Verbale del dibattito a cura di Simone Cuozzo*
Gli interventi sono a titolo personale e non riflettono necessariamente la posizione dell’organizzazione di appartenenza*
Nelle ore appena precedenti all'apertura delle urne in Grecia per il voto referendario sull'accettazione o meno del programma di aiuti presentato dai “creditori”, federalisti fuori e dentro il Movimento Federalista Europeo (MFE) e rappresentanti istituzionali, politici e sindacali si sono confrontati sull'attualità della situazione greca e sulle future implicazioni per il processo di integrazione europea.
L'incontro è stato promosso ed organizzato dalla Sezione “Altiero Spinelli” del MFE Roma, che ha ospitato l'incontro nella Sala Riunioni della sua Sede al centro di Roma.
Iniziata nel primo pomeriggio, l'Assemblea è stata presieduta dal Presidente del MFE Roma, Paolo PONZANO, dal Segretario del MFE Roma, Ugo FERRUTA e, nella seconda parte della giornata dal Vice Presidente MFE Roma, Paolo ACUNZO. Numerosi sono stati gli interventi dei partecipanti all'incontro che si è sviluppato in un arco di più di quattro ore, terminando nelle prime ore della sera.
In apertura un breve intervento di Paolo ACUNZO, promotore dell'iniziativa, che ha ringraziato i presenti per aver accettato l'invito a partecipare ed ha auspicato che il dibattito potesse rappresentare un momento di confronto vero tra federalisti dentro e fuori il MFE e che potesse far emergere delle proposte concrete di stampo federalista per una soluzione della questione greca.
Paolo PONZANO (Presidente MFE Roma) : Ha aperto ufficialmente il dibattito fornendo in primis un'analisi ragionata sul valore e l'utilizzo in sé dello strumento referendario, rilevandone le caratteristiche primarie nella semplicità, comprensibilità e fondatezza del quesito. Analizzando nello specifico il referendum greco, ha dedotto come questo manchi dei suddetti caratteri e debba ritenersi inappropriato in questo contesto negoziale. Riferendosi a consultazioni popolari risalenti alla ratifica del Trattato Costituzionale ha evidenziato come le disfunzioni del Referendum producano di per se stesse un risultato discutibile e contraddittorio. In questo senso non ritiene il governo greco esente da colpe nella gestione di quest'ultima fase. La stessa colpa deve a suo dire esser attribuita alle Istituzioni europee ed in particolare agli Stati Membri che ne orientano l'azione. Sono proprio i governi nazionali che, ignorando il principio di solidarietà europeo, hanno anteposto i propri interessi elettorali allo sforzo necessario per risolvere la questione greca. Questo loro comportamento non ha fatto che aggravare la crisi greca ed affossa qualsiasi passo avanti tentato dalla Commissione. Per Ponzano, il principio del do ut des alla base della condizionalità agli aiuti imposta dai creditori non è contemplato nei meccanismi normativi vigenti dell'Ue.
Nell'analizzare il possibile risultato del referendum greco, Ponzano ha valutato come entrambi gli scenari difficilmente porterebbero ad una soluzione auspicabile e definitiva della questione greca. Le soluzioni più semplici sono per lui quelle proposte dai federalisti, che almeno in teoria, attraverso il bilancio della zona euro darebbero lo strumento finanziario e le risorse proprie alle Istituzioni per poter sanare il debito greco. In definitiva però trattasi di soluzioni possibili solo in un lungo periodo, dato che presuppongono una Riforma dei Trattati, che al momento sembra di là da venire. I federalisti sono richiamati ad individuare soluzioni di breve periodo perchè a suo parere la Grecia non sarà nelle condizioni di aspettare la Riforma dei Trattati.
