di Simone Cuozzo*
Era il mio primo seminario federalista. Seminario che l’Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli organizza annualmente sull’Isola di Ventotene. Uno scenario quasi mistico per chi crede nell’idea, oramai, sempre più necessaria, della Federazione Europea.
Contrariamente alla consuetudine federalista ho scelto di partecipare al Seminario Internazionale e a quello Nazionale. Tra i motivi della scelta vi sono sicuramente l’età ed anche l’idea che l’Europa federale non solo non “cada dal cielo”, ma che non possa realizzarsi unicamente con il contributo italiano.
L’idea lungimirante di Spinelli di un seminario federalista a Ventotene che coinvolgesse ragazzi non solo italiani ma anche europei ha dato vita ad un duplice seminario che nonostante tutto va avanti da più trent’anni.
Il gruppo degli “internazionali” quest’anno era composto da una quarantina di ragazzi, la cui età media superava i venticinque anni, per lo più universitari, oltre ad una buona parte di laureati. Numerosi erano gli Stati dell’UE rappresentati. Il paese più rappresentato era quello tedesco con sette giovani. La quasi totalità dei ragazzi è già iscritta alla JEF (l’organizzazione europea della Gioventù Federalista Europea) o al Movimento Federalista Europeo.
Ho parlato di “internazionali” e non di “europei” non per errore. La ricchezza di questo seminario è stata anche data dalla partecipazione di ragazzi provenienti da Paesi extra-europei. Non mi riferisco solo a “Europei non UE” come ucraini o serbi, ma a israeliani, statunitensi, indiani e cinesi. Alcuni di loro sono arrivati tramite la rete del Movimento Federalista Mondiale.
Tra di noi si è creato un forte spirito di gruppo che permane tutt’ora anche al termine del seminario.
Questo dimostra ancora una volta quanto sia forte il potenziale aggregante di iniziative europee di scambio culturale, in particolare tra ragazzi, tale da dar forma consistente all’ideale senso di appartenenza europeo.
La mia curiosità, partendo per Ventotene, era capire chi mi sarei trovato davanti. Se i miei coetanei europei fossero venuti solo per chiudere l’estate con una settimana di vacanza in Italia oppure se anche loro come me fossero spinti dal desiderio di conoscere, discutere e confrontarsi sull’idea di un’Europa diversa, più unita di quanto non lo sia ora.
Questa risposta l’ho avuta fin dal primo momento. C’è stato, fin da subito, un alto livello di partecipazione e di competenza nelle domande ai relatori e nei dibattiti previsti dal seminario. Avendo presieduto anche un paio di sessioni ho sperimentato quanto fossero vivaci i dibattiti, in cui le domande per i relatori ed il confronto tra i partecipanti erano molto stimolanti. I relatori si complimentavano spesso con noi italiani per la partecipazione e l’interesse mostrato da tutti i partecipanti come se fossero sorpresi da questo.
Sinceramente devo dire che, col passare dei giorni, mi sono sorpreso anch’io, viste le poche ore di sonno accumulate. Nei gruppi di lavoro si era a volte così presi dalle discussioni interne che si saltava la pausa. I dibattiti poi finivano sempre in ritardo rispetto al programma previsto dagli organizzatori.
La maggior parte dei partecipanti si è pronunciata per la necessità di un’Europa federale. Molto interessante è stata, in tal senso, la sessione in cui si sono portati ad esempio i modelli della Germania e della Svizzera. In particolare del primo si è apprezzato il meccanismo di perequazione orizzontale tra Lander ricchi e poveri, del secondo, invece, l’ampio utilizzo di forme di democrazia diretta.
Affrontando il tema del nazionalismo si è ragionato come questo sia causa di divisioni, risentimenti e conflitti e pertanto debba essere combattuto. Qualcuno ha però paventato il pericolo di un nazionalismo europeo, che nasca dalla creazione di un Super Stato. Una Federazione europea democratica, composta da Stati federati, che mantengano una propria autonomia regolata dal principio di sussidiarietà ed in cui si realizzi a pieno il motto “Uniti nella diversità”, penso possa scongiurare il rischio di uno Stato Nazione europeo. Verrebbero così meno anche le paure di chi, provenendo dai Paesi dell’Europa ex sovietica o dai Balcani, ha vissuto esperienze federali non democratiche che sono ancora vive nella loro memoria.
