di Nicola Vallinoto
Il consenso dei cittadini europei verso le politiche europee e il processo di integrazione europea sta calando in tutto il continente europeo.
La soluzione della crisi greca trovata nel mese di luglio dopo una lunga ed estenuante trattativa e la minaccia tedesca di far uscire la Grecia dalla zona euro hanno lasciato perplessi i cittadini europei: la democrazia europea ne è uscita mortificata.
L'inazione europea di fronte a flussi migratori di centinaia di migliaia di persone in fuga da guerre e fame rischia di far implodere l'idea stessa di Europa.
L'indecisione dei governi nazionali sulle azioni necessarie per governare le emergenze planetarie e il continuo posticipo di soluzioni efficaci e tempestive di riunione in riunione spingono i cittadini europei a trovare conforto e sicurezza nelle soluzioni facili (ma non realistiche) di chiusura spazio temporale nei confronti degli 'stranieri' con la creazione di muri lunghi centinaia di chilometri e le sospensioni sempre più frequenti dello spazio Schengen.
Coloro che sostengono soluzioni nazionaliste e che promettono, in prima istanza, lavoro e diritti ai cittadini del proprio paese trovano ampi consensi tra la popolazione europea, sia quella colpita dalla crisi sia tra quella più benestante, come dimostrano le ultime due elezioni in Polonia e in Croazia(1) dove hanno primeggiato forze politiche di stampo nazionalista.
Per questi motivi un'azione federalista che voglia essere efficace deve andare oltre la mera testimonianza istituzionale e la pressione nei confronti di chi gestisce il potere. Un'azione federalista che voglia tentare di cambiare la situazione drammatica in cui si trova il continente europeo deve partire necessariamente dai cittadini europei. Solo con il coinvolgimento del popolo europeo si può tentare di spingere le forze politiche e i governi nazionali a superare egoismi e particolarismi per la creazione di una federazione europea seppur leggera.
Il popolo europeo va coinvolto laddove si concentrano le contraddizioni europee. Non è più Bruxelles il cuore del processo di integrazione: le periferie d'Europa sono il nuovo centro del continente. Nei posti di confine si costruisce la speranza di una nuova Europa federale. E In questi luoghi deve concentrarsi l'azione federalista.
Come successo dal 1 al 5 ottobre 2014 a Lampedusa, in occasione della prima commemorazione della strage che ha visto morire 368 migranti al largo dell'isola, dove i federalisti hanno portato la proposta di “Un new deal mediterraneo” (2) in occasione del Festival Sabir, con la partecipazione di rappresentanti della società civile europea e nord-africana.
Come successo il 24 ottobre 2015 a Tamburi, quartiere simbolo della città di Taranto, al centro di uno sviluppo insostenibile che ha messo il lavoro contro la salute. In questa occasione i federalisti (3) hanno condiviso con altre organizzazioni la necessità degli Stati Uniti d'Europa e di un Parlamento mondiale e le proposte di riconversione ecologica della società in vista della COP21 di Parigi.
E come successo lo scorso 7 novembre a Ventimiglia, città di frontiera luogo simbolo del problema migratorio dove i federalisti hanno organizzato un'assemblea a pochi metri dal centro di accoglienza dei migranti e organizzato un flash mob per rivendicare la federazione europea e l'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'UE (4).
Le periferie d'Europa come Lampedusa, Taranto, Ventimiglia, Lesbo, Presevo, Gevgelije, Calais ma anche Kiev ed Ankara sono i nuovi centri nevralgici da cui può forse ripartire il progetto di integrazione europea.
Nelle periferie d'Europa i federalisti devono portare le proprie proposte e lì, nel cuore delle contraddizioni europee, devono costruire un nuovo movimento pan-europeo che possa creare una forza d'urto in grado di fermare le ondate nazionaliste e xenofobe che rischiano di rompere definitivamente il progetto europeo pensato a Ventotene nel 1941 come dimostrano le manifestazioni delle ultime settimane in Polonia e in Germania.
