La pandemia di COVID-19 ha sprofondato il mondo in una recessione improvvisa e profonda. Nonostante la risposta forte, coordinata e innovativa, sia a livello nazionale che a livello dell'UE, molte sono le incertezze che ancora permangono, in particolare, sulla durata della crisi e sul modo in cui inciderà esattamente sulle nostre vite e sulle nostre economie. Dobbiamo proteggere i cittadini europei, la loro salute e i loro posti di lavoro, garantendo allo stesso tempo equità, resilienza e stabilità macroeconomica in tutta l'Unione.
Queste sono le parole utilizzate dalla Commissione europea nel suo documento di introduzione al lavoro degli Stati membri per la definizione dei Piani nazionali di resilienza e ripresa che il 17 settembre è stato reso pubblico. L'obiettivo era chiaro già l'indomani la conclusione del vertice europeo del 21 luglio scorso: senza l'intervento consiugnto di tutti gli strumenti a disposizione dell'UE non si salva nessuno.
La montagna di finanziamenti e sovvenzioni tra Next generation EU (NGEU) e quadro finanziario pluriennale (1850 miliardi) è la più consistente. Conosciamo gli ostacoli che sta incontrando questo cammino di approvazione degli strumenti a disposizioni a seguito delle opposizioni e, quindi, del veto di alcuni Paesi membri come Polonia e Ungheria che ne frenano l'attuazione almeno per NGEU che è comunque strattamente legato al bilancio 2021-2027, per motivi di "ordine" politico nazionale perché lederebbe, il sistema del vincolo del rispetto dello "stato di diritto", l'accesso ai fondi e alle linee di finanziamento per questi Stati.
Su questo ultimamente Commissione europea e Parlamento europeo sono stati decisi, non c'è altra via, chi non vuole rispettare lo stato di diritto non potrà godere degli aiuti dell'UE diversamente "ricorressero alla Corte di giustizia"! Il sistema non è problematico, nell'attuazione, solo a livello UE ma anche a livello nazionale. Gli Stati devono entro aprile 2021 presentare i Piani nazionali per accedere al dispositivo per ripartire (componente fondamentale del NGEU perché contiene l'elemento sovvenzionale) garantirebbe, all'Italia in particolare, un apporto di circa 209 miliardi.
Il nostro Paese ha stanziato già nel disegno di legge di Bilancio 2021 (art. 184 della bozza entrata in Parlamento per l'approvazione) una misura di attuazione del programma NGEU (quindi alla lettera non solo per la parte riguardante i grants del Dispositivo) l'istituzione di fondo nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, quale "anticipazione rispetto ai contributi provenienti dall’Unione europea".
Si tratta di fondo di rotazione per con una dotazione di 34,775 miliardi per l’anno 2021, di 41,305 miliardi per l’anno 2022 e di 44,573 miliardi per l’anno 2023. Bisogna ora accelerare la procedura di presentazione del Piano nazionale perché, almeno nelle intenzioni del governo italiano, sembrerebbe febbraio 2021 il termine prefissato per entrare nel procedimento valutativo della Commissione europea dei Paesi che beneficeranno della "copertura" di ausilio dell'UE.