Ugo FERRUTA (Segretario MFE Roma): Ha esordito esprimendo una posizione che è per lui discordante con l'opinione comune della Sala. Ha infatti sottolineato l'appropriatezza del referendum greco in quanto coerente con la piattaforma elettorale con cui è stato eletto il governo di Syriza: No al programma di ristrutturazione del debito imposto dalla Troika. Secondo Ferruta, il Premier greco ha legittimamente scelto di rimandare la decisione ultima al popolo greco, in quanto la sua azione negoziale incontrava da un lato la rigidità dei creditori e dall'altro l'opposizione di parte della sua maggioranza parlamentare. Ha proseguito poi esprimendo solidarietà e vicinanza al popolo greco chiamato a scegliere tra la rivoluzione del suo Welfare State e la bancarotta. Per questo motivo ha chiesto che la sua scelta venga rispettata, anche considerando il peso che essa comporta. Pur riconoscendo l'ambiguità e le forzature del quesito referendario, Ferruta ha evidenziato come anche il governo greco stia rimettendo il suo mandato nelle mani del popolo greco, utilizzando il più alto strumento democratico. In conclusione, ha auspicato che il coraggio mostrato dal popolo greco metta fine ai giudizi denigratori, impregnati da pregiudizio e razzismo, da parte di molti europei nei loro confronti.
Giorgio ANSELMI (Presidente nazionale MFE): Ha rivendicato la decisione del MFE di non scegliere tra Si e No e così di non sottostare alla strumentalizzazione del dibattito sul referendum fatta dai media per cui bisogna scegliere per prender posizione nella disputa tra Germania e Grecia. Ha rilevato, citando Spinoza, come sia invece importante cercare di capire il significato del referendum. Analizzando come la struttura istituzionale vigente di questa Europa, a dispetto dei suoi protagonisti, non può che produrre questi risultati negativi. I federalisti devono essere consapevoli di questo e non schierarsi seguendo la logica Destra vs Sinistra. A supporto di questa tesi, ha addotto ad esempio la vicenda politica francese. Per cui il socialista Hollande, divenuto Presidente, ha mantenuto la stessa subalternità verso la Germania di Sarkozy. Ciò è spiegabile perchè entrambi perseguono lo stesso interesse nazionale francese (la Ragion di Stato) a prescindere dal diverso schieramento politico. Ha infatti sottolineato come sia il metodo a produrre i risultati e per avere risultati diversi non si possa che cambiare il metodo.
Anselmi ha dato merito a Tsipras di aver sempre considerato la questione greca risolvibile solo dalla politica e non dall'economia o dalla tecnocrazia. In questo ha ritrovato piena identità di visione con i federalisti. In altro senso però non ha ritenuto Tsipras un riferimento per i federalisti, in quanto, più volte, non ultimo nel discorso ai cittadini greci, ha dimostrato di aver accettato il sistema intergovernativo esistente e di non aver l'intenzione di contrastarlo, arrivando alla convergenza sul No del governo greco di estrema sinistra con la formazione neonazista di Alba Dorata, a difesa del rinnovato nazionalismo greco.
In conclusione, Anselmi ha evidenziato come nell'attuale sistema globalizzato non c'è più spazio per la sovranità statale. Semmai la Grecia decidesse di uscire da un'Europa imperfetta, in cui è succube degli Stati più forti ma dove ha una sua rappresentanza nelle Istituzioni, il suo futuro sarà probabilmente quello di “colonia” di un altra realtà statale più forte e sicuramente meno democratica come ad esempio la Federazione Russa. Viviamo il forte rischio, già previsto dai redattori del Manifesto di Ventotene, per il quale in mancanza di una democrazia europea (governo federale democratico), come primo passo di democratizzazione della globalizzazione, sarà la globalizzazione stessa ad eliminare la democrazia.
Roberto MUSACCHIO (ALBA): In primo luogo ha rivendicato il suo impegno nella campagna per il No, attaccando un certo intellettualismo colpevole di astrarsi dalla realtà e dar spazio al populismo. Ha difeso Tsipras dicendo che purtroppo non è colpa sua se non parla di Europa federale perchè questa al momento non esiste, ma al contrario, esiste un'Europa reale rappresentata dalla Troika, la cui struttura ricorda quella del Patto di Varsavia. Ha inoltre rimarcato come il Parlamento Europeo, che ha da sempre avuto un ruolo centrale nella visione federalista, si è dimostrato talmente succube allo schema dell'austerity intergovernativa della Troika che lo stesso Spinelli lo ripudierebbe. In un'Europa in cui la democrazia è sospesa e il richiamo al valore dei Trattati della Corte di Giustizia UE è ignorato, il merito di Tsipras è stato quello di ridare voce ai cittadini, perfino ai politici responsabili della crisi.
