Il Fondo Next Generation EU erede del Recovery fund tanto sospirato dal duo Marcon e Merkel da ultimo con la loro proposta di misura importante e impattante con interventi a fondo perduto e con uno stanziamento di 500 miliardi, tanto atteso anche nella sua funzione di ammortizzatore economico e finanziario dai 9 paesi che alla vigilia dell’ultimo consiglio europeo auspicavano un salto di qualità nella condivisione del debito, così sostenuto dalla stessa Commissione europea che si fa ora protagonista in assenza di una soluzione reale dei governi nazionali, è ora una realtà!
Il Fondo sarà pari a 750 miliardi di euro. La distribuzione vedrà 500 miliardi di sovvenzioni e 250 miliardi di prestiti. Uno sbilanciamento rilevate dal punto di vista anche politico perché mette all’angolo le pretese dei Paesi come Olanda e Austria, ad esempio, contrarie al dimensionamento non solo ma in particolare allo strumento come svincolato da ritorni con interessi.
Non una semplice sommatoria di valori e interventi, ma un nuovo strumento innovativo che verrà associato al bilancio nel quadro pluriennale 2021-2027 che sarà valutato e poi, si spera approvato.
All’Italia potrebbero andare 82 miliardi in sovvenzioni e 91 miliardi in prestiti.
Lo stanziamento complessivo proposto sarà di 2.400 miliardi di euro. Il Fondo si aggiungerà ai 1.100 miliardi di bilancio pluriennale “riveduto”, per un totale di 1.850 miliardi di euro.
La Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen guarda alla ripresa e si spera finalmente ad un effetto leva sulla crescita dell’Unione europea con uno strumento a scadenze diversificate tra il 2028 e il 2058.
L’Unione europea, se il progetto passerà al vaglio dei governi nazionali (e stante le opposizioni dei Paesi del Nord), sarà il più grande emittente di rischio “quasi sovrano europeo”, perché ai 750 miliardi si sommano i bond Sure per un valore di 100 miliardi e i 10 miliardi di vecchi programmi in essere.
Nell’insieme degli strumenti in campo, al di fuori delle istituzioni a garanzia Commissione troviamo gli atri due emittenti la Banca europei degli investimenti con bond in circolazione di circa 440 miliardi e il MES (con il vecchio EFSF) con circa 311 miliardi.
I bond europei non sono una novità, lo sappiamo, sia l’UE in quanto tale sia l’euro zona hanno circa 800 miliardi in giro. Siamo senza dubbio davanti ad uno scenario incredibile mai presentatosi di tali dimensioni che sarà ancora più rilevante perché le dotazioni in circolazione sia per Sure che per il MES sono a disposizione per arrivare – come già deciso nei giorni scorsi – a, rispettivamente, 100 e 240 miliardi (soprattutto il MES per lo scopo specifico di assistenza pandemica e soprattutto incondizionato a interventi di ristrutturazione).
Se si fa la sommatoria di tutti gli strumenti sul mercato arriviamo alla cifra di 2.000 miliardi!
La parola presto o tardi passerà agli investitori. E qui certamente entriamo in un campo nuovo perché, come detto, buona parte dei nuovi bond andranno coprire trasferimenti a fondo perduto e non prestiti. L’UE ha una tripla “AAA” nella valutazione di affidabilità creditizia bisognerà verificare quanto sarà apprezzato da chi attenzionerà gli acquisti. Molto dipenderà quindi dalla struttura dell’emissione del bond EU. Infatti, fino ad oggi l’UE ha emesso titoli garantiti dal bilancio europeo e dai bilanci nazionali (come Sure che per il25% è coperto dagli Stati). Il bond EU di nuova possibile emissione potrebbe finalmente rivoluzionare la copertura e chissà anche delimitare nuovi margini di responsabilità a livello di Commissione europea che si vedrà protagonista assoluta se questi titoli avranno la garanzia del bilancio europeo e in parte dei trasferimenti diretti degli Stati. In assenza di garanzia degli Stati nazionali per la prima volta uno strumento come questo supererebbe il confine che separa l’autonomia della Commissione (e quindi anche – auspicabilmente – del Parlamento europeo) nel condizionare emissioni e impieghi, vero ulteriore snodo di riserva fondamentale per programmare una vera politica economica europea con una governance fiscale europea.