L'11 novembre a Varsavia si sono bruciate le bandiere dell'Unione europea (5) in occasione della manifestazione organizzata per celebrare la rinascita della Polonia nel 1918. Nella capitale polacca era presente anche una delegazione del partito dell'estrema destra ungherese, Jobbik.
E nel mese di ottobre il movimento Pegida è tornato a riempire il centro di Dresda – con 20000 manifestanti – sfruttando il malcontento in Germania sulla questione dei rifugiati. Durante il comizio i sedicenti “Europei patriottici contro l'islamizzazione dell'Occidente” hanno esaltato il premier ungherese Orban che chiude le frontiere ai migranti e hanno definito la cancelliera Angela Merkel “regina dei trafficanti” (6).
Di fronte a tutto ciò non è possibile stare fermi. Occorre lavorare per costruire un movimento di pari forza che possa contrapporre una soluzione antinazionalista e antixenofoba: gli Stati Uniti d'Europa. Ovvero un'Europa federalista che possa restituire speranza ai giovani di poter vivere in un mondo, che non sia peggiore di quello vissuto dalla generazione precedente, in grado di implementare uno sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile che redistribuisca le risorse limitate del pianeta terra in maniera equa e solidale.
Ci vuole una nuova Europa, un'Europa 2.0(7), che abbatta tutti i muri costruiti dopo quello di Berlino e sia in grado di arrestare l'innalzamento della temperatura del pianeta con interventi forti come richiesto anche dalla petizione “Fermiamo la febbre del pianeta” (8) in vista della COP 21. Un'Europa che sia in grado di gestire i flussi migratori con soluzioni stabili che mettano in sicurezza le vite delle persone prima di tutto (9). Un'Europa che rilanci l'economia attraverso un piano europeo per lo sviluppo sostenibile e l'occupazione come richiesto dalla petizione al Parlamento europeo Un New Deal per l'Europa (10).
Per fare ciò occorre un movimento europeo che possa piegare la resistenza dei governi più reticenti a condividere la sovranità attraverso un governo democratico e federale dotato di un bilancio adeguato. E la spinta definitiva per rompere il fronte dei nazionalismi europei e costruire una democrazia federale europea può venire proprio dai cambiamenti climatici e dai profughi ambientali (11).
Approfondimenti:
(1) http://europainmovimento.eu/europa/la-croazia-guarda-a-destra.html
(2) http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/06/nicola-vallinoto-da-ventotene-a-lampedusa-un-new-deal-e-una-cittadinanza-comune-del-mediterraneo/
(3) http://europainmovimento.eu/home/da-taranto-un-movimento-glocale-ecosostenibile-in-marcia-verso-gli-stati-uniti-d-europa-e-il-parlamento-mondiale.html
(4) http://europainmovimento.eu/home/speciale-incontro-gfe-su-europa-e-immigrazione-ventimiglia-dopolavoro-ferroviario-7-novembre-2015.html
(5) http://it.euronews.com/2015/11/11/giorno-della-nazione-in-polonia-la-destra-di-governo-scende-in-piazza-contro-l/
(6) http://it.euronews.com/2015/10/19/germania-a-dresda-raduno-di-pegida-e-contro-manifestazione/
(7) a) http://www.lauraboldrini.it/news/contro-la-crisi-leuropa-2-0-e-lunica-soluzione-possibile/ b) https://books.google.it/books?id=wXx_6wIKzD4C&printsec=frontcover
(8) http://www.europainmovimento.eu/mobilitazioni/cop-21-conferenza-dell-onu-sul-clima-di-parigi-fermiamo-insieme-la-febbre-del-pianeta.html
(9) http://www.europainmovimento.eu/europa/immigrazione-cittadinanza-e-governo-europeo-per-una-carta-europea-dei-diritti-e-dei-doveri-dei-rifugiati-e-degli-immigrati.html
(10) http://www.europainmovimento.eu/mobilitazioni/petizione-al-parlamento-europeo-un-new-deal-per-l-europa.html
(11) http://www.europainmovimento.eu/europa/cambiamenti-climatici-e-profughi-ambientali-i-grimaldelli-per-rompere-il-fronte-dei-nazionalismi-europei.html