Musacchio ha respinto le accuse fatte a Tsipras di allearsi con la destra estrema, sottolineando che è l'Euro-Germania che ha appoggiato i neonazisti ucraini e che ha mostrato disprezzo per la Grecia ed i suoi rappresentanti nelle intercettazioni americane. Ha evidenziato poi che la sinistra greca al contrario di quella italiana dimostra un forte attaccamento all'Euro e più in generale all'idea di Europa. In conclusione, ha riconosciuto il forte appeal della battaglia di Tsipras e dei greci tra la popolazione ed ha sollecitato i federalisti a reagire ed a schierarsi per il No e per l'unico governo “diverso” in un'Europa tecnocratica caratterizzata da uno scarso senso di solidarietà nelle classi dirigenti europee, peggiore del periodo dell'Europa delle Nazioni.
Marco PIANTINI (Consigliere per gli Affari europei della Presidenza del Consiglio): Ha riconosciuto il momento di grande difficoltà dell'Europa ed in particolare dei federalisti che da un lato, giustamente, hanno criticato i governi nazionali per la gestione della questione greca, ma che dall'altro devono far fronte ad un generale euroscetticismo ormai cavalcato non più solo dalle ali estreme della politica ma anche da parte della classe dirigente moderata. Ha rivendicato il ruolo solidale della politica europea verso la Grecia, ribadendo che dal 2010 ben 380 miliardi di aiuti sono arrivati alla Grecia dall'Europa. Per questo motivo ha rigettato l'idea populista del piccolo popolo greco contro la grande Europa cattiva, sostenendo che si è tutti parte di una comunità che si è data da fare per aiutarsi l'un l'altro. A tal proposito ha richiamato i federalisti a cogliere anche il contributo positivo degli Stati all'interno del metodo intergovernativo per il processo d'integrazione europea. Ha inoltre sottolineato il ruolo fondamentale nella crisi dell'unica istituzione veramente federale in questa Ue, la Banca Centrale Europea, che nonostante non sia democraticamente eletta e paghi lo scotto di essere una banca, ha garantito finora la possibilità per i greci di poter ricevere le proprie pensioni.
Piantini ha voluto inoltre mettere in discussione l'idea di una contrapposizione tra un Nord cattivo, a guida tedesca, ed un Sud buono e vittima del Nord. In tal senso, ha individuato proprio in quei Paesi del Sud Europa, che hanno fatto molti sacrifici durante la crisi, come i più restii a troppe concessioni ai greci. In conclusione, ha affermato che dopo il Referendum qualunque fosse il risultato, si sarebbe dovuto mettere in piedi un nuovo piano per la Grecia che contemplasse le misure di rigore per garantire la sostenibilità del debito, con un nuovo piano di sviluppo, fatto di investimenti e utilizzo dei fondi strutturali. Ha auspicato poi una ripresa del dibattito sul processo d'integrazione verso un Bilancio della zona euro, che sostenga politiche per la crescita e un Fondo Monetario Europeo, che in parte è stato messo in campo dal Piano Juncker e dalla nuova concezione della flessibilità.
Fausto DURANTE (CGIL): Ha affermato che le molte crisi che interessano l'Ue (Grecia, Mediterraneo, Est Europa, Ungheria) testimoniamo l'abbandono dei principi ideali fondanti in favore di teorie liberiste e mercantiliste. Non a caso, gli aiuti andati alla Grecia in realtà sono in buona parte serviti a salvare le banche europee. Per questo motivo egli ritiene sbagliato dare dei suggerimenti ai Greci a cui spetta piena autonomia. Ha aggiunto però che se fosse greco voterebbe per il No.
