(*) Su quest’isola è il genio di Altiero Spinelli. Un genio politico ma anche umano. Da sempre come federalisti europei abbiamo tentato e tentiamo ancora, riuscendoci, di comprenderlo allo scopo di proseguire la sua, che è la nostra, opera.
L’intuizione federalista di Spinelli viene da quell’insieme di riflessioni contenute nel “Federalist” di Hamilton, Jay e Madison e nel “pensiero pulito e preciso” anglosassone, come lo qualificava Altiero, elementi che saranno poi linfa non solo del Manifesto di Ventotene (1941) ma anche delle Tesi federaliste (elaborate da Spinelli) base teorica del Movimento federalista europeo (nato a Milano nel 1943).
Durante questa trentacinquesima edizione del Seminario nazionale di Ventotene è stata individuata nell’azione di Spinelli e del MFE un approccio diverso, in divenire ma sostanzialmente e durevolmente coerente, dal “modus operandi” dei tradizionali movimenti politici che fanno capo ai partiti moderni. Questi sono fatti da uomini certo, le strutture sono opere degli uomini. E questi uomini sono politici. John Pinder ha ricordato una frase di Spinelli: “In Italia ci sono molti politici con buone idee europee. Ma ce n’è soltanto uno che è stato coerente fino in fondo: io”.
L’azione di Spinelli è stata votata tutta alla costruzione di un nuovo potere, quello europeo, superando gli steccati opprimenti degli Stati nazionali. E il MFE è la continuazione di quel pensiero. Il MFE è “la sola organizzazione politica con valore strategico”, per usare le parole di Mario Albertini, e permettetemi di ricordarne la figura e le parole, un federalista della prima ora (è entrato nel movimento nel 1945, ha incontrato Spinelli nel 1953), segretario del MFE sin dall’inizio degli anni sessanta del secolo scorso e presidente storico del nostro movimento, del quale l’anno prossimo commemoreremo i venti anni della scomparsa. Spinelli ha incarnato – per dirla sempre con Albertini – “in modo perfetto”, la “figura dell’eroe politico”, come delineata da Max Weber, cioè, sintetizzando, come colui che tenta l’impossibile senza il quale il possibile non verrebbe raggiunto. E non basta essere un “capo” per fare ciò è necessario essere un “eroe”. Altiero è stato un eroe, della politica e della ragione; ha scritto nella prefazione all’edizione italiana del Manifesto dei federalisti europei nel maggio 1957: “Sono convinto che i federalisti hanno qualcosa di originale da dire e da fare solo se hanno il coraggio di rifiutare di essere i porta parola di un’ennesima ideologia politica, o i rappresentanti di forze sociali indicate da un’ennesima dottrina sociale; se hanno il coraggio austero di non voler essere altro che costruttori del potere politico federale europeo. Il che è un compito modesto in confronto alla ricchezza infinita delle manifestazioni dello spirito umano, ma pur sempre un compito degno di essere seguito, difficile da assumere”.
Spinelli ha gettato via i “vecchi fardelli” per usare le sue parole, per dare vita a un nuovo disegno europeo, lungo una nuova linea di divisione tra federalisti e nazionalisti. Perché non basta essere “europeisti”, o si è federalisti o si è nazionalisti! Spinelli è su questo primo fronte, libero a doppio senso, dalle ideologie tradizionali e dal nazionalismo; ha progettato la sua azione in ambito costituzionale, oltre la Nazione, l’obiettivo strategico del nostro tempo, quello della “generazione attuale”, in Europa: l’unità, la Federazione europea.
(*) relazione tenuta da Mario Leone (segretario MFE Lazio) nella sessione conclusiva del 35 seminario federalista di Ventotene il 1 settembre 2016