo di 25 Stati membri  dell'Unione europea  (prima riunione dei dirigenti UE su questioni collegate al digitale). Visto che tra due eventi non mancano di certo problematiche di comune interesse, in questo articolo, mi sembra cosa utile soffermarmi su entrambi, allargando l'orizzonte anche ad altre Comunicazioni, Dichiarazioni e Decisioni UE - attinenti in particolare la digitalizzazione (ma anche la rinnovata strategia di politica industriale europea) - d'interesse rilevante per questi stessi temi.

Mi soffermerò quindi sul G7 di Torino (settembre 2017), sulle conclusioni del Vertice “digitale” di Tallin (settembre 2017); sulla Dichiarazione di Tallin sulle tecnologie di amministrazione on line, sulla Dichiarazione congiunta della Presidenza estone e della Commissione europea riguardante la seconda riunione ministeriale del Partenariato orientale sull'economia digitale; sull'Agenda digitale Ue, l'indice di digitalizzazione dei paesi membri, e la strategia di mercato unico digitale (e la sua revisione); sulla rinnovata strategia di politica industriale europea, evidenziando anche alcune prese di posizione dei sindacati, europei e di tutto il mondo.

Autore
Silvana Paruolo
Author: Silvana ParuoloWebsite: https:/appuntamentieuropei.wordpress.com
Bio
L'autore - Silvana Paruolo – dopo 8 anni a Parigi, di cui circa due in veste di Funzionario Internazionale all'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'EuropaOccidentale (UEO) – vive a Roma e lavora,tuttora, presso l'Area politiche europee e internazionali della Cgil nazionale. Come autrice, ha scritto due libri : 2020: la nuova Unione europea L'Ue tra allargamento e vicinato, crisi, verticite, vecchie e nuove strategie Ed. LULU 2010 e Introduzione all'Unione europea Oltre la sfida del 2014 Ed. Il mio libro - Feltrinelli 2014. Nel 1989, ha scritto Mercato Unico e integrazione europea, ricerca pubblicata - come Dossier Europa Parte (Prima - e Parte seconda) - dalle Edizioni Ediesse (1989) per conto della CGIL. Ha anche scritto capitoli in libri con più autori quali - ad esempio - ”Ma …la legge e i diritti (quale legge e quali diritti?) sono uguali per tutti? (Gli strumenti di soft-law – Le Linee guida dello “Strategic framework on human rights” UE e il suo Piano di azione” in La famiglia omogenitoriale in Europa – Diritti di cittadinanza e libera circolazione – volume a cura di G. Toniollo e A. Schulster, ed. Ediesse (maggio 2015). Come giornalista pubblicista, ha collaborato, e collabora, con più testate: Affari sociali internazionali, L'Italia e l'Europa, Finanza Italiana, Comuni d'Europa, quaderni di Rassegna Sindacale, Tempo Libero, Il Giornale dei Comuni, ecc. Ha svolto (svolge) docenze sporadiche - in Italia - in corsi per giornalisti e in corsi della Scuola superiore degli interni; e - a Parigi - all'Ecole nationale d'Admnistration (ENA). Appena rientrata da Parigi, ha svolto consulenze - ricerche – e lavori di coordinamento per Enea, Ecoter e Eni. Attiva su Facebook e Twitter ha questo blog: https:/appuntamentieuropei.wordpress.com
Altri articoli dello stesso autore:

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla nostra mailing-list per ricevere gli ultimi articoli direttamente nella tua mail!

Eventi

MobilitAzioni

  

 

europea - parlano i fatti 

fermiamolafebbredelpianeta

 

unpa campaign

 

neawdealbee

 

 

Europa in onda

Europa in onda