Ha apprezzato la posizione del governo a favore della permanenza nell'Eurozona ed in generale europeista, sia pur critica dell'attuale Ue. Inoltre ha segnalato l'esigenza di un nuovo modello di governance per l'Ue, caratterizzato da maggiore democraticità e forza, attraverso una maggiore cessione della sovranità degli Stati e una maggiore coinvolgimento dei sindacati e di altri attori sociali nella fase decisionale. Senza di questo, ha aggiunto che non vi sarà una soluzione univoca al problema dell'indebitamento. Ha ricordato a tal proposito la soluzione trovata dai tedeschi al proprio debito, non esportabile in altri Paesi in questo contesto recessivo. Si necessita allora una mutualizzazione del debito che deve essere finanziato da Eurobond attraverso un vero Fondo di sviluppo europeo.
Francesco TUFARELLI, (La Parabola): Ha iniziato il suo intervento ricordando di aver seguito dall'interno tutta la vicenda del negoziato sulla questione greca fin da principio e sottolineato come molte soluzioni nuove prospettate oggi siano possibili solo perchè sono state impostate in passato grazie all'azione di alcuni governi lungimiranti, come quello italiano, che però operavano in una situazione economica ben peggiore di quella attuale. Sul caso greco, ha riconosciuto molte responsabilità della situazione ai vari governi greci, fin dal loro ingresso nell'Euro. Allo stesso tempo pari responsabilità le ha attribuite alle Istituzioni europee che hanno sottovalutato queste criticità, venendo meno al loro ruolo di controllori pur di non rompere l'unità europea.
Plaudendo alla posizione del MFE sul Referendum, ha ribadito che la Grecia, come tutti gli altri 27 Stati, forse Germania esclusa, non potrebbero sopravvivere fuori dall'Ue e diverrebbero “colonie” di altri Stati. Ha inoltre affermato che Tsipras sta giocando la sua partita a poker, cercando di accrescere il suo appeal, attraverso una vittoria al Referendum sulla sua persona. Il vero pericolo per gli europeisti non sono movimenti populisti come Syriza, Podemos o il Movimento Cinque Stelle, bensì l'affermarsi di forze neo nazionaliste in Stati come la Polonia. Il problema del Referendum greco non è rappresentato da Tsipras, ma dalla minaccia di dimissioni in caso di sconfitta e del possibile avvento al potere di Alba Dorata.
Massimo MINNETTI (MFE Roma): Ha criticato la scelta del Referendum per la non chiara formulazione del quesito, ma soprattutto lo ha considerato un venire meno delle responsabilità di governo di Tsipras, da lui definito uno dei maggiori leader populisti in Europa. Il Referendum greco avvalora la tesi per cui Destra e Sinistra hanno perso il loro significato storico. Ricordando come Alba Dorata e Syriza condividono la campagna per il No, ha affermato come non sia possibile definire “di Sinistra” la battaglia di Tsipras.
Angela VALENTE (Segretario MFE Frosinone): Ha esordito esprimendo un po' di disorientamento sulla posizione federalista sul Referendum. Riprendendo l'esempio virtuoso in piccolo delle associazioni o enti locali che utilizzano le fonti di finanziamento derivanti dai programmi europei per le loro attività locali, ha suggerito che una politica migliore per la Grecia sarebbe quella di puntare sull'utilizzo dei Fondi Strutturali, aumentandoli se necessario, invece di dare aiuti a fondo perduto, come fosse elemosina. Attraverso questi fondi la Grecia dovrebbe sfruttare meglio quest'opportunità economica che l'Ue le mette a disposizione.
In questo modo avrebbe la possibilità di rilanciare il suo patrimonio storico-culturale, di avviare programmi di scambio per i lavoratori. Tutti esempi volti a dare maggiore creatività, dinamicità ed internazionalizzazione alla struttura produttiva greca. Infine ha ribattuto ad interventi precedenti, dicendo che in Germania, secondo la sua esperienza, si effettua una politica virtuosa di abbassamento dei prezzi e aumento degli stipendi.
