Questa volta, l'Assemblea-Congresso del Consiglio italiano del movimento europeo (CIME) è stata proceduta da una tavola rotonda. Di cosa si è parlato, nell'una e nell'altra? E cosa si è deciso?
L’Assemblea CIME del 16 novembre 2018 è stata preceduta dalla Tavola rotonda “ Ci eravamo tanto amati Italia Europa .. e ora?” – promossa dall’On. Casini – e coordinata dal giornalista francese (Liberation) Eric Jozsef. In estrema sintesi, qui di seguito, alcuni punti emersi nel corso di questi lavori.
Per l’On. Casini, il sovranismo non porterà a nulla. Bisogna riproporre il progetto europeo. Chi cerca di cavalcare il sovranismo (nostri vicini o lontani) è chi ha interesse a indebolire l’Europa. L’unico modo per essere nel mondo è essere uniti. Per Beatrice Covassi (Capo della Rappresentanza della Commissione europea a Roma) occorre uscire dalla logica contabile e riempire lo spazio della paura con altro: una politica comune di difesa, il pilastro sociale, la politica estera a maggioranza qualificata, sostenibilità sociale ambientale e economica. Ed essere faro dei diritti umani nel mondo. Per Bianchi (Università pegaso) è tempo di aprire la discussione sull’Europa. Per la senatrice Emma Bonino oramai il vero scontro non è più tra destra e sinistra, ma tra sovranisti ed europeisti. Qualcosa ha fatto l’UE: il roming, gli accordi commerciali, Erasmus ecc. Ma il bilancio è troppo ristretto. E quella che non funziona è l’Europa inter-governativa, e la vocazione nazionalista dei capi di stato e di governo. Siamo a metà del guado. O l’Europa riesce ad arrivare sull’altra sponda. O affonda: ma a nuoto non si va lontano. Bisogna andare avanti, e non tornare indietro.
Per Bentivogli (FIM- Cisl) il mondo dl lavoro è quello in cui il patriottismo si scarica in modo peggiore Ai lavoratori bisogna spiegare cosa accade se si lascia L’UE. L”Europa è utile. Guerra (Università di Modena e Reggio Emilia) si è soffermata su questioni finanziarie. Realacci (Pres. Symbola) ha sottolineato la buona performance dell’Italia nel campo dell’economia circolare. Roventini (Scuola superiore Sant’Anna di Pisa) ha informato di un Progetto europeo che vede economisti di numerosi paesi membri riflettere sul futuro dell’UE. Per Sandro Gozi bisogna riprendere il controllo della situazione. E serve solidarietà non perché buoni, ma perché i problemi dei vicini diventano problemi nostri. In vista delle prossime elezioni politiche, bisogna focalizzare 4-5 punti. E dar vita a una nuova alleanza federalista europea.
Da parte sua Pier Virgilio Dastoli ha individuato 3 forze nei paesi: i sovranisti, quelli che sostengono l’Europa così com’è oggi, e chi auspica l’Unione federale. In altri termini, ci sono gli immobilisti, gli innovatori, e la palude.
II – ASSEMBLEA CIME (16 novembre 2018) – Per ulteriori approfondimenti, rinvio a http://www.movimentoeuropeo.it – All’Assemblea, dopo un intervento di Carmelo Cedrone, il momento più critico, e dibattuto, è stata la votazione dei membri del Consiglio di Presidenza. Messa ai voti, la lista proposta dalla Presidenza uscente ha ricevuto la maggioranza. Personalmente – esercitando il mio diritto di voto – in questo in questo voto mi sono astenuta perché la presenza di solo 6 donne su 14 mi pare segno evidente di uno squilibrio di genere. L’Unione europea è da sempre molto attiva – e all’avanguardia – in questo campo. A maggior ragione dovrebbe esserlo anche il Movimento europeo. Il Presidente ha successivamente spiegato che lo squilibrio di genere – oggi al CIME nettamente inferiore rispetto a ieri infatti "Le donne elette nel Consiglio di Presidenza sono passate da due a sei Inoltre l’età media dei membri è scesa al di sotto dei quaranta anni."– è frutto delle designazioni delle 53 organizzazioni aderenti.
Comunque, è stato anche deciso che la questione della composizione del Consiglio di presidenza sarà oggetto di ulteriore esame del prossimo Consiglio di Presidenza e della prossima Assemblea, nel gennaio 2019.
Circa il dibattito politico – centrato su una bozza di Dichiarazione dell’Assemblea – da molti è stato ribadito che quella che non funziona è l’Europa intergovernativa! La maggioranza degli interventi (tra cui quelli di Ponzano e Cangelosi) si è detta favorevole all’ipotesi che il processo d’integrazione può andare avanti anche con meno di 27 paesi; e d’accordo – quindi – all’ipotesi di un aperto Gruppo pioniere, con prospettiva federale, concentrato su obiettivi specifici (unione sociale ecc.).
Come definire questo nucleo duro? Stato federale? No. Forse, si potrebbe scegliere tra: una compiuta Federazione europea, e una Comunità federale. Messe ai voti, l’opzione più votata è stata la seconda.
Per quanto mi riguarda – nel mio intervento – ho ricordato che non si parte da zero, che l’UE non è solo la tanto odiata austerità, e che bisogna fare di più. Ed ho affermato che – nella Dichiarazione finale dell’Assemblea (benché la necessaria sintesi non aiuti!) – avrei voluto ritrovare questi concetti: l’implementazione del Pilastro europeo dei diritti sociali (preceduto dalla Carta dei diritti fondamenti e – prima ancora – nel 1989 dalla Carta dei diritti dei lavoratori); più investimenti in infrastrutture sociali (ospedali, scuole ecc.), materiali e immateriali; una Strategia industriale europea; una convergenza salariale verso l’alto, considerando gli attuali gap tra generazioni, all’interno dei paesi e tra paesi diversi ; una Politica estera di sicurezza e di difesa (ivi incluso un esercito europeo) e – considerando Cina, Trump, Putin e altre potenze emergenti – un ruolo europeo di intermediazione, a garanzia di pace e rispetto dei diritti umani, in Europa e nel resto del mondo.
Altri interventi hanno rievocato l’urgenza di più investimenti, la Carta dei diritti, gli accordi commerciali. Qualcuno ha anche sostenuto che serve meno Europa.