Continuando poi le discussioni a cena, mi trovavo sovente a parlare di Federazione mondiale con i ragazzi non europei. In particolare se, fermarsi solo alla Federazione europea, in uno scenario privo di una qualche forma di Federazione mondiale, non avrebbe rappresentato il rischio di aggiungere solo un’altra grande potenza, al pari di USA, Cina, Russia, Brasile e India, in grado di condizionare gli equilibri globali, per puro “interesse nazionale”.
Il ricco programma del seminario e la presenza di relatori in grado di stimolare interesse e dibattito, ci hanno portato ad affrontare altri temi fondamentali nell’Europa di oggi: l’identità europea, il ruolo dell’Europa nel mondo, l’economia europea a confronto con la globalizzazione e molto altro ancora.
La cosa che mi è rimasta dentro di questo seminario è sicuramente il luogo e ciò che rappresenta in special modo per un federalista che crede nell’Europa libera e unita pensata nel Manifesto di Ventotene. A dispetto di quello che ho sentito dire da alcuni federalisti italiani, i ragazzi europei ed anche quelli non europei che hanno partecipato al seminario hanno mostrato un forte interesse e viva partecipazione verso la storia del “Manifesto per un’Europa libera e unita” e dei suoi autori.
Voglio per questo condividere alcune immagini che porto con me da Ventotene che dimostrano come questo appuntamento rappresenti qualcosa di più di un semplice seminario su temi d’attualità europea come quelli che la JEF organizza frequentemente in giro per l’Europa. Ricordo infatti:
* la partecipazione di molti ragazzi stranieri all’emozionante cerimonia nel cimitero di Ventotene davanti alle tombe di Altiero Spinelli e Luciano Bolis.
* L’entusiasmo con cui i ragazzi spagnoli raccontavano agli altri partecipanti la storia di Altiero Spinelli e degli altri confinati a Ventotene, grazie alla fiction Rai che erano riusciti a vedere nelle
loro sezioni JEF tramite un DVD in italiano con sottotitoli in spagnolo realizzati artigianalmente da loro stessi. Mi chiedo perché non ci si impegni a divulgare quella fiction fuori dall’Italia.
* La curiosità di molti ragazzi verso le targhe che ricordano la vita e i luoghi dei confinati disseminate lungo le strade di Ventotene che il Comune ha riportato alla luce negli ultimi anni.
* La consapevolezza di un ragazzo della JEF Europe sull’importanza di questo Seminario come base per la formazione dei federalisti europei.
* La felicità di una giovane seminarista che, l’ultima sera nel bar-discoteca, chiedeva a tutti i partecipanti di firmare la sua copia in inglese del Manifesto di Ventotene e la mia contentezza nel leggere che alcuni, accanto al proprio nome, avevano aggiunto delle frasi significative tratte dal Manifesto stesso.
Questi aneddoti mi hanno fatto capire come il patrimonio lasciatoci dal Manifesto di Ventotene e dai suoi autori travalica i confini nazionali. Per questo motivo auspico una maggior attenzione da parte di tutti verso il seminario internazionale di Ventotene.
La mia esperienza mi porta a dire che, al momento, la concomitanza con il pur importante seminario nazionale sacrifica molto quello internazionale. La stessa interazione tra i due seminari è praticamente nulla. Se questo è frutto di una scelta precisa degli organizzatori spero fortemente che questa idea possa cambiare.
Comprendo le difficoltà logistiche di organizzare due seminari con circa centocinquanta partecipanti su un’isola così piccola e la rilevanza strategica del seminario nazionale: spero, comunque, che dalla mia testimonianza si capisca il potenziale del seminario internazionale. Se questo seminario verrà adeguatamente migliorato sono convinto che possa davvero rappresentare il momento formativo per eccellenza dei ragazzi europei, e non solo, ai temi del Federalismo europeo e mondiale.