Paolo ACUNZO (Direzione nazionale MFE): In primo luogo ha sottolineato che in questa situazione critica, non è la Grecia il problema ma l'Europa così come è, e dovrà essere comunque cambiata. Pur giudicando la scelta del Referendum affrettato e forse strumentalizzata politicamente dal governo greco, ha mostrato soddisfazione per tale decisione, perchè si chiarisce che la posta in palio è il tipo di sviluppo dell’integrazione europea più che l'uscita o meno dall'Euro ed è giusto che siano i cittadini ad avere l'ultima parola. Date queste premesse si è espresso personalmente per il Si.
L'esempio del caso greco, a suo dire, non è che l'ultima prova di un modello decisionale intergovernativo europeo in forte crisi e da cambiare radicalmente. Questa idea non deve però rimanere una semplice tesi astratta di matrice accademica, ma diventare il punto centrale di ogni nuova proposta politica da qui a venire. Ha messo in chiaro che non esistono Piani B: o l'Europa si darà un governo dell'economia immediatamente o l'intera struttura esistente dell'Ue andrà in frantumi. Ormai si è di fronte al momento della scelta dirimente se tornare indietro o cambiare ed andare avanti fino in fondo fino all’integrazione politica europea. I federalisti devono lavorare affinchè si attuino i cambiamenti necessari a dare un futuro all'idea stessa di Europa.
Elisabetta LEPRI (MFE Roma): Si è concentrata sul ruolo del Parlamento Europeo nella situazione attuale. Ha messo in chiaro come al momento la sua irrilevanza, specie sul caso Grecia, non può che far riconsiderare il suo status, visti soprattutto gli ingenti costi legati al suo mantenimento nella duplice sede di Bruxelles e Strasburgo.
Maria Teresa DI BELLA (MFE Roma): In premessa ha ringraziato gli organizzatori dell'evento per aver creato le basi per un confronto serio ed approfondito, laddove vige un dibattito superficiale nei media. Facendo cenno alla Grecia, ha ricordato che l'Europa ha finanziato la ricostruzione del Partenone in quanto tassello fondamentale del Patrimonio storico-culturale europeo. Sull'attualità del Referendum, ha apprezzato questa scelta di democrazia, sia pur strumentalizzata dalla politica. Ha poi messo in evidenza come il MFE sia sempre stato un Movimento di popolo, a partire dal suo attivismo per l'elezione diretta del Parlamento Europeo, che nonostante tutte le sue disfunzioni rimane un cardine fondamentale nell'idea di Europa.
Le Istituzioni europee dovranno svilupparsi nel solco del progetto spinelliano, per questo è importante che dopo il Referendum non vi siano soluzioni che rompano l'assieme europeo finora costruito. Ciò detto ha aggiunto che per coerenza con il passato, si veda la gestione del debito tedesco, il popolo greco vada tutelato. Ha sottolineato come l'Europa attuale, influenzata dalla Germania e dai potentati economici, non debba essere difesa, ma bisogna comunque riconoscere l'importanza della sua esistenza e dar merito a chi si è battuto per crearla.
Eleonora VASQUES (Vice Segretario GFE Roma): Ha primariamente espresso la sua condivisione per la posizione federalista di terzietà rispetto alle Campagne referendarie greche per il Si o per il No. Ha infatti ribadito come né le Istituzioni europee né il governo greco abbiano ben compreso la portata della scelta e le possibili conseguenze. Se infatti da un lato i creditori non sembrano essersi resi conto dell'impossibilità della Grecia di ripagare tutto il debito, nemmeno il governo greco sta agendo per il meglio, orientato solo da una logica nazionale. Il ruolo dei federalisti deve essere quello di interrogarsi su ciò che è accaduto ed analizzare la situazione, concentrandosi sulla critica al metodo intergovernativo, rispettando il popolo greco posto di fronte a questa difficile scelta.
Riconoscendo l'estrema gravità della crisi, ha risposto nella sua replica alle critiche mosse ai federalisti, sostenendo come essi non siano difensori dello status quo, ma al contrario avanzino proposte rivoluzionarie come quella del governo federale. Tali proposte mirano a depotenziare i poteri degli Stati, che, al momento, proprio perchè incontrastati possono mettere in piedi un negoziato come quello sul debito greco. Senza un governo federale questa Europa sarà sempre soggetta a contrasti interni di interessi e soggetta al prevalere di forze nazionaliste pericolose.
Alcide SCARABINO (MFE Roma): Ha iniziato criticando il titolo dell'incontro, quel “siamo tutti greci”, che in realtà sembra quasi volerli assolvere dalle loro primarie responsabilità. Ha poi sottolineato come alcune storture della politica di bilancio greca vedano gli armatori esenti dal pagamento delle tasse e che nonostante i tagli vi sia stato un recente aumento del budget per la difesa. In tal senso ha richiamato tutti a non permettere all'umano senso di solidarietà verso il popolo greco di offuscare il giudizio sulla questione. Il governo greco deve fare le riforme. In questo senso tra Merkel e Tsipras, si sente schierato con la Cancelliera tedesca.
Antonio ARGENZIANO (Segretario GFE Roma): In merito al Referendum, ha sostenuto come sia prevalsa superficialità e confusione sia sul quesito che nelle posizioni delle due Campagne. Questo provoca confusione anche nei cittadini greci, le vere vittime degli slogan e delle semplificazioni addotte nel breve dibattito del voto referendario. La posizione federalista, a suo dire, non poteva che esser quella presa.
Analizzando più in generale il contesto attuale, ha evidenziato come sia quanto mai necessario un cambiamento dell'Ue nei sensi di un governo federale, cosa che pensa sia condivisa da tutti i relatori presenti nel dibattito odierno. L'Europa attuale è infatti spesso governata da indistinte coalizioni Destra-Sinistra che si riflettono poi sulle scelte politiche inefficaci, si veda il tema immigrazione. Accanto a queste le forze politiche emergenti sono quelle populiste e nazionaliste. Ha condiviso a tal proposito la preoccupazione specifica sul pericolo dei nazionalismi, molto più pericolosi dei populismi di Sinistra, perchè presentano proposte semplificate che mirano alla pancia delle persone.
Sergio BELLUCCI (Net-Left): Ha messo in chiaro la sua distanza dagli ultimi tre interventi ascoltati in quanto non hanno compreso la gravità della crisi sviluppatasi dal 2008 ad oggi. Tale crisi segna una discontinuità storica che evidenzia la fine dell'epoca neoliberista, che si chiude con il Referendum greco. Ha rilevato che il Pianeta, come rilevato anche da scienziati di Università statunitensi d'eccellenza, sta affrontando l'inizio della sua fine. Il comportamento umano ha avuto un ruolo fondamentale in questo attraverso 200 anni di sfruttamento dissennato, improntato a logiche utilitaristiche. Il caso della Grecia è direttamente legato a questa dinamica mondiale. Per questo motivo ha affermato come non sia possibile non schierarsi. A suo parere, il negoziato si è bloccato per una logica punitiva dei creditori.
Ha sottolineato che l'idea nostalgica federalista di un'Europa che tiene assieme tutti, si infrange contro la logica dell'interesse particolare. Ogni azione è necessariamente orientata da una logica di parte, che non è mai neutra. Per questo motivo ha messo in rilievo che negando questo si finisce per lasciare tutto nelle mani di tecnici che agiscono anch'essi secondo un interesse. Infine ha tenuto a precisare che il budget greco per la difesa non è stato diminuito proprio a causa della volontà dei creditori. Si dovevano infatti rispettare contratti d'acquisto stipulati proprio con il governo tedesco.
Commento al dibattito di Paolo PONZANO: In primo luogo ha affermato come sia inevitabile uno scenario europeo siffatto data la forza degli interessi nazionali e la debolezza delle Istituzioni europee. Di fronte alle accuse di immobilismo e di complicità delle Istituzioni europee con le politiche neoliberiste, Ponzano ha rilevato che l'immobilismo sia dovuto all'impossibilità delle Istituzioni di auto riformarsi, in quanto mancano degli strumenti necessari che sono ad appannaggio degli Stati. Per ciò che concerne la complicità con il neoliberismo, ha replicato come non siano i tecnocrati di Bruxelles ad aver scelto autonomamente la linea neoliberista. Semplicemente negli ultimi anni vi è stata una preponderanza di governi che hanno sposato il neoliberismo e lo hanno imposto anche in sede europea.
Ha sottolineato poi come nel dibattito si è condivisa l'idea che un governo federale gioverebbe sicuramente all'autonomia ed alla forza politica delle Istituzioni europee. Ciò detto non si può aspettare il governo federale, ma l'azione federalista deve concentrarsi anche su proposte rapidamente attuabili. Riprendendo alcune argomentazioni sulle colpe della Grecia, ha riconosciuto che vi siano colpe specifiche dei governi greci che hanno truccato i conti, ma la stessa responsabilità risiede in chi a livello europeo doveva effettuare i controlli e non lo ha rilevato.
Riguardo al tema dello stallo del negoziato a causa di un comportamento punitivo dei creditori che hanno negato una ristrutturazione del debito per una distanza di pochi milioni di euro, Ponzano ha rilevato che in realtà la proposta di ristrutturazione del debito apparteneva alle proposte successive al testo oggetto del referendum. Più in generale, ha concluso dicendo che l'approvazione dei Trattati internazionali non dovrebbe essere lasciata ad un quesito referendario perchè difficilmente si può riuscire ad analizzare un testo così complesso e cogliere i vantaggi e gli svantaggi che le parti sono riuscite a negoziare.
Alla fine del suo intervento il Presidente MFE Roma Paolo PONZANO ha dovuto lasciare l'Assemblea per impegni personali ed è stato sostituito alla presidenza del dibattito dal Vice Presidente della sezione, Paolo ACUNZO.
Francesco MARTONE (SEL): Ha esaminato le positività del dibattito sulla questione greca, osservando come offra possibilità di contatti e convergenze tra i partiti della Sinistra critica europea. Ricordando la sua ostilità ad un sistema istituzionale europeo nato dal Trattato di Lisbona, in cui tra gli altri ha contestato una BCE autonoma in cui non vi è il controllo democratico del Parlamento Europeo ed in cui i servizi sociali vengono promossi solo laddove economicamente utili, ha riconosciuto una sicura miglioria della situazione laddove fossimo invece in presenza di un’idea federale dell'Europa, a cui tutti i partecipanti si richiamano.
Per dare un'idea della crisi, ha portato l'esempio delle dichiarazioni dell'attivista peruviano Homero Blanco Calvos, che ha parlato della necessità di una strategia di sopravvivenza contro la crisi. Ha inoltre riferito di dati che attestano l'esistenza di 135 milioni di persone sotto la soglia di povertà nei cosiddetti PIIGS, maggiormente colpiti dalle politiche di austerity. Per questo motivo, a suo dire, il referendum greco ci tocca da vicino, in quanto anche noi abbiamo subito l'austerity, anche se in via indiretta, imposta dalla tecnocrazia europea.
Ha invitato i federalisti a lavorare per una Conferenza europea sul debito, per restituire la questione al dibattito pubblico, togliendola ai fautori della condizionalità. Si tratta infatti non di una questione accademica quanto invece politica. Il Parlamento greco ha discusso il tema nella Commissione audit, definendo illegali le imposizioni della Troika che violano i diritti umani e lo spirito dei Trattati dell'Ue. Ha invitato a ragionare sulla possibilità di una causa collettiva contro la Troika presso la Corte Europea dei Diritti Umani. Ha riportato la sua esperienza nel Tribunale Permanente dei Popoli che ha rilevato come la Politica di Cooperazione allo Sviluppo Ue verso i Paesi Terzi, sia stata cucita sulle esigenze delle imprese europee.
Martone ha così fatto appello alla necessità di una nuova narrazione politica e a nuove proposte come quella della Conferenza europea sul debito. Ha proposto l'estinzione unilaterale del debito greco verso l'Italia. Ha parlato di un ruolo più forte del Parlamento Europeo nel processo di riappropriazione dei commons, rispetto ad una governance odierna basata sulla mediazione tra pubblico e privato. Ha infine posto l'attenzione sull'Europa solidale che attivi veramente delle politiche di mutualizzazione o ristrutturazione del debito per i Paesi più fortemente esposti.
Commento al dibattito di Ugo FERRUTA: Ha esordito replicando duramente a chi colpevolizza i Greci della situazione attuale. La responsabilità, a suo dire, ricade tutta su quei politici e governanti nazionali che la hanno portata fino a questo punto. Quel che più lo indigna sono le accuse mosse da molti commentatori del Nord Europa al popolo greco, per cui il debito accumulato non è altro che il riflesso del loro modus vivendi parassitario. Ha messo in discussione la posizione di chi professa di non prendere posizione perchè non condivide la scelta del Referendum da parte del governo greco. Ha invece espresso la sua preferenza personale per il Si per salvaguardare il popolo greco di fronte al rischio di uscita dall'Euro, apprezzando allo stesso tempo la scelta democratica del Referendum. Rispondendo alle critiche sulla BCE, ha affermato che proprio l'essere un'Istituzione indipendente ha permesso alla BCE di salvare molti Stati Membri, tra cui l'Italia, spesso andando contro la maggioranza del Consiglio o del Parlamento Europeo.
Ha condiviso la posizione del MFE di distanza rispetto al dibattito pro Tsipras o pro Merkel in quanto l'obiettivo è quello del Governo Federale dell'Eurozona. Ciò detto però si auspica che dai Paesi Europei provenga una messa in discussione della Germania, che si fa portatrice degli interessi nazionali anche a scapito dell'Europa stessa, vedasi gli ambigui rapporti con la Russia. Infine ha condiviso la critica ad un'Europa succube del neoliberismo, dove si scontrano interessi particolari contrastanti che ne limitano di molto la possibilità d'azione. Rispetto alle ultime proposte ascoltate nel precedente intervento, ha segnalato che la Conferenza europea sul debito è stata chiesta anche dalla Presidenza del CIME (Consiglio Italiano del Movimento Europeo). Ha inoltre condiviso l'idea di portare avanti azioni legali presso le Corti europee al fine di tutelare il rispetto dei Trattati.
Giulio SAPUTO (Segretario nazionale GFE): Ha evidenziato come sia difficile superare le grandi problematiche che investono il nostro Continente attraverso soluzioni semplicistiche e di breve periodo. Ciò vale per il tema dell'immigrazione, del terrorismo e del caso Grecia. In questo contesto le Istituzioni comunitarie si presentano impreparate: il Parlamento rimane nascosto, il Consiglio è spaccato dalle contrapposizioni tra gli Stati e la Commissione agisce solamente da arbitro. Rispetto al tema del Referendum greco, ha espresso difficoltà a schierarsi per il Si, in quanto comporterebbe una probabile crisi di governo e l'avanzata di Alba dorata, o per il No, che metterebbe in discussione la stessa unità europea. In quest'ultimo caso infatti nonostante un probabile congelamento del negoziato, si avrebbe per la prima volta nella storia dell'integrazione europea la scelta di alcuni cittadini di essere disposti a mettere in discussione l'ideale europeista. Questa è la situazione in cui emergono gli euroscettici, in cui gli Stati fanno la corsa a chiedere procedure di opting out su molte questioni dirimenti ed è il contesto dove il MFE risulta ridimensionato per inconsistenza.
Lo sforzo della GFE e del MFE non deve essere solo quello di esercitare una pressione nei palazzi del potere, ma anche quello di contrastare euroscettici e neonazionalisti nelle piazze, facendo proposte di cambiamento dell'Europa. Si deve uscire dalle accademie e costruire una forza politica e sociale realmente in grado di influenzare i governanti e tornare a far sognare le persone. Ha auspicato che dopo la fine del Referendum, qualunque sia il risultato, si possa tornare ad un vero dibattito europeo, sul modello di questo promosso dal MFE/GFE Roma. Il nostro focus deve essere il popolo europeo, entrare nel dibattito con i temi federalisti e cercare di imporli senza chiusure.
L'Assemblea pubblica termina in serata con i ringraziamenti dei promotori a tutti coloro che hanno partecipato, ribadendo di aver apprezzato il dibattito vivo e propositivo, da cui emergono proposte interessanti. In particolare è emersa la necessità per tutti i federalisti di rimettersi in movimento.